L'AFRICA si racconta

Publish date 31-08-2009

by Redazione Sermig


Avete mai provato a farvi raccontare l’Africa da un africano? Potreste fare scoperte interessanti… Come quelle che abbiamo fatto noi ascoltando Kenneth ad un incontro tenutosi recentemente a Torino.

 


di Kenneth Ilonwa

Buon giorno a tutti!
Sono Kenneth Ilonwa, e sono uno dei tanti immigrati giunti in Italia dall’Africa sub-sahariana.
Circa vent’anni fa, l'Italia non aveva un numero cosi massiccio di immigranti provenienti dall'Africa sub-sahariana. Immaginiamo l'impatto psicologico e culturale da parte degli italiani e dei nuovi arrivati. L'Italia, come sappiamo, è un Paese ricco di storia e di cultura, ma anche l'Africa, a sua volta, è un continente con mille culture. Due culture che s'incontrano sono come un pesce che viene spostato dal suo habitat naturale: a volte non si trova bene, ma non muore.

Il mio racconto comincia di qui, dalle cose della nostra cultura che vedete e vi stupiscono o fate fatica a capire. Sarà basato sulle esperienze che si vivono o che sono state vissute, relative ad un valore al quale tengo molto, cioè "La famiglia e la comunità africana".

LA FAMIGLIA

IL MATRIMONIO…

…E LA COMUNITÀ

“NON ESISTO IO MA TUTTI NOI”
(detto africano)



LA FAMIGLIA

Io penso che in quasi tutte le culture la famiglia giochi un ruolo fondamentale. Nel contesto africano, l'allontanarsi dalla famiglia non vuol dire staccarsi da lei, perché c'è un cordone ombelicale che tiene uniti. Emigrare vuol dire quasi sempre tentare di migliorare la situazione economica della propria famiglia. Alcuni di noi sono venuti qui anche per motivo di studio.

Vent’anni fa, al mio arrivo in Italia, sono stato bombardato - da parte degli amici, delle famiglie, delle persone che incontravo - con tante domande come queste: "Come fate a stare cosi lontano dalla famiglia, siete cosi giovani?! Che rapporto avete con la famiglia? Come resistete a non vederla?” ecc. ecc. Era naturale che me le facessero, fanno parte della curiosità che prova chi incontra uno straniero. Per un africano, la risposta comune è: “Sono in Italia per cercare lavoro, per avere un futuro migliore, per aiutare la mia famiglia”.

Prima di tutto, bisogna tener presente che la tipica famiglia africana ha un nucleo familiare molto numeroso, anche a motivo della poligamia. Ma la poligamia in un contesto africano cosa vuol dire? Un uomo può avere più di una moglie per motivi diversi. Ad esempio: per avere un figlio maschio che sarà l'erede, e se è un re per la continuità del regno. Si possono anche avere tanti figli con una moglie sola, ma uno deve essere maschio.

I genitori africani non pensano al peso dei figli perché hanno un concetto diverso della famiglia: avere più figli vuol dire la gioia, la sicurezza per il futuro, si pensa che anche la vecchiaia sarà più tranquilla se ci sono figli e nipoti che possono prendersi cura dei genitori, dei nonni... Insomma, i figli sono un investimento, non necessariamente solo un investimento economico, ma anche e soprattutto affettivo.

In una famiglia africana i ruoli sono diversi.
Il padre è il responsabile di tutto il nucleo familiare. La moglie dipende completamente dal marito e dalla famiglia in cui è entrata a fare parte con il matrimonio, il suo compito è badare alla casa e all'educazione dei figli. Se non viene obbedita, riferirà al marito il quale cercherà di parlare e riprendere i figli. Quando i primi figli saranno cresciuti saranno loro ad aiutare la madre ad allevare i fratellini.

Il primogenito o comunque il primo figlio maschio assumerà il ruolo di capo famiglia nei confronti dei fratelli in caso della morte dei genitori. Per poter fare questo il padre lo porterà sempre con sé, lo metterà al corrente dei problemi, gli insegnerà tutti gli usi e le tradizioni che riguardano la famiglia e ne sarà il garante. In Nigeria è in uso che sarà lui a ricevere dal padre la benedizione prima della morte.

