Il ciabattino va con le scarpe rotte

Publish date 15-08-2012

by Mauro Tabasso


Da oggi 25 maggio 2010 nei negozi il nuovo cd del Sermig, Mama. Testi di Ernesto Olivero, musiche di Mauro Tabasso. Frutto di olio di gomito e di un “dream-team” da far invidia a chiunque. Ma soprattutto, frutto di anni trascorsi a spalare il fango della vita.

di Mauro Tabasso
“Il ciabattino va con le scarpe rotte”: questo almeno dice un vecchio proverbio. Le sue non ha tempo di ripararle, perché se vuole mettere la pagnotta in tavola per i suoi figli deve continuamente accomodare le calzature altrui. Lo stesso, più o meno, facciamo noi al Laboratorio del Suono.

Il nostro piccolo studio, nato nel ’98 (sigh, è già dell’altro secolo…), lavora continuamente per terzi (per fortuna!!!): privati, discografia, cinema, teatro, televisione, ecc. L’Arsenale ha una famiglia numerosa e già solo mettere il pane in tavola per le sue migliaia di ospiti è un impegno. Di conseguenza i lavori (musicali) che facciamo per noi, per la casa, finiscono sempre all’ultimo posto, e passano sempre tra un buco e l’altro della nostra intensa programmazione lavorativa. Sarebbe a dire che quando il lavoro scarseggia o “salta”, facciamo qualcosa per noi, ripariamo le nostre scarpe.

Così ogni “nostro” disco, ogni opera musicale, ha veramente (almeno per noi) il sapore… del cuoio, della colla, del sudore e… beh fa un po’ schifo ma, sì… dei piedi, gli odori che un ciabattino è più o meno abituato a sentire tutti i giorni, quegli olezzi che ti brasano le mucose del naso e ne trasformano la superficie in un piccolo canyon di carta catramata. Non so se lo sapete, l’odore dei piedi è causato da due particolari acidi: l’acido caprilico e l’acido capronico (è la verità, giuro!). Insomma, roba da capre, che con noi (oltre all’acido) hanno certamente in comune il testone duro.

I piedi rappresentano, non solo simbolicamente, il nostro cammino. E se Aristotele (l’inventore dei sillogismi) non era un pistola, allora ogni nostro album rappresenta il frutto (buono o cattivo) di un piccolo cammino, di un’esperienza umana, prima di tutto, e poi lavorativa, quindi anche artistica. Ogni cd è un’avventura unica, frutto del lavoro di una squadra invisibile ma decisiva, e di questa squadra di cui Ernesto Olivero è presidente, ho l’onere più che l’onore di essere (diciamo così) l’allenatore, il tecnico, il “mister”, come lo chiamano adesso.

Il cd che presentiamo alla fine di questo mese (che sarà la colonna sonora dell’evento de L’Aquila del prossimo agosto e di quello che seguirà a Torino) ha goduto di una campagna acquisti che mi ha permesso di mettere insieme dei fuoriclasse, quasi un “dream-team”, gente in mezzo alla quale, non ho nessuna vergogna ad ammetterlo, io sfiguro, poiché sono assolutamente e di gran lunga il più scarso.

Penso a Toni Verona (Ala Bianca), una delle poche persone perbene del suo ambiente; Elio Rivagli che ha suonato con tutti i grandi (da Ramazzotti a Zero, da Baglioni a Fossati, da Mannoia a De Gregori, solo per citarne alcuni); Felice Reggio, che ha suonato niente meno che con Ray Charles, Chet Baker e Quincy Jones (understand?); Gilson Silveira, Lino Mei che ha una lettura a prima vista tale da poter suonare perfino le Pagine Gialle (sembrerebbero addirittura belle)…

Poi le voci: Fabrizio Voghera (Frate Lorenzo in “Giulietta e Romeo”, Frollo e Quasimodo in “Notre Dame de Paris”), Moses (Mosè ne “I dieci comandamenti”), Roberto Tiranti (Labyrinth, New Trolls, Ramsete ne “I dieci comandamenti”), Roberto “Bobo” Boggio (“Fratelli” di Soledad), Marco Sportelli (Teatro Regio di Torino), Lidia Schillaci (corista per Pausini, Ramazzotti, Max Pezzali), Roberta Bacciolo (corista per Zelig, Jovanotti, Caparezza, Giuliano Palma, Mike Patton, ecc.).

Alex  RollePenso ai nostri Serena e Marco che sono al loro primo cd e che quindi tengo a battesimo (più che il mister, “sugnu” il Padrino, ma non se deve sapere…). Penso agli amici dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Rai, Paolo Giolo e il suo quartetto, penso al compianto amico Alex Rolle (foto a destra),  e mi commuovo pensando a quanto era bravo. E poi penso e ripenso dandomi colpetti sul testone come fa Winnie Pooh: che ci fa tutta questa gente a suonare con me?

Mi viene voglia di andare in bagno, abbracciare la tazza del water e dedicarle un’appassionata “Non son degno di te”. Riuscirei a cantare perfino meglio di Pupo ed Emanuele Filiberto: “…Sono qui per gridare al mondo e a Dio: Bianca (la tazza, appunto), amore mio…”. Però, carina… Manderò il testo a Elio e le Storie Tese… Anzi, magari lo tengo da parte per il nostro prossimo cd (vuoi mai che andiamo a Sanremo…).




MAMA TOUR







This website uses cookies. By using our website you consent to all cookies in accordance with our Cookie Policy. Click here for more info

Ok