Brasile: Il Sermig dal presidente Lula

Publish date 31-08-2009

by Mauro Tabasso


“Vedrò di venire a Torino a metà ottobre di quest’anno”…
con questa promessa e risposta positiva all’invito di Ernesto Olivero si è raggiunto il momento più emozionante dell’incontro del Sermig con il presidente della Repubblica Brasiliana Ignazio Luis Lula da Silva a Brasilia il 13 maggio 2003.

Carlo Degiacomi

Un incontro durato un'ora e mezza con un obiettivo preciso: la presentazione al Presidente Lula del documento "Ridisegniamo il mondo partendo dai giovani e dalla pace" frutto del primo Mondiale dei giovani della Pace organizzato a Torino il 5 ottobre 2002. E poi alla faccia di ogni protocollo foto con il presidente, domande fuori dal microfono ufficiale, scambi di abbracci e d'intesa.
Un Ernesto Olivero determinato ma anche commosso per l'attenzione di un uomo di cui ci si può fidare. Proprio così ha detto: "mi sembra un uomo buono, vicino ai poveri, vicino agli umili e alle persone a cui si vuole bene ci si da del tu", i giovani hanno bisogno di persone di cui fidarsi e mi pare che nei due personaggi abbiamo qualcuno che, ciascuno a suo modo e con diverse responsabilità, parlano la stessa lingua.
Il traduttore ufficiale e appassionato è una terza grande persona che Ernesto chiama il suo maestro: don Luciano Mendes de Almeida, ex presidente della conferenza episcopale brasiliana. "Abbiamo due strade davanti: la strada dell'odio o la strada della giustizia. L'uomo che usa saggezza sceglie la strada della giustizia, la sola che può portare alla pace" spiega Olivero e gli risponde Lula: "La lotta per la pace non è solo contro la guerra, ma l'impegno in prima persona contro la mortalità infantile, contro l'analfabetismo, la fame e contro la povertà."
L'incontro è con un folto gruppo di giovani ed è a loro che si rivolge il presidente del Brasile perché sa anche che operano all'interno dell'Arsenale della pace, non si fermano di fronte alle difficoltà, ma coltivano dentro di sé la speranza di un mondo di dialogo e senza fame. L'Arsenale di Torino ha poi un suo "gemello" a San Paolo: si chiama l'Arsenale della Speranza che offre ogni giorno settemila risposte di aiuto concreto: accoglienza notturna, pasti serviti, avviamento al lavoro, cure mediche…
Di fronte ad un esempio così importante, il più grande nel suo paese, Lula non può non parlare di "questo esempio eccezionale" e sperare che sia seguito da molti giovani. Con la sua voce roca parla dell'importanza dell'impegno dei giovani: "Non dite mai che non amate la politica, perché chi non ama la politica è comunque governato da chi la ama. E se quelli che amano la politica sono i cattivi, la maggior parte della gente buona sarà governata da quella malvagia. E anche quando vi trovate in momenti di sfiducia totale, quando niente va bene, nessun partito politico, nessun candidato vi sembra andare bene, anche allora non perdete l'amore per la politica. Perché il politico perfetto che desiderate non è dentro gli altri, ma è dentro di voi."
E poi l'impegno a portare i temi del documento dei Giovani della pace all'incontro dei grandi a Evian in Francia ai primi di giugno. Nell'incontro come al solito un pirotecnico Ernesto riesce a consegnare omaggi anche alla moglie di Lula, donna Marisa, ma soprattutto a insignire Lula del titolo di Artigiano della Pace (che era in precedenza stato consegnato al Papa, a Norberto Bobbio…), a offrire a tutti due splendide canzoni eseguite da Nair, una cantante con una voce solare: i testi sono di Ernesto, le musiche di Mauro Tabasso… tra le parole "voglio la pace non solo per me…" Lula segue il testo in brasiliano sui fogli, chiede traduzioni a don Luciano; porta in mano il passaporto della pace del Sermig che Ernesto gli ha appena sporto con un sorriso divertito: "ne hai bisogno per venire in Italia… questo è il passaporto senza confini". Ci rivedremo in Italia.
E poi il quaderno di rito: Olivero tiene un diario alla rovescia, un quaderno su cui fa scrivere le persone che incontra e che gli piacciono, un quaderno che adesso contiene anche qualche pagina di Lula, una speranza per i giovani.
Entrando nell'Arsenale della speranza a San Paolo, l'impressione è di essere entrati in un campus universitario: pulizia, ordine, silenzio… e nello stesso tempo migliaia di persone che entrano e escono, che attendono in fila o seduti negli stanzoni, che fanno riunioni, che si lavano, che ricevono asciugamani e sapone, che hanno lì un armadietto tutto per loro (oltre 2000 armadietti!), che sanno che questa casa è per loro un riferimento, una risposta concreta. "Perché non dobbiamo dare il meglio ai poveri? Sono persone e vanno trattate come tali" dice Ernesto che chiama l'Arsenale brasiliano, con giusto orgoglio, "l'ottava meraviglia del mondo". Ecco un punto fondamentale del metodo del Sermig: alla mensa il cibo è perfetto, perché chi viene accolto deve trovarsi così bene da cominciare a coltivare in sé la speranza di poter uscire dalle proprie difficoltà… ed è di lì che inizia il percorso di trasformazione e di speranza. Coniugare presente e futuro, risposte immediate, con "utopie" raggiungibili e respiri ampi… è un esempio per gli interventi nel Sud del mondo su cui varrebbe la pena di discutere e di approfondire
Carlo Degiacomi

 

 

 

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