Kibera: Finalmente i numeri

Publish date 14-09-2017

by Redazione Sermig

Quanta gente vive a Kibera? La risposta non è secondaria. Si parla del più grande slum di Nairobi.

Di Kizito Sesana

Quanta gente vive a Kibera? Quando mi si pone questa domanda, la mia risposta negli ultimi due o tre anni è sempre stata “molti dicono un milione, ma mi sembra un’esagerazione, io direi settecentomila, forse ottocentomila”. Naturalmente la mia stima non era basata su una mappatura scientifica. D’altra parte è difficile andare controcorrente: se andate su Google e cercate “Kibera” i primi dieci siti che vi appaiono stimano tutti gli abitanti di Kibera intorno al milione. Da qualche tempo suggerivo, quando se ne presentava l’occasione, che sarebbe stato interessante fare una mappatura scientifica dello “slum più grande dell’Africa a sud dell’equatore”.
Kibera
Ebbene, il dottor Stefano Marras finalmente a metà dello scorso anno questo lavoro scientifico l’ha fatto. Marras è specializzato in questi studi ed ha formato del personale locale, sempre poi seguendolo e verificando i dati raccolti, diventando, coi sui taccuini e le sue domande, parte della vita di Kibera. Una prima breve descrizione del lavoro che ha fatto è riportata qui sotto. Richiamo solo la valutazione finale, dove Marras dice che estrapolando i dati riguardanti una sezione di Kibera la stima del totale delle popolazione dello slum è fra i 220.000 e i 250.000 abitanti.
Sorprendente? Non più di tanto. Certamente uomini politici, ONG, gli stessi abitanti hanno interesse a gonfiare i numeri, non solo per una sorta di prestigio derivante dal vivere o operare in uno slum da record, ma perché i numeri alti attraggono l’attenzione e, si spera, anche i benefici. E i mass media, che pure amano i primati, sono spesso pigri nel verificare seriamente le informazioni, cosi quando un giornalista comincia a dire una cosa tutti la ripetono, e l’informazione falsa acquista una sua vita indipendente dai fatti.

Sorgono subito altre domande. È Kibera l’unico caso di stima esagerata fra gli slums di Nairobi? Certamente no, e le stime degli abitanti di tutti gli altri slums di Nairobi dovrebbero essere proporzionalmente ridotte. L’operazione è abbastanza semplice: basta aprire Google Earth, misurare la superficie che copre Kibera e la superficie coperta dagli altri slums e fare le proporzioni. Infatti la densità di popolazione per ettaro non può presentare variazioni significative, visto che gli slums hanno gli stessi modelli abitativi. E se si fa questa operazione si vede subito che a Kibera resta comunque il triste primato di essere di gran lunga lo slum più grande di Nairobi. Un’altra verifica viene dal fatto citato in nota da Marras, della grande discrepanza fra le stime e le verifiche fatte un po’ più seriamente.

Kibera
Vuol dire quindi che ciò che abbiamo pappagallescamente ripetuto negli ultimi anni, come il fatto che almeno i due terzi della popolazione di Nairobi vive negli slums, è falso? Probabilmente questa stima è vicina alla realtà, perché ci sono aree grigie che non sono considerate slums ma che hanno un’alta percentuale di persone che vivono in baracche, come per esempio Kawangware, Umoja, Dandora, Riruta eccetera, eccetera. Ma a questo punto sarebbe interessante verificare.
Kibera Ci sono ancora altre domande che meriterebbero una ricerca approfondita: quante persone hanno votato nei seggi elettorali di Kibera durante le ultime elezioni? Non sarei sorpreso se risultassero più votanti che non i residenti stimati da Marras… e questa è una delle ragioni per cui si gonfiano i numeri. Un’altra domanda interessante: chi intasca gli affitti? Marras stima che il 96% degli abitanti paga l’affitto a qualcun altro, e che nella sola Kianda il totale degli affitti mensili si aggiri intorno ai 53.000 euro. Che in Kenya, ma anche in Europa, sono un sacco di soldi. Insomma c’è da sperare che la ricerca di Marras possa essere completata e arricchita di altri dati, come, per esempio, la presenza di ONG, di servizi sanitari ed educativi, di gruppi della società civile, ecc.
Purtroppo però bisogna chiudere con una nota importante. Il dottor Marras ha fatto questo lavoro con i fondi di una borsa di studio, una cifra che in un qualsiasi progetto di cooperazione finanziato da un Paese europeo andrebbe nella voce “varie” o “cancelleria”. Ha comunque fatto un lavoro di grande rilevanza e scientificamente ineccepibile e nessun intervento governativo, nessuna ONG che voglia fare anche un piccolo progetto a Kibera, d’ora in poi potrà ignorare questo lavoro.
Eppure non ha trovato nessuno disposto a finanziare un approfondimento della ricerca, o la sua estensione ad altre parti di Kibera. Possibile che non ci sia una fondazione, un istituto di ricerca serio, che sia interessato a completarla? Naturalmente non mi riferisco alla cooperazione italiana, perché già sappiamo che con questo governo i fondi per la cooperazione sono stati ulteriormente ridotti e siamo in termini di percentuale del PIL, fra gli ultimi al mondo.

 

 

 

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