Ho dei fan

Publish date 15-08-2012

by Mauro Tabasso

Ma non c’è gloria senza responsabilità. La scoperta di avere dei sostenitori non distoglie l’autore dal pensare a tutti quelli che fanno fatica a vivere.

di MauroTabasso

 




A costo di sembrarvi auto-referenziale
… Ve lo devo proprio dire perché me la faccio addosso dall’incredulità: ho scoperto di avere niente po-po-po (sto balbettando…) popò di meno che un fan’s club. Pazzesco! Alcuni miei amici/allievi devoti hanno pubblicato su Facebook un po’ di materiale (foto, articoli) abilmente trafugato da una talpa nella redazione di codesto giornale, e con esso hanno costituito un piccolo club. Me l’hanno mostrato l’altro giorno perché manco sapevo di averlo, dal momento che non posseggo ancora un account personale sul social network più famoso del mondo.
Mi ha colpito molto sapere di avere dei fan, e non ho potuto fare a meno di pensarci su per qualche giorno. Ho fatto mille riflessioni e, tra le altre cose, mi sono chiesto di chi o cosa io sono fan. Beh, nel senso letterale della parola, di nessuno, men che meno di me stesso. Musicalmente amo troppi personaggi, impossibile elencarli. Amo l’uva e i suoi derivati, la pizza e la cioccolata; amo da morire il materasso, il cuscino e il piumone, gli strumenti con cui (salvo per i fachiri) si pratica il mio sport preferito: relax agonistico, disciplina che influisce beneficamente su corpo, spirito e umore, e che io pratico (da anni) troppo poco.
Ma cos’è un fan? Letteralmente, la parola è una contrazione dell’inglese fanatic, sostantivo che in italiano si traduce da solo e al quale viene comunemente attribuito un significato non esattamente nobile. Si dice di colui che ha una passione smisurata per qualcosa o qualcuno, un interesse che rasenta la fissazione. Viceversa, nel linguaggio corrente parlato e scritto, questo termine ha una sfumatura decisamente più virtuosa. Fan è colui che ama qualcosa o qualcuno, verso il quale volge simpatia, interesse, ammirazione, sostegno.
Sono certo che nessuno dei miei fan si strapperebbe un pelino della barba per me, ma sono altrettanto sicuro del loro apprezzamento nei confronti del mio lavoro. Questo, oltre ovviamente a farmi molto piacere, aggiunge, mio malgrado, un piccolo peso al senso di responsabilità che già porto sulle spalle, una cosa che sembra stia scomparendo dal mondo, ma con la quale chiunque svolga un’attività minimamente sociale (un artista, uno scrittore, un giornalista, un insegnante, un politico) dovrebbe fare bene i conti. Avere dei fan, dei supporter, significa che ci sono persone che nutrono aspettativa e che in un certo senso, oltre a sostenerti, ti aspettano al varco, alla prova dei fatti, e ciò dovrebbe dare slancio, spronare, incoraggiare a fare sempre meglio, sempre di più, anche con i propri limiti.
Non ve l’ho detto prima, ma io sono un accanito sostenitore, veramente fanatico, di tutte quelle persone che in questi anni fanno fatica a vivere. Quelle persone che a dispetto del mondo, si alzano ogni mattina, indossano la loro armatura arrugginita e scendono in campo a combattere la loro epica battaglia quotidiana, anche sapendo che il capo reparto sta per metterli in mobilità, in cassa integrazione, o peggio che di lì a un mese perderanno il lavoro; quelle persone che sono in ritardo con l’affitto perché hanno pagato la rata dell’apparecchio per i denti del figlio; quelle persone che aspettano un bonifico da chissà chi e alle quali la banca telefona ogni giorno non proprio gentilmente; quelle persone che vivono con 500 euro al mese di pensione e il 15 del mese sono già a secco; quelle persone che ad Haiti come a L’Aquila hanno perso casa, lavoro e affetti in un baleno, ma anche le persone come quel bambino estratto vivo dalle macerie dopo tre settimane, proprio ad Haiti; quelle persone che in barba al mondo non vogliono proprio saperne di morire perché amano troppo la vita, e quelle persone che invece vorrebbero morire perché la vita è diventata per loro troppo dura da reggere.
Ecco, sono decisamente un fan di tutte queste persone. E anche se il mio lavoro - fare musica - non potrà mai sfamarle, curarle, riscaldarle, io cercherò ugualmente di farlo sempre meglio, con più grinta, con più volontà, con più puntiglio, con più attenzione, nella speranza che possa rendere loro più bella, più gioiosa e sopportabile la vita. Lo farò anche grazie a voi e ai miei fan (pazzesco proprio!) che, ne sono certo, mi sosterranno.
Mauro Tabasso

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