Come Figaro

Publish date 15-12-2014

by Mauro Tabasso

di Mauro Tabasso - Come Figaro. (NP Dicembre 2013)

“Che bel mestiere fare il lattoniere: il lattoniere di qualità, di qualità, di qualità!”.
Potrebbe essere la parodia del Barbiere di Siviglia, ma funzionerebbe ugualmente bene con... Che ne so, il Tranviere di Marsiglia, il Panettiere di Sicilia o il Giardiniere di Tessaglia.
BarbiereFigaro (non so se avete presente la storia) oltre ad essere un grandissimo intrallazzone-factotum-faccendiere-ficcanaso a fin di bene e al servizio del lieto fine (il matrimonio tra Rosina e il Conte di Almaviva), ha certamente un grande pregio: è davvero un barbiere di qualità, perché (come testimonia il suo cinguettare) ci mette veramente dell'entusiasmo. Tutti lo chiamano, tutti lo vogliono, tutti lo cercano; si capisce che è felice.
Va bene, è una storia romantica, un film dove finisce tutto bene, non in malora come spesso accade nella realtà, quando i due non si sposano perché litigano a causa di quel/la fidanzato/a a cui davano i bacini nell'intervallo delle scuole elementari; quel povero Cristo del barbiere non può fare lo shampoo perché gli si è rotto il boiler; ha lavato il pavimento e il postino scivolando si è lussato un orecchio; il commercialista ha preso una cantonata e lui attende un controllo della Finanza; il personale è fuori di sé perché l'inquilina del piano di sopra ha ricevuto in dono dal nonno di Heidi un paio di zoccoli con i quali si esercita sei ore al giorno a ballare il tip-tap; il marciapiede è rotto a causa dei lavori in corso e lui deve parcheggiare in Kazakistan, venire a lavorare con la Trans-Siberiana e i mimimmi che gli ruotano a girandola. Magari mentre taglia i capelli non ha una gran voglia di cantare.
Al contrario Figaro cinguetta, ma a prescindere, anche se poi nella storia non gli va sempre tutto bene (come quando gli fregano la scala che lui e il Conte hanno utilizzato per introdursi nella camera di Rosina passando dalla finestra).
Negli anni del liceo, passavo le estati a fare vari lavoretti manuali, tanto per tirare su qualche soldo. Per mesi ho lavorato proprio con un lattoniere, anche se non amavo quell'attività. Spesso si era su una scala, o su un tetto, senza tante norme di sicurezza. Oggi queste cose (giustamente) non si possono più fare.
Ma nonostante tutto, ricordo che svolgevo i lavori che mi assegnavano sempre con grande puntiglio, con pignoleria, con impegno. Mi piaceva e mi gratificava che non solo il mio datore di lavoro ma anche il committente mi apprezzassero. Rossini
In quello somigliavo a Figaro. Mettevo comunque e sempre passione in quello che facevo, anche se non era ciò che desideravo fare, e accettavo di buon grado quello e altri lavori perché rappresentavano un passaggio, uno strumento per realizzare il mio sogno: fare ciò che faccio oggi. Questo non ha comunque risolto tutti i miei problemi. Faccio fatica come tanti a pagare le bollette, la rata del mutuo, ma visti i tempi credo che farei ugualmente fatica se facessi qualsiasi altro mestiere. E quando le cose vanno male, penso a Figaro e a Rossini, per me uno dei più grandi geni della musica di tutti i tempi.
La “prima” del Barbiere di Siviglia (non so se lo sapete) fu un fiasco clamoroso, abissale, tuttavia il compositore non si diede per vinto, e poco per volta la sua opera guadagnò consensi prima timidi, poi inarrestabili fino a diventare quel capolavoro assoluto che è oggi. Passione, entusiasmo, gratitudine, tenacia e speranza, ecco ciò che vedo quando sento Figaro cinguettare.
E, per la cronaca, l'Inno del Lattoniere citato all'inizio era davvero il nostro canto spiritoso e scaramantico quando salivamo sui tetti. Mettere passione in quello che facciamo, anche se non ci piace, è ciò fa di noi un valore aggiunto, una persona speciale, necessaria e insostituibile non solo per il nostro datore di lavoro o per le persone che amiamo, ma soprattutto per noi stessi.

 
DIAPASON – Rubrica di Nuovo Progetto

Il suono del silenzio spazza via il chiasso che stordisce.

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