La medaglia di Quattrocchi
Publish date 31-08-2009
Nello scorso mese di marzo è stata assegnata la medaglia d’oro al valor civile a Fabrizio Quattrocchi, vittima dell’odio in Iraq nell’aprile del 2004. Anche in onore dei tanti eroi anonimi mai ricordati.
Non c’è niente da fare, siamo italiani in ogni occasione che si presenta, anche in quella meno evidente: una volta individuata, non perdiamo tempo a imbracciare il lanciafiamme. Siamo così invisi alla ragione da non riuscire a comprendere il valore di un gesto, ultimo, comunque parte dello scommettersi con la vita, così intensamente da non rammaricarsi dei molteplici divenire svaniti in un sol colpo alla testa. Perché mai scandalizzarsi se a Quattrocchi è stata concessa la medaglia al valor civile? Sui quotidiani molti interventi mirati a screditare l’uomo, navigando su internet altre riflessioni a ruota libera che ne mettono in discussione la memoria. Destra e sinistra si scontrano per rivendicarne le stigmate, per ribadirne l’estraneità, per recidere ogni eventuale prossimità. |
Il lettore comune, quello non schierato ideologicamente, fin’anche politicamente, non portatore di valori talmente Alti da apparire inavvicinabili, incespica in non poche difficoltà comprensive per condividerne il giusto messaggio. Sono i giudizi categorici, quelli senza possibilità di appello, che obbligano a volgere lo sguardo dall’altra parte, e lo si fa sempre e comunque senza conoscere la storia personale di Quattrocchi, o di altri uomini destinati al macero. C’è un appiattimento e un cortocircuito della coscienza così strisciante da favorire la nascita di un’emozione che attimo dopo attimo diventa un sospiro banale. Perché negare all’uomo sul ciglio del baratro l’onore per il coraggio mostrato? In fin dei conti, non conosco alcuno che in procinto di morire non se la sia fatta addosso. È incredibile con quanta facilità e temerarietà innalziamo gli sguardi pieni di vergogna per un dubbio o per un dissenso, invece di chiederci dove sono finite le altre medaglie al valore che non sono mai state affidate ai famigliari dei tanti eroi in solitudine, denudati del ricordo nell’aver donato le proprie vite per salvarne altre, e questa volta prive di qualsivoglia cassa di risonanza. Vincenzo Andraous |