Incontro con Padre Witold – Caritas Georgia

Publish date 11-08-2012

by Redazione Sermig

Arsenale della Pace, 20 ottobre 2010 - Sono molto felice di tornare dopo anni, a Torino, al Sermig, per incontrare e ringraziare Ernesto Olivero e i suoi amici che hanno sempre a cuore la situazione della Georgia.

volantino raccolta alimentari per Georgia: formato A4 - formato A5



Padre WitoldDall'epoca della guerra del 2008 ci avete aiutato moltissimo con l'invio di alimentari, vestiario, macchinari e donazioni. La Casa dei Bambini è stata completata grazie al Sermig: accoglie 300 ragazzi, di cui 34 in modo residenziale (il più piccolo ha sei anni), ha 10 laboratori. Per i bambini questa casa è diventata la casa della speranza, perché li ha allontanati dalla strada, dalla fame, dando loro un ambiente familiare. Nella Casa dei Bambini abbiamo fatto anche un centro per anziani, un luogo ricreativo dove possono trovare calore, affetto, cure mediche e cibo. Grazie a voi anche per la costruzione di parte della chiesa che tra breve cominceremo ad usare con la Chiesa Ortodossa con cui c'è un buon rapporto.

Vi voglio raccontare della situazione negli ultimi due anni. Dal tempo della guerra, la guerra che nessuno si aspettava (ma nessuno mai si aspetta una guerra), in pochissimi giorni sono arrivati a Tbilisi più di centomila profughi. La maggioranza erano donne con bambini e anziani. Persone che non avevano niente, senza documenti, vestiti, cibo, latte per i bambini. Tutta questa gente disperata, arrivata sovente a piedi dopo aver percorso distanze superiori a cento chilometri, dormiva per terra, nei giardini, ovunque. Era agosto e d'estate a Tbilisi fa molto caldo, anche 40 gradi.

La guerra è scoppiata tra un giovedì e venerdì e ricordo bene quando la domenica ci chiamò l'ambasciatore italiano, il quale chiese al Nunzio apostolico di andare nel quartiere di Isani dove c'era, abbandonato da anni, un vecchio ospedale militare dell'epoca sovietica, con una parte russa ed una georgiana.
Negli edifici che da anni erano lì, abbandonati, senza acqua, luce, fognature, senza un solo bagno funzionante, avevano messo duemila profughi. La gente dormiva per terra (per fortuna non era inverno), chi aveva un cartone era già fortunato. La gente, senza pane, acqua, sembrava impazzita; la maggior parte di loro aveva perso tutti i contatti con i familiari rimasti nei villaggi occupati dai russi per custodire quel poco che era rimasto: una casa, delle galline, una vacca, un maiale. Erano tutti contadini.
Girando in questo edificio, ricordo che entrammo in una stanza in cui anni prima c'erano i letti dell'ospedale, e lì vi abbiamo visto dodici persone, di tre famiglie diverse, che non si erano mai viste prima; nel muro c'erano tre chiodi, ad uno era appeso un sacchetto di plastica, al secondo una borsa di quelle che usano le donne per fare la spesa e al terzo un piccolo asciugamano: era tutto quello che possedevano quelle dodici persone.
Nel mio studio ho ancora una fotografia fatta da Pino Arietti, un giornalista italiano venuto quando era scoppiata la guerra, dove c'è una signora anziana seduta su una vecchia sedia che tiene tra le mani la chiave di casa. Era tutto quello che aveva, la sua vita.
Grazie all'aiuto del Sermig e di altri amici, abbiamo aperto presso l'ospedale la mensa per i profughi. La mensa offre 800 pasti caldi al giorno, servendo anche il pane, la pizza ed altri prodotti del nostro panificio. Quest'anno, all'inizio di luglio, abbiamo dovuto chiudere questa mensa, mentre quella di Tbilisi che funziona dal marzo del '95 per i poveri serve metà della gente: abbiamo dovuto dire dall'oggi al domani a centinaia di anziani che non gli avremmo più dato da mangiare.

Adesso la guerra è finita. Una parte dei profughi è tornata nei loro villaggi, la maggioranza non è tornata e non tornerà mai, perché i russi hanno occupato una parte del territorio dell'Ossezia. Non si parla più della guerra e delle sue conseguenze, dei profughi.

L'economia dopo la guerra non si è più ripresa. I prezzi in Georgia sono saliti molto, soprattutto la scorsa estate. Per esempio la Georgia importa il grano per la farina dall'Ucraina, dove lo scorso anno c'è stata una grande siccità che ha rovinato il raccolto con la conseguenza che un sacco di farina che pagavamo 32 Lari oggi lo paghiamo più di 50 Lari.
La maggior parte del popolo georgiano vive sotto la soglia della povertà: cosa mangia? Patate, riso, pane e grano saraceno (il costo al chilo è aumentato da 1,5/1,8 Lari a 5).
Uno stipendio medio è di circa 150 euro, lo Stato dà ad ogni profugo 30 Lari al mese, pari a 12 Euro, ma tenendo conto che 1 kg di patate costa 0,5 Euro, con 1 Euro si possono comprare al mercato 5 uova e che non è sufficiente 1 Euro per comprare 1kg di mele buone, come si può vivere? Inoltre la sanità è affidata ad assicurazioni mediche, ma se un anziano prende la pensione di 35 Euro al mese, come fa a curarsi? Se un profugo riceve 12 Euro al mese, cosa può fare? Se ha una malattia grave, per lui curarla è impossibile, comporta debiti insostenibili. Lo Stato ha aumentato le pensioni, ma i prezzi sono aumentati di più.

Mi trovo in grandi difficoltà perché per la prima volta, dopo 16 anni da quando sono direttore della Caritas Georgia, non riesco a trovare gli aiuti in cibo, denaro, farmaci, sufficienti per mandare avanti le mense, l'ospedale, la falegnameria, per aiutare a vivere.

Da diversi anni ci aiutava la CEI con i fondi destinati all'8 per mille. Qualche giorno fa ho ricevuto una lettera dal Comitato che gestisce questi fondi, annunciando che dal 2011 non riceveremo più nulla per la mensa e il poliambulatorio.

Durante la guerra e subito dopo la fine, si parlava molto della Georgia e ricevevamo molti aiuti, specialmente dall'Italia: Sermig, Caritas, la Chiesa Cattolica, associazioni e persone private. Adesso non si parla più della Georgia, anche se la situazione continua ad essere drammatica. Abbiamo molte richieste di aiuto, ma spesso non siamo in grado di dare risposte. Ci sarebbero ancora diversi bambini che chiedono di essere accolti nella Casa dei Bambini, ma non c'è più posto.

Sto bussando a tante porte, ma tutti mi dicono che non riescono ad aiutarci, la crisi economica mondiale sta interessando tutti.

Grazie ancora per quello che avete fatto per noi e quello che state facendo. Ci aiutate ad avere ancora speranza! 
Volantino Georgia 2010 fronte
Volantino Georgia 2010 retro

scarica volantino in pdf: formato A4 - formato A5

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