IL MIO VIETNAM: Oltre la guerra

Publish date 19-03-2019

by Redazione Sermig

Trovandomi ad Hong Kong per studio avevo pensato a lungo ad una potenziale meta di viaggio asiatica che avrebbe coronato la mia esperienza orientale. Mi sono ritrovata così su un aereo diretto ad Hanoi, la capitale del Vietnam. Prima di partire avevo cercato di pianificare il viaggio con cura, di studiare il clima delle varie zone che avrei visitato, di ricavare qualche notizia riguardo la cultura e la storia del luogo per potermici immergere completamente una volta arrivata.

Tuttavia le mie ricerche si sono rivelate piuttosto vane e mi hanno solamente restituito l’idea di un paese la cui essenza viene spesso ridotta a quel conflitto che l’ha dilaniato a metà del secolo scorso. Tanto famoso per la guerra, infatti, (“la guerra Americana”, come la chiamano loro) quanto sconosciuto per tutto il resto.

La mia avventura è iniziata il 29 dicembre 2018 ad Hanoi, a nord del Vietnam. È stato lì che, due giorni più tardi, ho festeggiato l’arrivo del 2019. Il generale disinteresse della popolazione locale verso una delle feste più attese in Occidente mi ha davvero incuriosita. In quell'occasione ho realizzato che per quanto avessi letto di turismo e globalizzazione sulla stampa internazionale, la gente, quella fuori dai giornali, era ancora lontana da questo genere di cambiamenti.

Ho raggiunto la seconda tappa del mio viaggio con un treno notturno da tredici ore circa, che mi ha portato in una piovosissima Hue, l’antica capitale dell’Impero Vietnamita durante la dinastia Nguyễn. Il mio viaggio verso sud è poi seguito alla volta di Hoi An, la città delle lanterne. Unica meta che mi sento di definire davvero molto turistica. Il mio percorso si è poi concluso a Saigon, la vecchia capitale del Vietnam del Sud che dopo l’unificazione (nel 1975) ha assunto il nome di Ho Chi Minh City in onore dell’omonimo Presidente. A portarmi a destinazione è stato un altro treno, che questa volta mi ha accolta per diciassette ore di viaggio durante le quali ho tenuto la faccia incollata al finestrino.

Davanti a me delle scene di vita quotidiana che sono state senza dubbio la parte più entusiasmante del viaggio.
Ho visto scorrere veloci le immagini di bambini scalzi che aiutavano i genitori nei campi di riso, anziani con il tipico cappello a punta curarsi del bestiame, case fatiscenti nel bel mezzo del nulla e sorrisi.
Una popolazione sorridente e accogliente quella vietnamita, che chiama semplicità ciò che un turista occidentale, con un velo di compassione, definirebbe povertà.

L’Oriente mi ha colpito fin dal mio primo viaggio per l’estrema differenza con la mia parte di mondo. Mi piace pensare che l’Asia sia un sentimento. “Il Mio Vietnam” si riferisce proprio a questo, al modo in cui ho vissuto una piccola parte di vita vietnamita, un’esperienza estremamente soggettiva a cui è difficile apporre qualsivoglia etichetta, un sentimento che mi ha scosso nel profondo e per il quale non conosco termini adeguati.

Jessica Milano


 

 

 

 

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