Storia di un uomo

Publish date 14-08-2012

by Aldo Maria Valli

a cura di Guido Morganti - Carlo Maria Martini, un cardinale, un uomo che ha tanto da dire ad ognuno di noi e alla Chiesa. È quanto emerge leggendo “Storia di un uomo. Ritratto di Carlo Maria Martini”, l’ultimo libro di Aldo Maria Valli uscito di recente. Ferruccio De Bortoli, autore della prefazione del libro, alla presentazione ha detto: “Un libro diverso dai tanti scritti su Martini. Mi è piaciuto per l’approccio, spiegato dalla scelta del titolo. La figura di Martini viene vista sotto tre aspetti fondamentali: spirituale, intellettuale, esperienziale. Soprattutto perché Valli ci descrive un uomo di fede con il suo impegno, studio, sacrifici, la missione pastorale ma anche le scelte personali, i desideri, gli hobby. Uno dei pregi del libro credo sia quello di spiegarci che un cardinale, un gesuita importante, uno studioso è quello di spiegarci i dubbi che qualche volta hanno assalito il cardinale, le difficoltà che ha incontrato e il fatto che comunque la Chiesa nella nostra società è in minoranza, un fatto che bisogna accettare”. Per raccontare questo uomo, il vaticanista della Rai si è agganciato ai suoi ricordi, alle interviste e agli incontri, da cui ha “tratto degli insegnamenti che mi hanno formato come uomo e come giornalista”. Seguendo questa linea, quindi con un coinvolgimento molto personale, è nato poco per volta il libro. Ma lasciamo la parola all’autore.



“L’ultima parte del libro è in realtà quella che ho scritto per prima. Non avrei mai potuto incominciare a scrivere qualcosa sul cardinale puntando solo sullo studio del suo pensiero e della sua azione. Ho avvertito subito il bisogno di agganciarmi all’esperienza diretta. Col passare degli anni è nata un’amicizia che mi onora. Il cardinale mi ha insegnato la fiducia verso la vita e la capacità di vedere l’aspetto positivo e provvidenziale in ogni circostanza. Il che non vuol dire negare le difficoltà, ma affrontarle da credenti. Ora, lo sappiamo, Martini è malato, e il Parkinson non gli dà tregua. Eppure, quando lo vado a trovare a Gallarate, dove risiede dopo aver lasciato Gerusalemme, non lo vedo mai affranto. Stanco sì, e provato, ma sempre fiducioso. È una grande lezione. Nel libro, con discrezione, ne parlo. Ho avuto il suo permesso. Ho visto che a questo libro il cardinale tiene come se fosse un testo suo. Ha contribuito a trovare il titolo e a ideare la copertina, disegnata da padre Francesco Radaelli, un altro amico comune.

Questa attenzione mi ha commosso, ma non sorpreso. L’ho detto: è un uomo curioso, interessato a tutto e a tutti. Ed è un uomo libero, come dimostrano le risposte che mi ha dato nell’ultima intervista, all’inizio di quest’anno, quando ha detto che vede la Chiesa forte nei suoi ministri ma debole nelle strutture e poco capace di servire le esigenze del mondo d’oggi, perché pensa troppo in termini politici. Il card. Martini ha avuto tante svolte nel corso della sua vita. Accanto al filone dei ricordi personali, un secondo filone è quello delle città che hanno scandito il suo cammino. Infine ho cercato di tirare fuori proprio quello che mi ha dato e, pensandoci, mi sono reso conto che mi ha dato soprattutto consolazione. Perché il titolo è “Storia di un uomo”? Perché in fondo lui è stato un uomo in mezzo agli uomini, ha condiviso le nostre gioie, i nostri dolori, le nostre sofferenze, le nostre speranze proprio in stile conciliare e continua a farlo anche oggi, nonostante la malattia. Quando un vescovo dice che a volte si è sentito non redento da Gesù, che è il problema di dover morire, quando apre il suo cuore così con tanta spontaneità, disponibilità, ci si sente accolti”. La cosa che più aveva colpito il giovane Valli quando Martini era diventato vescovo di Milano era stato il suo linguaggio nuovo, l’aggancio forte alla Parola, la sua passione fin da ragazzo, quando cercava edizioni della Bibbia, allora difficili da trovare in Italia, per poter frequentare sia l’Antico che il Nuovo Testamento e a studiarne le parole. “Questo ha fatto per tutta la vita e quando è arrivato a Milano ha continuato ad agganciarsi alla Parola e a riproporla con una grandissima attenzione alle persone della sua epoca. Credo che questo misto di rigore nello studio della Parola e di attenzione e misericordia, nel senso di spendersi per tutti, sia stata la sua carta vincente. Martini ha sempre spiegato che non si può essere cristiani a prescindere da Cristo. Il rischio è quello di usare la religione in senso ideologico e strumentale. Ai primi cristiani stava a cuore Cristo, non il cristianesimo. Volevano tenere viva la memoria del maestro e rendere presente il suo messaggio. Il cristianesimo si è diffuso grazie a questa tensione, che nasce dall’incontro personale, un incontro che ti cambia la vita. Martini ha insegnato che se non si riparte costantemente da Cristo, dalla sua figura, dalla sua predicazione, dalla sua vita e dal suo esempio, il cristianesimo rischia facilmente di diventare un contenitore vuoto oppure un’etichetta da usare per fini che molto spesso hanno poco o nulla a che fare con Cristo. E questo rischio riguarda anche la Chiesa in quanto istituzione”.

