Lettera del Sermig a Paolo VI

Publish date 31-08-2009

by Redazione Sermig


SERMIG
Servizio Missionario Giovani
Via Magenta 12 bis
10128 TORINO
Torino, 18 maggio 1976

 

Carissimo Padre, Paolo VI,

vogliamo, con molta semplicità, vivere il Vangelo, però ci sembra che la Chiesa, almeno nei suoi aspetti esteriori, quindi più immediati ed evidenti, faccia fatica a starci dentro, perché è troppo abbinata al potere, ci sono troppi cristiani ed istituzioni cristiane ricche per cui Cristo fa fatica ad essere riconosciuto in mezzo a noi.

Cristo ha scelto una vita povera, semplice, senza sicurezze e garanzie materiali, ha scelto gli umili. Per questo ci sembra di capire che più c’è ricchezza materiale meno c’è Gesù e, viceversa, meno ricchezza materiale c'è più è presente e riconoscibile Gesù.

Noi crediamo che tutto ciò che ci ritroviamo addosso ora sia frutto di un accumularsi nei secoli di privilegi e ricchezze donate e volute anche in buona fede da una mentalità che voleva per Dio il meglio e il più di ciò che noi uomini desideriamo per noi stessi. Ma se ora Dio ci dona di capire che il meglio e il più non consistono nell'avere, nel prestigio, nella ricchezza, ringraziamolo e diamoci da fare per recuperare, anche nelle forme esteriori (che sono poi quelle che per prime testimoniano, agli occhi dei lontani e degli incerti), ciò che predichiamo.

Se noi cristiani, popolo di Dio, non lavoriamo abbastanza, e soprattutto non preghiamo abbastanza, perché questo avvenga, è forse perché così, di fronte all'esempio di una Chiesa ricca, possiamo sentirci sempre a posto con le nostre personali ricchezze, con le nostre personali aspirazioni all’avere materiale. Per questo siamo convinti che le grosse incoerenze si possono smuovere solo partendo da una conversione personale.

Crediamo però che da soli non si sia in grado di fare passi così difficili, mentre insieme si può fare l’impossibile, sempre se abbiamo Dio con noi. Per questo crediamo che si debba pregare con insistenza e continuità e in unità perché tutto ciò che è buono è dono Suo.

Egli ci ha detto: “Qualunque cosa chiederete al Padre, in nome mio, Egli ve la concederà” (Gv 16,23) e ancora: “Se avrete fede quanto un granello di senape, direte a questo monte: “Spostati di qua a là, ed esso si sposterà” (Mt 17,20).

Se consideriamo ancora impossibili queste montagne, è perché non abbiamo abbastanza fede. E questa non la chiediamo ad una persona sola o a qualcuno in particolare, ma a noi stessi: non ci sembra giusto desiderare un papa e o dei vescovi capaci di grandi gesti quando noi non vogliamo perdere nulla di nostro o non chiediamo questo dono nella preghiera.

Per questo motivo stiamo proponendo a tutti i gruppi e le comunità che possiamo incontrare questo concetto di povertà e di preghiera; troppe volte ci fidiamo infatti di mezzi soltanto umani. Dobbiamo fidarci di più di Dio, essere pronti a portarlo con mezzi poveri, per essere sale, lievito, luce.

Siamo convinti che questo atto coraggioso farà cadere tante sterili polemiche e sarà un cammino molto più spedito verso l'unità. E' un discorso di speranza in un momento che umanamente sembra impossibile.

Solo così diventeremo operatori di pace ogni giorno. Non è l’unico punto da risolvere, ma crediamo sia una partenza indispensabile, perché l’esempio è sempre la porta d’ingresso alla credibilità, alla fiducia.

Tutto questo noi desideriamo perché amiamo la Chiesa, amiamo il papa, i vescovi, amiamo Cristo che li ha voluti.

Uniti in Gesù, salutiamo cordialmente.


A nome della comunità Sermig
Ernesto Olivero

 

 

 

 

 

This website uses cookies. By using our website you consent to all cookies in accordance with our Cookie Policy. Click here for more info

Ok