Rendere ragione del nostro credere

Publish date 02-09-2013

by Franco Ardusso


Un bel testo della prima lettera di Pietro chiede ai credenti di essere "sempre pronti a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in voi" (1 Pt 3,15). Chi legge il testo nell'originaria lingua greca si imbatte in due termini che la traduzione italiana ha reso come ha potuto…

... Franco Ardusso

 

 

Al nostro "pronti sempre a rispondere" corrisponde nel testo greco "pronti sempre all'apologia (difesa)", e alla "ragione della speranza" corrisponde nel greco un termine dai

significati molteplici: "logos della speranza".La parola "logos" può significare infatti: parola, risposta, affermazione, argomento, dottrina, ecc. L'autore della lettera di Pietro, ricorrendo al termine "logos", chiede al cristiano di esplicitare le ragioni della propria speranza, che in questo contesto va vista in strettissima connessione con la fede. E ciò è possibile, sembra suggerire il testo, perché la fede ha una proposta e dei contenuti che non sono assurdi.

Al contrario, la fede possiede una intrinseca ragionevolezza, una sua logica, che l'apologia dovrebbe rendere manifesta. L'autentica apologia pertanto, che come la lettera di Pietro afferma, dev' essere non violenta, ma mite, dovrebbe essere in grado di far emergere dalla fede le sue ragioni. Contro un' opinione abbastanza diffusa, che confina la fede nel mondo dell'irrazionale, dell'emotivo e del sentire soggettivo, occorre far valere ciò che recentemente l'Enciclica Fides et Ratio ha proposto con vigore. Vi leggo, ad esempio, questa affermazione: "La verità divina.. .gode di una propria intelligibilità così logicamente coerente da proporsi come un autentico sapere" (n.66).

Purtroppo, a partire dal tardo Medioevo, la legittima distinzione tra il sapere delle fede e il sapere della ragione si trasformò in netta separazione e contrapposizione. e si diffuse l'idea che una conoscenza 2contrapposizione che si è voluto stabilire tra la fede e la ragione è fallace perché, come più volte ha scritto il teologo Sequeri, il contrario della fede non è la ragione, bensì l'incredulità; e il contrario della ragione non è la fede, ma lo sragionare.
La storia degli ultimi secoli mostra che l'esito della contrapposizione tra fede e ragione ha fatto sì che entrambe si siano impoverite, diventando deboli l'una di fronte all'altra. Lo ricordava in modo efficace l'Enciclica sopra citata affermando: "La ragione, privata dell' apporto della Rivelazione, ha percorso sentieri laterali che rischiano di farle perdere la sua meta finale. La fede, privata della ragione, ha sottolineato il sentimento e l'esperienza, correndo il rischio di non essere piÙ una proposta universale. E' illusorio pensare che la fede, dinanzi a una ragione debole, abbia maggiore incisività; essa, al contrario, cade nel grave pericolo di essere ridotta a mito o superstizione" (n.48).
Franco Ardusso

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