M. L. King: 40 anni di diritti

Publish date 31-08-2009

by Redazione Sermig


Ucciso a Memphis il 4 aprile 1968, pastore battista, premio Nobel per la pace, è stato il leader della protesta non violenta per i diritti dei neri americani. “I have a dream…” (ho un sogno) è la frase simbolo del suo discorso più famoso pronunciato durante la marcia su Washington.

40 anni fa come oggi, quando ero adolescente, in quell’intenso anno 1968, ho appreso la dolorosa notizia della morte del pastore Martin Luther King, leader nonviolento dei neri d'America. Da allora egli rimane per me un uomo da ammirare, un esempio da seguire, un ideale a cui aspirare. La sua tragica morte alimentò in me la simpatia per i neri, il desiderio di giustizia e di uguaglianza, l'interesse a capire la teoria e la pratica della nonviolenza.

Perciò oggi voglio condividere con voi la memoria del grande Martin Luther King, riportando una biografia e un discorso nel quale egli rifletteva sulla sua morte e sulla sua vita.

a cura di Pierangelo Monti


Martin Luther King, insieme a Gandhi, è certamente il profeta della nonviolenza più conosciuto al mondo. Ha condotto un movimento che ha scosso le fondamenta degli Stati Uniti, riuscendo a dare dignità al popolo nero e a conquistare per tutti diritti, democrazia e pace. Ha contribuito in modo determinante al movimento contro la guerra del Vietnam. Ha aperto la strada ad una nonviolenza moderna, occidentale, efficace, laica e religiosa. Ci lascia una grande eredità civile, morale, culturale, spirituale.

Nato nel 1929 ad Atlanta (Georgia) nel sud degli Stati Uniti, Martin Luther King sente fin dall'infanzia il problema della discriminazione razziale e della separazione tra bianchi e neri nella società americana. Dopo un periodo di studi in giurisprudenza, King passa agli studi di teologia e nel 1954 si trasferisce con la moglie Coretta Scott a Montgomery (Alabama), per svolgervi il ministero pastorale in una chiesa battista.

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Proprio a Montgomery il 10 dicembre 1955 avviene l'episodio che dà inizio al movimento per i diritti civili, quando l'afro-americana Rosa Parks su un autobus occupa un posto riservato ai bianchi e viene arrestata perché si rifiuta di alzarsi. La notizia si diffonde rapidamente e la comunità nera decide di boicottare i mezzi di trasporto pubblico, scegliendo unanimemente Martin Luther King come capo del movimento. Il boicottaggio totale dura 382 giorni, finché il movimento ottiene l'abolizione della segregazione sui mezzi pubblici. Le reazioni dei bianchi però sono violente e King diviene il bersaglio di minacce, arresti e attentati. Nonostante la fatica e i momenti di sfiducia, con la forza della fede King prosegue nel suo impegno per i diritti civili e il movimento si estende a tutti gli Stati Uniti.

Tra le manifestazioni più importanti, nel 1957 il pellegrinaggio di preghiera a Washington per il pieno diritto di voto ai neri e nel 1963 gli attacchi violenti della polizia sui manifestanti inermi a Birmingham (Alabama), che – sotto la pressione dell'opinione pubblica inorridita – porterà alla fine della segregazione nei luoghi pubblici e all'assunzione al lavoro per bianchi e neri su basi egualitarie. Il 28 agosto 1963 duecentocinquantamila persone confluiscono a Washington da tutte le parti del Paese, per chiedere l'approvazione della legge sulla parità dei diritti civili. Secondo le stime ufficiali, tra i dimostranti c'erano circa 170.000 neri e 80.000 bianchi.

Joan Baez cantò l'inno del movimento "We shall overcome". I dirigenti del movimento per i diritti dei neri lessero le loro rivendicazioni, che avrebbero poi sottoposto alla Casa bianca: leggi efficaci per i diritti civili, finanziamenti federali per i programmi di integrazione, abolizione della segregazione in tutte le scuole pubbliche entro la fine del 1963, riduzione del numero dei delegati per tutti gli stati che limitavano il diritto al voto dei neri, richiesta di un'edilizia popolare pubblica, iniziative federali contro la sottoccupazione e l'abolizione di posti di lavoro, aumento del minimo salariale. King è l'ultimo a parlare e pronuncia il famoso discorso "I have a dream": "Io ho un sogno: che un giorno sulle colline rosse della Georgia i figli degli schiavi e i figli degli schiavisti di un tempo possano sedere assieme al tavolo della fratellanza. …Tutti i figli di Dio, bianchi e neri, ebrei e pagani, evangelici e cattolici, potranno giungere le mani e cantare l'antico inno degli schiavi: Finalmente liberi!".

dream.jpg La legge per i diritti civili viene finalmente approvata il 10 febbraio 1964. La figura di Martin Luther King attira l'interesse di tutto il mondo e i suoi scritti sono tradotti in molti paesi. Alla fine dello stesso anno, a soli 35 anni, gli viene conferito il premio Nobel per la pace "per aver fermamente e continuamente sostenuto il principio della nonviolenza nella lotta razziale nel suo Paese".
King prosegue l'attività di promozione dei diritti civili tra mille difficoltà e allarga gli obiettivi del movimento alla lotta contro la povertà e contro il coinvolgimento degli USA nella guerra del Vietnam. Il 4 aprile 1968 Martin Luther King, a Memphis, prima di recarsi ad un comizio, viene ucciso sulla terrazza dell'hotel da un colpo di fucile.

Nel discorso che aveva tenuto la sera prima, aveva detto: “Alcuni hanno cominciato a riferire le minacce, di quel che mi potrebbe accadere a causa di qualche nostro fratello bianco malato... per me non ha importanza, perché sono stato sulla cima della montagna. E non m'importa. Come chiunque, mi piacerebbe vivere a lungo: la longevità ha i suoi lati buoni. Ma adesso non mi curo di questo. Voglio fare soltanto la volontà di Dio. E Lui mi ha concesso di salire fino alla vetta. Ho guardato al di là, e ho visto la terra promessa. Forse non ci arriverò insieme a voi. Ma stasera voglio che sappiate che noi, come popolo, arriveremo alla terra promessa. E stasera sono felice. Non c'è niente che mi preoccupi, non temo nessun uomo. I miei occhi hanno visto la gloria dell'avvento del Signore".

La nonviolenza di Martin Luther King ha lasciato un segno indelebile in tutta l'umanità e ci ha insegnato con i fatti che il vero amore fa bene a chi lo fa e a chi lo riceve: "L'approccio nonviolento non cambia subito il cuore dell'oppressore. Agisce prima sui cuori e le anime di coloro che vi si impegnano. Dà loro una nuova dignità; risveglia risorse di forza e coraggio che non sapevano neppure di possedere. Infine raggiunge l'oppressore e scuote la sua coscienza al punto che la riconciliazione diventa una realtà".

A cura di Pierangelo Monti
Testo liberamente tratto da uno scritto di Sergio Albesano e Mao Valpiana


Per approfondire:
UN TAMBURO MAGGIORE PER LA RETTITUDINE
di Martin Luther King

 

 

 

 

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