Lettere Pasqua 2011

Publish date 11-08-2012

by Redazione Sermig

La vita è una trappola. La trappola cerca di farci vivere la vita senza pensare; ci pensa lei, la trappola, a darci la giusta arrabbiatura e a convincerci che niente vale niente. La trappola della vita ci invita costantemente a pensare solo ai fatti nostri. Noi sì, che siamo importanti!
Ma la trappola della vita è l'inganno del male che non si arrende mai e riesce anche in piena luce a farti vedere solo il buio, riesce anche in piena armonia a farti credere che la fede è un miraggio.

Caro amico, quanta gente vive in questa trappola! Io, proprio perché ne ho incontrata tanta, di gente in trappola, ho cercato con tutte le mie forze di non entrarci, in quella trappola. Però ci sono cascato anch'io, e tutte le volte che l'ho fatto, non ne sono uscito per merito mio: ma perché un amico m'ha preso per mano, perché un angelo travestito da un fatto mi ha costretto a uscirne fuori.

Caro amico, che lotta. Una lotta che non lascia respiro, mai un attimo. Sì, Dio ci ama, lo crediamo con la ragione, ma poi non sappiamo leggere i fatti della vita ed ecco, la trappola ci riafferra e pensiamo: è tutto un miraggio.
Non sappiamo leggere la storia: quella dell'umanità e la nostra storia personale perché la leggiamo a partire da Genesi e non dalla Resurrezione. Gesù dà il boccone a Giuda: sa che solo se passa attraverso il tradimento non escluderà dall'amore chi lo ha tradito. Lava i piedi come solo gli schiavi facevano: per non escludere tutti gli esclusi, i senza volto. Passa attraverso la morte per non escludere i suoi assassini, e siamo noi. Offre pane e vino diventati corpo e sangue che salva. Come altro può dirci, se non con tutti i gesti che ha fatto, che il nostro passaggio al Padre è una trasformazione, dolorosa, ma piena di luce, drammatica ma aperta sulla vita eterna, solitaria ma attesa con trepidazione da un oceano d'amore.

Caro amico, per quanto mi riguarda, attraverso tutte le lacrime, i dubbi, le vigliaccate, le sofferenze, affermo con forza che Dio mi ama, che ci ama. Forse lo metto alla prova, ma gli dico: se mi ami, amami, se mi ami, sopportami, se mi ami lasciami sfogare ma non prendermi sul serio. Se mi ami, trasformami.

Ed ecco qualcosa accade.
Non c'è un motivo plausibile se riusciamo ad andare avanti e a camminare, se non che una mano ci sostiene e trasforma in noi quello che è vile, dolente, ammaccato, pieno di odio.
Mille volte sento che non ne vale la pena, che tutto mi porta giù. Poi non mi ci vedo a vivere da frustrato, da incattivito, da lamentoso. Caro amico, non ti ci vedo con la faccia incarognita. Vedo la tua debolezza come la tua grande occasione: finalmente, quando siamo azzerati e nessuno ha più bisogno di noi, siamo vicini alla nostra verità, e vicinissimi a Dio, che ci viene incontro e ci afferra e ci solleva tra le braccia e ci mette sulle sue spalle, trionfante come un papà finalmente fiero del suo bambino. Perché questo piccolo, debole, arrabbiato, solo questo è il suo figlio amato.

Caro amico, è Pasqua. Passaggio per la Resurrezione, di Cristo e tua.
Cristo è risorto! E' veramente risorto!
Affidiamoci a lui non come siamo illusi di essere o come vorremmo essere: ma così come siamo, nella nostra assoluta povertà, e diventeremo come lui ci vede, finalmente al sicuro dalla trappola, perché saremo nella vita vera.

Ernesto Olivero

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