Un pericoloso, piccolo Attila

Publish date 17-05-2016

by Redazione Sermig

Gabriella Del Pero - Nei primi anni di vita – diciamo fra i due e i tre/quattro anni – un comportamento testardo ed oppositivo fa spesso parte del normale sviluppo di un bambino: è l’espressione della sua volontà di diventare autonomo, di andare alla scoperta del mondo, di fare di testa sua. Questo lo induce a manifestare segni di ribellione ogni qual volta si cerca di ostacolarlo nelle sue iniziative ed esplorazioni. La mamma di Francesco (2 anni e mezzo), per esempio, racconta di non saper più come far fronte ai suoi continui capricci e soprattutto a gestirlo quando escono di casa: il piccolo pretende infatti di camminare da solo, attraversare la strada quando e dove vuole, correre senza alcun controllo, entrare in qualsiasi negozio e toccare o buttare a terra tutto ciò che vede, per non parlare del suo comportamento al parco-giochi, dove spinge, tira i capelli e picchia gli altri bambini, strappando loro di mano i giocattoli e malmenandoli se non gli cedono subito il posto sull'altalena. La signora confessa di vergognarsi spesso di fronte alle altre mamme, che ormai considerano Francesco un pericoloso Attila e consigliano ai loro bambini di stargli il più lontano possibile.

Tutto questo accade in modo diverso anche più tardi, all'epoca dell’adolescenza, quando i ragazzi rifiutano divieti, regole e consigli provenienti dagli adulti e vogliono liberarsi dal rapporto di dipendenza dai familiari per affermare la propria identità e conquistarsi uno spazio di assoluta libertà. Per far questo a volte sfidano pesantemente, provocano, si mostrano arrabbiati e rancorosi, si comportano in modo prepotente e aggressivo, sono dispettosi e vendicativi, minacciano, accusano gli altri per i propri errori o il proprio cattivo comportamento.

A fronte di tutto questo, le ultime notizie non sono confortanti: dai fatti di cronaca (più o meno nera, qualche volta nerissima) alle chiacchiere pomeridiane all'uscita dalle scuole, sembra proprio emergere che lo sport più praticato in queste situazioni da molti genitori di oggi sia la difesa ad oltranza dei figli.

Bambini piccoli o adolescenti, vittime o colpevoli, timidi o prepotenti, responsabili o incoscienti, fa lo stesso: i figli vengono comunque e sempre giustificati dai genitori, in modo spesso acritico e illogico, nell'assoluta convinzione che sia ovvio e naturale schierarsi dalla loro parte per il solo fatto che sono appunto figli. È il ruolo che li identifica automaticamente come bisognosi di avvocati difensori e li colloca d’ufficio nella categoria dei soggetti da tutelare ad ogni costo, a qualsiasi età e per qualsiasi motivo.

È raro trovare oggi un genitore che, dopo aver fatto un’onesta lettura della realtà, pensi il proprio figlio come un soggetto portatore di doveri oltre che di diritti, che va invitato ed educato a gestire comportamenti e relazioni in modo man mano più maturo e responsabile, rispondendo in prima persona delle proprie azioni. Eppure nessuno dovrebbe essere così sciocco da credere (e poi sostenere anche contro l’evidenza) che il proprio ragazzo abbia in ogni caso ragione e vada sempre scusato e capito. I bambini e i ragazzi sono nell'età evolutiva, cioè in fase di apprendimento: impossibile per loro evitare gli errori!

E non è vero che partono da una condizione ottimale, e tutto quel che c’è da fare è non farli scendere mai dall'alto della loro innocenza. Partono invece da una condizione di debolezza e non c’è da stupirsi se incappano di continuo nelle difficoltà.

Tra l’altro gli esseri umani sono fatti in modo da potersi riprendere di continuo e perfino avvantaggiarsi dopo l’insuccesso, così come l’organismo è in grado di tornare in perfetta salute dopo una malattia. Non c’è nulla di irreparabile e gli sbagli possono perfino servire. Non c’è niente di così importante da imparare quanto la dignità malgrado l’insuccesso, la serenità anche quando ci si scopre nel torto. Siamo pieni di risorse per una crescita continua: approfittiamone!






Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

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