Per il card. Martini l’idea di Chiesa è quella di una Chiesa che si spende nel mondo stando accanto a tutti, una Chiesa meno politica, meno attenta alle questioni di potere, più attenta alla centralità di Gesù. “Quando ho interpellato Martini sul Concilio è stato molto chiaro. Mi ha detto: “Sono stati gli anni più belli della mia vita”. Mi ha detto che avevano la sensazione che l’aria pura entrava nella Chiesa. C’era un che di ammuffito e stanco e c’è stata una ventata di rinnovamento. Non per svendere il patrimonio della fede o annacquare il messaggio evangelico, ma per riuscire a riproporlo meglio a tutti. Una volta a Gerusalemme mi disse che il suo desiderio era essere a Gerusalemme per intercedere. Intercedere in senso letterario: camminare, stare in mezzo alle persone, spendersi per tutti, cogliendo e condividendo le gioie e le sofferenze di tutti. Credo che Martini continui a fare questo ed è questo che lo rende vicino a noi”.

Tra i tanti temi che emergono nel libro, quello del dialogo è significativo dell’impegno del card. Martini. “La vocazione religiosa di Martini, maturata in seno ai gesuiti, è fondamentale dal punto di vista del dialogo. Essere gesuita vuol dire stare sul confine tra mondi diversi, vuol dire vivere la missione come confronto con l’altro, nella consapevolezza che il rapporto è sempre biunivoco e che dall’altro c’è sempre da imparare. Ricordo che una volta, quando gli chiesi che cosa leggere per approfondire la questione del dialogo, il cardinale mi consigliò senza incertezze l’Ecclesiam suam di Paolo VI, l’enciclica in cui papa Montini scrisse che la Chiesa deve dialogare con il mondo nel quale si trova a vivere, perché la religione stessa è dialogo tra Dio e l’uomo, e il confronto non va mai rifiutato. Affonda qui quel desiderio di incontro e di ascolto che ha portato Martini a impegnarsi nel dialogo sia ecumenico sia interreligioso e a istituire la Cattedra dei non credenti, una delle sue iniziative più significative negli anni milanesi. La vera distinzione, diceva, non va fatta tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non pensanti.

Il suo atteggiamento rispetto all’islam e a tutte le religioni penso derivi dal suo essere gesuita. Il gesuita è uomo di confine, che ama confrontarsi con mondi diversi, è missionario a tutti gli effetti. E lui durante gli anni milanesi lo ha confermato con il suo interesse verso le altre fedi, i rapporti con gli ebrei e con le altre confessioni cristiane, la sua responsabilità anche nel mondo ecumenico. Ricordiamo anche la grande attenzione ai non credenti, ricordiamo la famosa cattedra dei non credenti. È proprio lo stare sul confine, il guardare da entrambi i fronti. Lui che ama la montagna una volta mi ha raccontato che fin da giovane amava raggiungere la cima di un monte per vedere quello che c’era dall’altra parte, rendendosi conto che l’orizzonte è molto più grande di quello che dicono i confini sulle cartine geografiche. Martini è un uomo molto curioso, non per niente da ragazzo ha coltivato il sogno di fare il giornalista. È interessato veramente a tutti i mondi vitali”. Un libro che ci fa conoscere il card. Carlo Maria Martini, un misto di rigore e tenerezza. Molto rigoroso nel suo aspetto di studioso, di biblista di amante della parola, sia di quella della sacra scrittura che della parola in generale. Ma accanto al rigore c’è anche una grande tenerezza di uomo che si confronta con l’altro, che è attento alle persone che incontra. Quello che conta, per lui, è l’uomo in carne e ossa.

Aldo Maria Valli,
Storia di un uomo.
Ritratto di Carlo Maria Martini,
Editrice Ancora 2011,
pagine 208, euro 16,00

 

 

 

 

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