LETTERA DALLA ROMANIA

Publish date 31-08-2009

by Redazione Sermig


Un punto di osservazione particolare sulla realtà romena: quello dei minori ospitati presso la Casa Famiglia dei Padri Somaschi a Tirgoviste, nel sud della Romania. I loro genitori spesso vivono in mezzo a noi, in Italia.

 


di Livio Talenti


A fine 2007 ho fatto una scappata in Italia e sentivo spesso dire: “Non se ne può più di questi romeni…. Perché non se ne tornano a casa?”. Come ogni realtà esasperata, anche questa ha dei lati di verità ma molta parte d’ingiustizia e di fariseismo. Generalizzare comporta delle gravi ingiustizie e quando chi ci va di mezzo è povera gente, l’ingiustizia è ancora più grande.
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Una delle comunità dei Padri Somaschi in Romania
Di fronte a qualche decina di delinquenti (nel senso che hanno commesso atti gravi e tragici e che giustamente devono pagarne le conseguenze) si fa d’ogni erba un fascio e anche le centinaia di migliaia di persone per bene che lavorano dignitosamente, fanno grandi sacrifici lontano dalle loro famiglie, hanno il cuore spezzato sono accomunate a quei pochi che gettano discredito su tutti.
Una delle problematiche che sta venendo sempre più a galla qui in Romania, in modo forte e drammatico, è la realtà di tanti minori, figli di emigrati, lasciati in custodia a qualche parente o vicino in cambio di una piccola ricompensa che il lavoro all’estero dovrebbe garantire.
Si parla sempre più spesso di un nuovo tipo d’abbandono, di situazioni di disagio estremamente delicate la cui soluzione non può essere rimandata: minori lasciati a nonni ottantenni e in cattiva salute che dopo un po’ non ce la fanno più; adolescenti lasciati in cura a persone che, non ricevendo i soldi pattuiti con i genitori espatriati, non mantengono più l’impegno; ragazzi e ragazze accuditi in modo non soddisfacente perché i soldi mandati sono troppo pochi e la vita ormai costa molto anche qui...
Gli stessi servizi sociali non sono ancora così preparati per arginare questa problematica, spesso neppure conosciuta. La prevenzione al disagio, in questa situazione, è davvero impossibile. Ed è drammatico rilevare che proprio le zone più povere, per es. la Moldavia romena, sono quelle più implicate in questa tragedia.

Spesso capita che i genitori partano improvvisamente tutti e due, ma con destinazioni diverse. In moltissimi casi si rompe anche la realtà di coppia e così le problematiche diventano irreversibili.
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Padre Albano Allocco con un giovane ospite

Ogni settimana i giornali riportano casi drammatici di disagio psichico in forte crescita nei bambini e, soprattutto, negli adolescenti figli d’emigrati, per i quali ormai si è confezionata un’etichetta: i figli dei “capsunari” (dei raccoglitori di fragole, uno dei primi grandi gruppi emigrati in Spagna per questo lavoro di tipo stagionale, che si è poi trasformato in permanente).

CASA MIANI
La comunità di Casa Miani a Tirgoviste è una delle numerose attività per i minori dei Padri Somaschi, presenti dal 1994 in varie città della Romania. Per gli ospiti, dai 7 ai 18 anni, la comunità è la loro casa; i padri, che sanno unire affetto e fermezza, sono veri papà, il clima di famiglia in cui i ragazzi crescono permette loro di essere sereni, ben integrati nella società locale.
Il loro impegno scolastico ottiene risultati soddisfacenti. Man mano che i più grandi divengono maggiorenni, si impongono nuovi orizzonti: lavoro e una soluzione abitativa protetta e guidata, che lasci spazio alla corresponsabilità di una vera e propria autonomia.

Per aiutare: ccp n. 29509106 intestato “Sermig”, causale “Salviamo 100.000 bambini - Romania, Fundatia Padri Somaschi”.

Diventano frequenti suicidi o tentativi di suicidi di ragazzi che si sentono abbandonati o che aspettano inutilmente che i genitori ritornino, come hanno promesso nell’ultima telefonata. Pensate a quei genitori che stanno all’estero, con fatica e sofferenza, e sanno come vivono i loro figli...
Come sarebbe facile la soluzione se la realtà del mondo del lavoro permettesse anche qui una sussistenza adeguata.

Tante volte cerco di mettermi nei panni di questi genitori, di immaginare le situazioni di disagio che vivono. Ingaggi di lavoro non mantenuti o, improvvisamente, svaniti quando si giunge a destinazione, lavori diversi da quelli promessi o concordati prima della partenza, soluzioni abitative precarie, negate all’ultimo momento o del tutto assenti. Convivenze inumane, complici affittuari disonesti, anche perché si cerca di risparmiare al massimo per poter mandare qualche euro in più a casa. Molte, troppe volte, lavoro in condizioni di vero sfruttamento, senza nessuna garanzia, paghe ridotte o ritardate (“tanto se te ne vuoi andare via, ce ne sono altri cinquanta disposti ad occupare il tuo posto”) naturalmente in nero.

Anche la nostra gente ha conosciuto il dramma e la miseria dell’emigrazione. Mi ricordo come un sacerdote del mio paese raccontava le situazioni di grave disagio in cui si trovavano i lavoratori italiani nei cantieri svizzeri o tedeschi e di quante ingiustizie erano oggetto. È mai possibile che la Storia non insegni nulla?
Vedi anche:
I numeri dell'abbandono
 

 

 

 

 

 

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