Ogni figlio deve rispettare e obbedire prima di tutto agli "anziani" della famiglia, ai quali deve il massimo rispetto, fino ai genitori e ai fratelli maggiori. Tante volte sentiamo delle affermazione come: "Questi africani arrivano qui con tante difficoltà, e si permettono di fare quattro o cinque figli: ma sono pazzi!". Un africano non si sente realizzato nella vita senza uno o più figli. Infatti, in certe culture africane, non è un tabù per una donna avere dei figli senza avere un marito. A volte una donna senza figli viene considerata come un ramo secco…

Ma la famiglia africana che vive nel proprio Paese sa veramente come vivono i connazionali qui in Italia? Perché qualcuno spaccia la droga, qualcuna si prostituisce? Per soddisfare l'esigenza della famiglia siamo disposti a tutto. La responsabilità e il legame con la famiglia a volte ci spinge ad entrare nell'illegalità e anche nell'immoralità. Quasi sempre la famiglia non ci chiede che mestiere facciamo per vivere e noi non lo diciamo mai. Ma per una famiglia tipica africana, è un disonore scoprire che i figli praticano queste cose illecite.



IL MATRIMONIO…

Come in tutte le culture, la famiglia inizia con il matrimonio.
Una domanda che può nascere negli italiani è anche questa: “Gli uomini africani vanno spesso nel loro Paese per sposarsi, mentre ci sono tante connazionali in Italia e raramente si sposano con le donne italiane. Come mai questo?”.
La famiglia in questo caso gioca un ruolo importantissimo. Nella cultura africana, è principalmente la famiglia che segnala e sceglie - per il ragazzo che raggiunge l'età di sposarsi - la donna che potrebbe andare bene per lui, basandosi sulla conoscenza della famiglia di lei. Certo, a volte è il ragazzo stesso che segnala alla famiglia la ragazza che lui intende sposare, ma comunque questa è sempre una decisione che prende non solo lui ma tutta la famiglia.

Anche grazie al fatto di abitare frequentemente molto lontani l’uno dall’altra, il fidanzamento in genere non dura a lungo e qualche volta la coppia non si frequenta neanche prima di sposarsi. Abitualmente, si vuole sposare qualcuno che abbia le identiche proprie usanze, cioè donne e uomini dello stesso Paese.

Sulla base di questo, in una famiglia africana la questione del divorzio o separazione non esiste quasi mai, perché separarsi significa separare le due famiglie e ciò è un disonore. In questo caso, le rispettive famiglie si uniscono per trovare una soluzione al matrimonio in crisi.

Le donne non sono tanto vincolate a questa usanza come gli uomini, infatti esistono diversi matrimoni con italiani. Possono sposarsi con chi vogliono, ma sempre senza dimenticare il legame con la famiglia di origine, che deve dare la propria benedizione al matrimonio.



…E LA COMUNITÀ

Per quanto riguarda la comunità africana, sicuramente qualcuno si sarà chiesto come mai ci sono tante comunità e sotto-comunità. Bella domanda. C'è un detto africano che dice: “Non esisto io ma tutti noi”. In famiglia, fin da quando eravamo piccoli, i nostri genitori ci hanno insegnato il senso della comunità. Questo è un valore della nostra cultura e fa parte del nostro bagaglio di avventura anche quando ci troviamo in Europa, dove prevale l'individualismo. Cerchiamo la comunità non solo per incontrarci, per raccontarci la nostra vita o conoscerci meglio o aiutarci, ma anche per tenere viva la nostra cultura.

Il senso del gruppo è così forte che la persona non conta in quanto individuo ma solo in quanto membro di un gruppo. Ogni atto compiuto da un membro può essere motivo di orgoglio o di vergogna per tutta la famiglia. Il tentativo di affermare la propria individualità è considerato un desiderio di prevaricare gli altri, una mancanza di rispetto. Ciò che si deve perseguire non è il vantaggio personale ma l'interesse di tutta la famiglia, anche a spese di altre famiglie…

Questa è la famiglia e la comunità africana. Sicuramente farete fatica a capire certi nostri comportamenti, atteggiamenti, usanze, ragionamenti, rapporti ecc. Io spero che dopo questo incontro possiamo conoscerci meglio e sarà facilitata la convivenza, che a volte sembra irraggiungibile.
Grazie.

Kenneth Ilonwa
Torino, Missioni Consolata

This website uses cookies. By using our website you consent to all cookies in accordance with our Cookie Policy. Click here for more info

Ok