L'amore è far felici gli altri

Publish date 31-08-2009

by Redazione Sermig


È scomparsa martedì Lia Varesio, “l’angelo dei barboni”. Aveva dato vita nel 1979 a Torino al gruppo Bartolomeo & C., con la volontà di stare sulla strada dove vive chi fa più fatica.

di Ernesto Olivero


In questi giorni abbiamo sentimenti di condivisione, di amore profondo per i torinesi che hanno perso Lia Varesio, un gigante di Torino. Una delle donne che io stimavo di più, una donna gracile e fortissima, una donna malata che non si è mai fermata di fronte ai suoi malanni e ha aiutato molte persone. Una donna che aveva la grinta di un toro e che non ha pensato solo a se stessa. È mancata e noi la ricordiamo con molto affetto, molta amicizia; la tristezza di averla persa è nella nostra casa, nel mio cuore, nelle mie parole.
Una circostanza come questa mi fa dire con più convinzione che abbiamo una grande responsabilità: Gesù ci ha insegnato che l’amore è amare gli altri perdutamente, soccorrere gli altri sempre, e anche noi come Lia dobbiamo chiederci se ce la mettiamo tutta perché il nostro comportamento avvicini l’uomo a Dio.
Sono convinto che la nostra prima preoccupazione dovrebbe essere questa: abbiamo conosciuto un Dio grande, l’unico Dio, un tesoro a nostra disposizione che può essere mio aiuto, mia consolazione; facciamo qualcosa per chi non lo conosce, perché possa trovare in lui la consolazione?
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Lia Varesio con uno dei suoi amici.

L’amore è questo, è far felici gli altri, è soccorrere gli altri. È solo così, solo dando che poi riceveremo, non sempre in un modo evidente, ma certamente il Signore tiene conto di tutti i nostri sacrifici, di tutti i nostri aiuti apparentemente non ricambiati, di tutto quello che abbiamo fatto per Lui attraverso gli altri. Lui non vuole essere aiutato direttamente, vuole essere aiutato indirettamente, attraverso gli altri. Che Dio! Che Dio!

Ogni giorno dobbiamo fare i conti con noi stessi per capire se stiamo vivendo alla Sua presenza o alla nostra presenza, se stiamo pensando a noi o agli altri, o a Lui. Durante i momenti di preghiera abituiamoci sempre più al silenzio. Non sempre noi preghiamo bene, non sempre siamo forse capaci di aiutarci a pregare bene. Ma anche se non ne siamo ancora capaci cerchiamo di abituarci al silenzio, che è difficile ma non è una noia. Il silenzio è vera preghiera se è vero silenzio, se è dialogo con Lui. Quando riusciamo veramente ad essere in sintonia con Dio, il silenzio ci dà la certezza che stiamo pregando.

Le altre preghiere possono essere a volte un disturbo, quasi un pregare perché si è in compagnia. La preghiera insieme è importante, ma il primato spetta al silenzio. Anche il primato della carità è importante, perché la carità ci aiuta a dare lavoro a chi non ce l’ha, a dare un po’ di tempo a chi non ce l’ha, a dare qualche consiglio a chi ne ha bisogno, con la consapevolezza che non sono io che do questo o quell’altro, che do il pane all’affamato, l’acqua all’assetato, che accolgo lo straniero e curo chi è ammalato, ma siamo in due: il Signore e io.

Chiediamoci come usiamo i doni che il Signore ci ha dato, se li usiamo solo per noi, per la nostra famiglia, o se ci mettiamo anche gli altri. Facciamo questo piccolo esame di coscienza non da soli, ma davanti a Dio, non per paura, ma perché in noi aumenti l’amore. L’esempio di persone buone come Lia spinge anche noi a fare il bene.

di Ernesto Olivero

Info: bartolomeo.net

 

 

 

 

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