Fame d’armi

Publish date 14-08-2012

by Aldo Maria Valli

di Aldo Maria Valli - Dall’Africa alla Cina nell’ultimo quinquennio i governi non hanno badato a spese per ampliare i propri arsenali.

  Nel bel mezzo della crisi economica mondiale c’è un settore che, a quanto pare, non ne risente affatto. Riguarda, purtroppo, le importazioni di armamenti in Africa. Dati del Sipri di stoccolma, l’Istituto internazionale sulla pace, rivelano infatti che dal quinquennio 2002-2006 a quello 2007-2011 c’è stato un aumento di oltre il 53 per cento per quanto riguarda aerei, elicotteri, carri armati, autoblindo, pezzi d’artiglieria, sensori radar, sistemi di difesa aerea, missili e grandi navi da guerra. Considerato che il volume totale di trasferimenti per questo settore è di 128.343 milioni di dollari, l’Africa, con una quota di 13.329 milioni di dollari sale così al 10 per cento, guadagnando quasi due punti. A quanto risulta, l’aumento è dovuto soprattutto agli acquisti di armi avvenuti nei Paesi del Nord Africa (da 5.099 milioni di dollari a 8.722, pari a oltre il 70 per cento in più), mentre per l’Africa Sub-sahariana la crescita è stata del 29 per cento (da 3.561 a 4.607 milioni di dollari).

Paese leader, in questa classifica, è il Marocco, con un più 443 per cento rispetto al quinquennio 2002-2006. Nel solo 2011 il governo di Rabat ha importato armi per un valore complessivo di 1.558 milioni di dollari. Tra gli acquisti figurano sedici aerei da combattimento F16, di fabbricazione Usa, ventisette aerei Mf 2000 dalla Francia e una fregata dall’Olanda. È in ogni caso l’Algeria il Paese che spende di più: 4.644 milioni di dollari nel quinquennio, quattro volte tanto la spesa del periodo precedente (1.141 milioni di dollari), con la Russia come fornitore numero uno. Quanto all’Africa Sub-sahariana, il Sudafrica rappresenta il 41 per cento delle importazioni d’armi continentali, con un raddoppio della quota rispetto al periodo precedente. Se il Sudan fa registrare un calo, in forte crescita risultano invece la Nigeria (406 contro 86 milioni di dollari) e l’Uganda (334 rispetto ai 76 milioni di dollari del quinquennio precedente). Da segnalare la spesa della Guinea Equatoriale, rifornita di armamenti dall’Ucraina per 194 milioni di dollari e da Israele per 70.

Se poi estendiamo lo sguardo al mondo intero, lo studio ci dice che i trasferimenti di armi continuano a essere un affare redditizio e colossale, con una crescita del 24 per cento nel periodo 2007-2011 rispetto al quinquennio precedente. Se i primi esportatori, con una quota del 30 per cento, continuano a essere gli Stati Uniti, fa notizia la quota di importazioni raggiunta dalla regione Asia-Oceania, che rappresenta ormai il 44 per cento.

Cliente affamato di armi resta l’India, che da sola rappresenta il 10 per cento delle importazioni mondiali, con una crescita continua.

E la Cina? I dati disponibili dicono che il bilancio di Pechino destinato alla difesa è più che triplicato nell’ultimo decennio, passando dai 27,9 miliardi di dollari del 2000 ai 91,5 del 2012. Superflui sono i commenti se paragoniamo tutte queste cifre ai bilanci complessivi dei Paesi interessati e soprattutto a quanto essi destinano alle spese sociali.

 

L'Inviato – Rubrica di Nuovo Progetto

 

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