Dio c’è ma non sei tu... RILASSATI!

Publish date 31-08-2009

by Mauro Tabasso


Musica, umiltà e imponderabilità: tre parole che procedono insieme.

di Mauro Tabasso


Se non sapete disegnare non farete mai un ritratto passabile. Se non sapete tenere in mano una sgorbia non scolpirete mai il busto di Apollo. Ma se non sapete suonare uno strumento, potete sempre fischiare, oppure canticchiare, oppure perfino battere le mani sul fondo di una pentola e questo vi permetterà in qualche modo di esprimervi diciamo musicalmente.

Potreste anche scrivere una canzone destinata a fama e successo pur non sapendo che differenza c’è tra una chiave di violino e una chiave inglese (la seconda di solito è inox…), come è successo per esempio a Irving Berlin (foto), autore niente meno che di White Christmas (Bianco Natal). Già, perché tra tutte le arti, la musica è certamente quella dai costumi più facili, colei che si rivela e spesso si concede a destra e a manca, a belli e brutti, simpatici e antipatici, colti o ignoranti come un tapiro del Gabon.

A proposito di ignoranza… Mi informano che nel Gabon non ci sono tapiri… Ora, il fatto che la musica sia anche così leggera dovrebbe portare tutti, musicisti e non, a fare qualche riflessione. Primo, c’è da chiedersi perché questo ragionamento valga solo per l’arte dei suoni.
Secondo, perché coloro ai quali certe cose sono rivelate, sono spesso gli individui apparentemente meno adatti, né nobili d’animo, né prodi e/o valorosi. Terzo, per quelli come me, che si sono fatti un posteriore che va ben oltre i limiti di sagoma imposti, a volte questi fatti hanno l’autentico retrogusto dell’ingiustizia.

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Domande alle quali probabilmente non c’è risposta, ma la (mia) riflessione è questa: è l’arte che decide dove, come e a chi rivelarsi. Noi possiamo solo coltivare il talento, studiare con disciplina, applicarci con impegno, ma tutto questo potrebbe anche non giovare, quantomeno non nella misura desiderata e sperata.

La musica è ineffabile e decide lei in larga misura il da farsi e con chi. Lei è più forte, più grande, più potente, un po’ come il mare o la montagna. Pensi di saper scalare una vetta, ma la nebbia, il maltempo o un crepaccio ti sorprendono e tu voli di sotto. Pensi di saper andare in barca o di saper nuotare ma vieni sorpreso da una tempesta, o da un crampo del piffero e vai giù… Insomma, la musica è decisamente più grande di noi, e molte delle sue regole ci sono ancora sconosciute.

La seconda (mia) riflessione è una conseguenza della prima. Dovremmo tutti quanti avvicinarci alla musica con tanta, tanta più umiltà: chi la scrive, chi la suona e chi la ascolta. Chi la scrive perché non è lui ad averla scritta, ma lei ad essersi lasciata scrivere. Chi la suona perché anche se è virtuoso di uno strumento o di un registro vocale o della direzione, deve comunque mettersi a disposizione della creazione stessa, deve interpretarla, e inoltre deve riconoscenza a chi ha scritto e a coloro ai quali si è ispirato nella propria esecuzione. Chi ascolta perché troppo spesso dice di ascoltare ma in realtà non ha neanche installato il driver delle orecchie, perciò la periferica (le orecchie, appunto) non funziona correttamente, e l’interessato sente ma non ascolta. pausini.jpg
Laura Pausini in una recentissima intervista rilasciata ad un noto settimanale, chiamata ad esprimersi sui giovani partecipanti a “X-Factor” ed “Amici” termina l’intervista in questo modo: “Apprezzo le voci italiane uscite da questi ambiti… Però mi piacerebbe vedere un po’ più di educazione tra i ragazzi, sia come telespettatrice sia come loro collega: non sopporto la supponenza e la mancanza di umiltà che alcuni manifestano pur essendo così giovani”.
E pur non avendo io mai avuto una passione per la nostra cantante più famosa all’estero, non posso che essere totalmente, assolutamente d’accordo con lei. E voi?

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