L'anno che vorrei...

Publish date 31-08-2009

by Redazione Sermig


In questo periodo molti mi chiedono i miei desideri per il nuovo anno…

di Ernesto Olivero

Cari amici, dopo “il Natale che vorrei”, ecco l’anno che vorrei. Vorrei che i sordi sentissero, che i ciechi vedessero! Ma quando i sordi credono di sentire, quando i ciechi sono convinti di vedere, cosa potrà mai capitare! L’anno che vorrei per me è un incubo, che mi assale periodicamente in questi giorni di inizio anno, quando mi chiedono come vorrei fosse l’anno nuovo. Non sogno più che sia un anno di fortuna, un anno di buona salute, un anno di prosperità, perché questi auguri fanno parte del “vecchio”, della gente sorda e cieca.

Sorda: se noi riuscissimo a sentire, per esempio, le musiche delle canzoni di tanti ragazzi adolescenti ci dovremmo vergognare. Cieca: se noi vedessimo internet come lo vedono tanti ragazzi in giro per il mondo ci dovremmo vergognare. Ma chi si dovrebbe vergognare pensa agli affari suoi, ad aumentare solo il conto in banca, il potere, i soldi. Stando così le cose, è una tragedia pensare con serietà all’anno che vorrei. È ovvio che vorrei fosse un anno di giustizia, in cui nessuno muore di fame, un anno in cui nessuno va in prigione, in cui quei tanti o pochi che ci vanno vengono rieducati dallo Stato e una volta usciti, trovano subito un posto di lavoro. Ma questi sono i sogni del bambino che pensa che il lupo cattivo non c’è.

Sono imbarazzato a pensare all’anno che vorrei perché io lo vorrei in una certa maniera, ma tanti altri lo vogliono certamente alla rovescia di come lo voglio io. Io vorrei che ci fossero solo pochi canali televisivi e non i cento e più di adesso, non perché sono contro la democrazia, l’informazione o la cultura, ma perché la stragrande maggioranza dei canali per vivere o sopravvivere deve far spogliare donne e uomini, essere stravagante al massimo con volgarità infinite, far passare per reale un mondo che nella realtà non c’è e così confondere e manipolare le idee a tanta gente. Se tutto ciò fosse servito a qualcosa, viva la libertà. Invece ….

L’anno che vorrei… Non so. Con la gente che ci segue mi piacerebbe aprire un dibattito su quale anno vogliamo, ma che si tratti di un anno veramente un po’ possibile. Non so che anno vorrei, perché da poco ho visitato alcuni Paesi in guerra e mi sono spaventato immaginando le conseguenze dell’odio. Per ora si sono buttati missili grandi e piccoli - mentre una volta si buttavano pietre e si sparava qualche proiettile - ma è possibile che la prossima volta si buttino le bombe atomiche. E le bombe atomiche sono qualcosa di micidiale che si allargherà a mille altre situazioni nel mondo.
Se qualcuno pensa che io sia pessimista si sbaglia di grosso, perché da un po’ di tempo gli occhiali li ho messi per vedere - grosso modo - la realtà qual è, non quella che sogno io o che immagino io.

L’anno che verrà sarà di chi lo amerà di più. Da parte mia, lo amerò perdutamente con tutte le mie forze, con tutta la mia fantasia, con tutte le mie debolezze. Se anche migliaia e migliaia di altri lo ameranno perdutamente, l’anno che verrà sarà un anno buono. Fino ad ora la stragrande maggioranza della gente non è né fredda né calda, ma tiepida, cioè indifferente. È urgente allora che chi ha più fuoco positivo faccia in modo che l’anno che verrà sia un anno buono e positivo. Se poi lo Stato di diritto, la legge, la democrazia vera non riusciranno a fermare le minoranze di farabutti e di gente senza scrupoli, saranno guai, moltiplicati per l’indifferenza che fino ad oggi sovrasta.

Io continuerò ad amare perdutamente l’anno che verrà, perché sul mio cammino incontrerò uomini e donne per i quali vale la pena vivere. Mi piacerebbe che questa voglia di amare gli altri perdutamente si allargasse, per mettere finalmente in un angolo e addirittura convertire il buio.
Comunque il buon anno è detto, pensato, pregato di vero cuore.

Ernesto Olivero
Nuovo Progetto gennaio 2007









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