La vita dentro una scatola

Publish date 12-08-2022

by Marco Grossetti

Metto una sopra l'altra scatole piene di pannolini e di pannoloni, cercando di ottimizzare al massimo gli spazi. Riconosco a fatica e divido da una parte oppure dall'altra quelli destinati a chi è appena arrivato al mondo e quelli per chi è giunto all'ultima tappa della sua vita, ugualmente fragile e bisognoso di tutto.
Cerco l'incastro giusto, mentre attorno a me il rumore della pace riempie l'aria e quasi non sento la voce e le raccomandazioni della signora che mi passa la scatola appena finita che è ora di impilare in cima al mucchio.

Oramai da un mese centinaia di persone di ogni età, genere ed estrazione sociale, si ritrovano ogni giorno nel cortile dell'Arsenale della Pace. La luce passa dal tetto, attraverso un buco, suggestivo lascito di una bomba della seconda guerra mondiale, la densità per metro quadrato sembra quella di Shangai.
L'armata della pace lavora sino a quando non fa buio e ricomincia come se nulla fosse la mattina dopo: ognuno raggiunge spontaneamente la sua postazione e inizia a selezionare, inscatolare, imballare cose.

Quasi non riesco a muovermi, circondato da carrelli stracolmi di pasta, biscotti e generi alimentari di ogni tipo, sommerso da coperte, medicine e passeggini, ammucchiati un po’ dappertutto.
In ogni momento arrivano macchine e furgoni pieni di nuovi aiuti raccolti nelle scuole, nelle parrocchie, nelle associazioni. Fanno la coda per lasciare il loro contributo alla causa, mentre contemporaneamente dall'altra parte dell'Arsenale, un camion gigantesco viene caricato dei rifornimenti e parte diretto verso l'inferno per portare i primi soccorsi.
Al tavolo dietro di me si occupano della selezione dei prodotti sanitari e sembra tutto bellissimo. Poi penso che garze, disinfettanti e cerotti saranno usati per fasciare ferite vere.

Non la sbucciatura di un ginocchio del bambino che giocava a pallone.
È la guerra. Morte e distruzione. Cerco attorno con lo sguardo qualcosa da mettere nelle scatole per curare le ferite di una bimba che ha perso per sempre il suo papà, della mamma che non sa niente da giorni di suo figlio rimasto a combattere.
Devono avere un buco enorme nella pancia e non c'è niente che possa riempirlo.
Una ragazza mi passa un'altra scatola piena di pannolini da aggiungere in cima al mucchio.

Pochi mesi ancora e nascerà il mio primo figlio. Nella terra dove sono io, la vita è ancora così preziosa che si conta a settimane. Nella terra dove sono loro, si perde il conto dei vivi e dei morti. Di chi è rimasto e di chi è scappato.
Dei palazzi ancora interi e di quelli ridotti in macerie. Fa bene al cuore guardare quelle scatole piene di tutto, pronte a riempire la pancia di quelle povere vite che scappano dalla distruzione.

Proprio lì, dove i soccorritori si accalcano per costruire un piccolo pezzo di pace, arrivano anche i primi fuggitivi in cerca di un riparo.
Hanno gli occhi pieni di tristezza, non sanno se mai un giorno potranno tornare in quella che consideravano casa e riabbracciare quella che chiamavano famiglia, senza averne perso nessun componente. Penso al buco gigante che hanno dentro la pancia. Al freddo che ci passerà attraverso e ai mostri che usciranno per ingoiare ogni cosa. E il cuore fa di nuovo male.


Marco Grossetti
NP aprile 2022

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