Rimanere nell’amore vero per un dono totale

Publish date 17-11-2011

by Giuseppe Pollano


Il vangelo di questa domenica di Pasqua, Gv 15,9-17, pone la questione dell’amore con tre interrogativi. Stai “rimanendo nell'amore”? Quale tipo di amore predomina in te? Quale grado del "dare la vita" tu pratichi?.

di Giuseppe Pollano


Amerai Dio con tutto il tuo cuore, la tua anima, le tue forze e il prossimo tuo come te stessoGiovanni 15,9-17 è una delle pagine più celebri del vangelo di Giovanni, dove Gesù ci dà veramente la regola per vivere collocandola tutta e soltanto nell'amore. Per noi l'amore è una delle esperienze possibili, per Dio l'Amore è la sua stessa natura. Poiché noi siamo sua somiglianza, ne viene che la nostra identità matura, la nostra personalità e la nostra vera vita possiamo dire di conoscerla quando anche noi siamo capaci di vivere nell'amore o, addirittura, di amore.


STAI "RIMANENDO NELL'AMORE?"

Rimanere nell'amore significa che l'esperienza dell'amore domina e costituisce la mia vita. Ci troviamo dinanzi ad una linea di demarcazione fondamentale: si può dire che siamo vivi, e ce ne accorgiamo perché siamo contenti e felici, nella misura in cui stiamo rimanendo nell'amore.Deus Caritas Est
Amerai Dio con tutto il tuo cuore, la tua anima, le tue forze e il prossimo tuo come te stesso è l’amore che intende Gesù. Certamente c'è amore e amore, quindi serve capire in quale tipo di amore sono. Devo capire a che punto sono, cioè devo misurare la mia personalità secondo la gradazione di amore. Infatti io sono secondo l'amore che vivo o che non vivo, anche se la mia vocazione è seguire il comando di Gesù.

L’esperienza di fondo dell’amore è l'amore di cui sono amato e di cui sto amando. Non basta rimanere fermi ad assorbire l'amore degli altri, perché anche noi dobbiamo voler bene a qualcuno; siamo infatti piuttosto infelici se finiamo per ridurci nella nostra solitudine e non sappiamo voler bene che, ad esempio, ad un gattino. Chi sto amando, amando nel senso che mi rende contento l’amare?
Se dovessi dire che la mia esperienza di fondo non è nell'amore perché sono abitualmente triste, mi sento solo ed insoddisfatto, devo rivedere tutto, mettere in questione questa eventuale aridità del cuore, scaturita forse anche per situazioni che non sono dipese da me. Non si vive di filosofia, di pensieri, di successi, di denaro, di soddisfazioni, perché tutto questo è illusorio; se non si vive di cuore nel cuore veramente non si è vivi dal punto di vista esistenziale.


QUALE TIPO DI AMORE È DOMINANTE IN ME?

Da Gesù sono invitato non solo a domandarmi se sto vivendo in un clima di amore, ma quale è l'amore che mi domina di più e perciò determina le mie scelte, i miei comportamenti.
Ci sono molti tipi di amore che possono coesistere in noi e che possono prendere il nome di affetto, di innamoramento, di amore spirituale.

L’amore che potresti chiamare "affetto" ad esempio è quello della famiglia o quello che si è cercato tramite l'amicizia. Ci sono persone che sono dominate da questa atmosfera, non hanno voglia di uscire dal proprio nido e mettersi a volare, oppure pensano che bastano le proprie amicizie. Questo può essere un po' egotistico, cioè si dà valore solo alle proprie esperienze. L'affetto, da solo, non è il senso della vita.

L’amore che potresti chiamare "innamoramento" è probabilmente quello più diffuso, perché immediato, dove l'affettività profonda, tutta la nostra sentimentalità è impegnata. Praticamente si può essere sentimentalmente innamorati di una persona e ignorarne quasi la personalità profonda o non tener conto di profonde differenze che ci sono e che in un domani, emergendo, potrebbero creare delle grandi crisi. Infatti la sentimentalità copre tutto, rende tutto molto facile e se si vive un innamoramento solo di questo tipo si passa sopra le differenze di mentalità, di fede, di senso della vita. Possiamo poi chiamare anche innamoramento quell'attrazione fortissima verso l'altro di tipo soprattutto sensuale, sensibile. Questa esperienza da subito in genere è molto gratificante, ma è rapida, sostituibile. Quello che unisce è soprattutto la corporeità, ma non è il corpo che ci dà una identità.L'amore che potresti chiamare 'spirituale' è un amore vero che apre il cuore, pratica la gratuità, la gioia, la carità, il perdono, la consolazione

L’amore che potresti chiamare "spirituale" è un amore vero che apre il cuore, pratica la gratuità, la gioia, la carità, il perdono, la consolazione. Il suo stile è il dono, lo scomodarsi, il muoversi da se stessi e fare un passo verso l'altro perché abbia qualcosa; è prima di tutto un movimento del nostro cuore e poi della nostra persona.
Certamente c'è un grande disinteresse nell'amore di un genitore, ma rimane triste se non ne è ricambiato. Anche l'amicizia è piena di disinteresse, però rimaniamo feriti nel cuore se dopo aver dato molto non si è contraccambiati. Il vangelo ci fa andare oltre perché la nostra gioia non dipende da ciò che l'altro ci dà, ma da ciò che abbiamo dato.
Con l’aiuto di Dio anche per noi l’amore gratuito è possibile, è da questo che deriva la nostra pace. Il segno tangibile di questo amore è che, appunto, non si perde mai la serenità e la pace.
Il perdono - intensivo della parola dono – ci fa fare l’esperienza dell'amore di Gesù. Ricambiare il male con del bene vuol dire adottare un cuore aperto, a fondo perduto. Sembra di sprecare amore, ma non lo è, perché Dio lo raccoglie.
Per non essere disordinati, dobbiamo cercare di mettere questo amore prima degli altri, spostare la nostra personalità sempre di più verso l'amore evangelico.


QUALE GRADO DEL "DARE LA VITA"?

Se ho già capito il dono e cerco di viverlo, devo però lasciare che Dio lo faccia crescere verso il dono totale. Gesù ci dice che l'amore più grande è dare la vita per gli amici.
Se ho capito che la mia vita è per gli altri, dal mattino alla sera bisogna che faccia qualcosa per gli altri. Questo non significa avere sempre la gente davanti, ma anche dentro di me: il vivere, il pregare per gli altri, ...

Una persona che è aperta agli altri è la persona della piccola cordialità, della parola semplice, del sorriso, dell'apertura di cuore. Non è una persona solo gentile e bene educata, è una persona che dentro di sé è aperta al prossimo.
È una scelta di fondo e di vita.

Ci sono anche sacrifici nelle altre virtù, ma il dare la vita è la virtù più forte. Questa è una morale a cui credono solo i cristiani, ed è la morale più forte, quella per cui Gesù è andato alla croce. Non dobbiamo allora meravigliarci di essere tutti un po' apprendisti, però accettiamo la regola di fondo che nessun altro amore ci domini troppo e crediamo in questo amore che è l'unico che non ci delude e nel quale possiamo crescere sempre, mentre gli altri amori hanno tutti un limite.

 

Giuseppe Pollano
tratto da un incontro all’Arsenale della Pace
testo non rivisto dall'autore

 

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