Il mistero dell’MVP

Publish date 02-04-2017

by Gianni Giletti

Tutti gli anni, più o meno a quest’epoca, per gli appassionati di NBA scatta il tormentone dell’MVP, acronimo che significa Most Valuable Player, cioè il miglior giocatore della stagione regolare. E regolarmente si scatena la rissa. Ognuno di noi infatti ha il suo personale metro di giudizio per capire chi deve essere il prescelto. Mettendo anche da parte il tifo per una squadra o per un giocatore, come si fa ad individuare un solo giocatore, sui 320 e più che popolano il parquet più bello dello mondo da ottobre ad aprile?

Chi è in fondo l’MVP? E’ un uomo squadra? E’ un meraviglioso solista? E’ colui che va ad alti e bassi, una sera alle stelle e quella dopo alle stalle? E’ quello con le migliori statistiche? Deve essere uno giovane o uno all’apice della carriera? Vedete che già su queste poche domande, non è facile trovare una linea comune.

DeMarcus CousinE allora ipotesi e discussioni impazzano.
Può essere MVP uno come DeMarcus Cousin, “un dio del basket che frigna come una bambina” come è stato più volte definito? Vedere uno di 2,11 che tira come una guardia, entra come un ala e inoltre fa il centro, portandosi su tutta la squadra avversaria attaccata alle braccia è già di per sé uno spettacolo emozionante. Ma basta per vincere?

Oppure l’eleganza di Andrew Wiggins, che ricorda tanto nei movimenti Kobe da giovane e che insieme al suo socio Karl Anthony Towns, perde regolarmente un sacco di partite, nonostante la bravura e lo spettacolo? Uno come KAT, ad esempio, testa bassa e doppia doppia d’ordinanza, mani di velluto e piedi svelti, può aspirare al titolo ? Anche se la sua squadra non farà i PO?

Ricky RubioE che dire delle magie di Ricky Rrrrrrubio?
Uno come lui dipinge basket, i suoi assist –quelli veri, non lo scarico per il tiro da tre – incantano, il compagno di turno non ha altro da fare che appoggiare a canestro, ha già fatto tutto lui. Cifre basse, ma classe & bellezza ai massimi livelli.




DavisSe poi guardi uno come Anthony Davis, ti convinci che lo merita. The brow, il sopracciglio, come viene chiamato, sembra un ballerino rubato all’Opera con l’efficacia di un killer, sia sotto canestro che da lontano. Incarna l’ultima generazione di centri, che fanno davvero di tutto. Però anche lui perde, esattamente come Chris Paul, un play come ce ne sono pochi, costante, preciso, atletico il giusto, gran ragionatore di basket, mani piene di punti e assist, vuoi che non possa esserlo?


Chris PaulSe poi vuoi il fascino del lone & loser, ecco Damian Lillard, MVP modello “uno contro tutti”, sempre comunque e dovunque, arrabbiato con il mondo e al limite in ogni partita, pur senza avere un fisico esplosivo, si porta tutta la squadra sulle spalle, ma sei a Portland, ragazzo, come pensi di poter vincere ? Eppure ci prova lo stesso.

E John Wall, che sta in una squadra che non ha vinto mai il titolo negli ultimi 40 anni, eppure distribuisce punti e assist come se fossero caramelle, doppia doppia di media, uomo franchigia più di tanti altri.


LebronSe poi passiamo al “modello MVP che vince”, non c’è che l’imbarazzo della scelta. C’è una motivo serio per cui uno come Lebron non possa essere MVP tutti gli anni ? Uomo franchigia se ce n’è uno, ha carisma, classe, talento, può giocare in tutti i ruoli, continua a migliorarsi anno dopo anno, sì è sciroppato ben sei finali consecutive.
Quando corre, sia pure con i suoi piedi un po’ piatti, sembra un fulmine divino che si scaglia sul parquet (chiedere ad Iguodala, Finals 2016), ha una voglia di vincere spasmodica. Come fai a non darglielo ?

Kevin DurantE a Kevin Durant no? Si continua prendere insulti e sputi dai suo ex-compagni eppure, fino all'infortunio, quest’anno ha giocato il miglior basket della carriera, che già prima non era proprio scarsa, visti i tre titoli di capocannoniere. Sta cercando l’anello, come è giusto che sia, è miglioratissimo in difesa, in attacco non lo fermi… Chi più di lui?

Forse Kawai Leonard, l’erede di Duncan agli Spurs? Crescita stagione dopo stagione, miglior difensore per due anni, ora è un’iradiddio anche in attacco, continuità ai massimi livelli, capace di prendere la squadra per mano nei momenti di difficoltà e portarla a vincere, uomo franchigia e spogliatoio come pochi. Deve vincerlo.

Occorre tenere presente comunque gli Splash Brothers.
Vero, Steph Curry in questa stagione non è ai suoi massimi, ma quando comincia a crivellare la retina nei modi più impensabili, tu ti scopri in dipendenza da lui e dal suo socio, Klay Thompson, che è una macchina da guerra e quando attacca a far canestro, non riesce più a smettere. Loro no?

James HardenMa poi c’è James Harden.
Un killer, quando ti gioca contro ti odia, ha uno sguardo che ti trapassa, una cattiveria agonistica ineguagliata, in attacco non lo fermi, o tira o entra comunque ti frega, smazza assist come un croupier a Las Vegas, con D’Antoni alle spalle che come quasi sempre, trova la quadra per i suoi campioni, quest’anno sta facendo una stagione super e vuoi mica vedere che Houston vada in finale?




E infine c’è Lui, mister Tripla Doppia.
WestbrookSa che non vincerà mai un titolo finche resta ad Oklahoma in quelle condizioni, ma chissenefrega. Westbrook è poesia, quando ha la palla in mano, ti aspetti sempre qualcosa e pazienza se perde più palloni lui che due squadre normali messe assieme, che importa se le percentuali di tiro sono talvolta ridicole, provate voi a stare in una squadra come quella, che senza di Lui sarebbe straultima, e riuscire comunque ad andare ai PO.

Westbrook è uno che non si rassegna ad essere alto 1,91 cm. Schiaccia in testa al lungo di 2,15 non ogni tanto, ma tutta la partita, tutte le partite. Non è che lo punta, non lo vede proprio. Quando corre, sembra che gli altri siano alla moviola. Quando salta partendo da lontano, temi che una volta o l’altra si spiaccichi contro il tabellone, come Willy Coyote.

Senza parlare poi degli altri, Isaiah Thomas, Devin Booker, Demar DeRozan….. Ne ho sicuramente dimenticati alcuni, che saranno tra i beniamini di chi legge, ma tutti questi, devo dire, mi hanno impressionato.

Propongo allora di convertire il premio MVP in TMVP, cioè dieci (ten) giocatori MVP, tutti insieme appassionatamente, senza primo o ultimo, in ordine alfabetico. Sarebbe un po’ più facile decidere.

Gianni Giletti

 

 

 

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