Tradimento e speranza

Publish date 11-08-2012

by Redazione Sermig

Gianni Giletti - "Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!". (Mt 26,24)


Questa frase così triste di Gesù, nella quale si coglie tutta l'amarezza per una creatura che non ricambia il suo amore
, ci dà tuttavia una grande speranza. Ci dà speranza perché indica quanto Dio ci consideri: nella sua onnipotenza, Dio sceglie di rispettare la libertà dell'uomo. Accetta di farsi vendere, tradire, consegnare a coloro che lo uccideranno; accetta di farsi mettere in croce pur di salvaguardare la nostra libertà, perché sa che solo se si è liberi nasce l'amore vero.

Quello poi che è successo tra Gesù e Giuda, le motivazioni del tradimento, il significato degli sguardi, dei gesti, durante l'ultima cena, resta comunque un mistero, che da duemila anni interroga l'umanità. I vangeli nulla dicono sulle motivazioni del tradimento, si parla di soldi, è vero, si parla di Satana che entra nel cuore di Giuda, ma resta tutto molto indefinito circa il motivo, manca il movente. Quello che appare evidente è che Giuda ha scelto liberamente di tradire Gesù, così come Pietro. A differenza di lui però non ha retto al male compiuto, non ha pensato che poteva essere perdonato, proprio com'è successo poi a Pietro, sulla riva del lago. Ha vissuto da solo la disperazione che il male regala a chi lo fa ed è fuggito lontano, cercando di sottrarsi allo sguardo d'amore che Dio dà ad ogni uomo, anche a colui che lo tradisce.

In mezzo a questo turbinio di sentimenti, di decisioni gravi, di incomprensioni, Gesù compie il gesto che fonda la Chiesa: spezza il pane. Con un gesto semplice, di condivisione e amicizia, da quella sera in poi lega a sé per sempre gli uomini e le donne di tutti i tempi, dando loro in mano il Pane del Cielo, la ragione ultima della speranza e della vita stessa. Si mette in mano a noi, non solo con un gesto simbolico, ma andando poche ore dopo a morire sulla croce.

Ed è per questo che quel pane e quel vino diventano davvero, ogni volta, Gesù Cristo, in corpo, sangue anima e divinità, come ci dice il catechismo. E ogni volta che un sacerdote celebra l'Eucarestia, Gesù si dona di nuovo e di nuovo, a tutti, senza distinzioni, senza stare a fare l'elenco dei buoni e dei cattivi, come probabilmente faremmo noi. "Io sono con voi fino alla fine del mondo" ripete alla fine di questo Vangelo.

Cosa imparo da questa pagina così intensa e decisiva per la nostra fede ? Tante cose, ma ve ne lascio due, che mi sembrano le più importanti. Penso di poter dire che noi - io più degli altri - talvolta tradiamo il Signore. Tutti. Giuda non è il solo traditore, anche gli altri Undici lo hanno tradito, lasciandolo solo nel momento della persecuzione. Lo tradiamo spesso per debolezza, a causa dei nostri limiti, del nostro sguardo troppo corto e della nostra speranza troppo tiepida. E questo il Signore lo sa, lui ci ha fatti, ci conosce nel profondo.

Però questo Vangelo ci fa capire che la cosa importante è non andarsene, non disperare, non pensare che il nostro peccato - per quanto possa essere grande - sia più forte del Suo amore. Gesù ci chiede di accettare il nostro limite, perché facendo così possiamo superarlo, grazie a Lui. È quando Gli gridiamo il nostro nulla che attiriamo irresistibilmente il suo Tutto, che non ci risolve le cose con un colpo di bacchetta magica ma ci da la forza di andare avanti e spesso di vincere le nostre tentazioni e debolezze, se noi lo vogliamo.

Il secondo aspetto riguarda la comprensione dell'amore di Dio nei nostri confronti. Nel momento più difficile, quando l'angoscia quasi si toccava tanto era forte, quando l'amarezza che sentiva era immensa, quando umanamente parlando andava incontro alla sconfitta, cosa fa Gesù ?

Ci da il suo dono più grande, l'Eucarestia appunto. Questo la dice lunga sull'amore di Gesù per noi, che è spesso di un'altra categoria rispetto al nostro. Poteva discutere, recriminare, negarsi, rimproverare e non avrebbe avuto torto. E invece ci ama ancora di più, al punto di dare tutto sé stesso. Dice bene san Paolo: "Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi".

Come posso rispondere ad un amore così grande ? Forse devo mettermi in gioco un po' di più, soprattutto quando non sembra il momento migliore per farlo, quando avrei la scusa giusta per lamentarmi, recriminare, chiudermi. Dovrei provare a fare come Gesù, semplicemente donarsi, magari non da ingenuo, ma senza fare tanti conti, abbandonarsi all'amore di Dio.  
 
Gianni Giletti

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