VALORI: Un pensiero forte

Publish date 31-08-2009

by Redazione Sermig


Il Fondatore del Sermig risponde al questionario sui valori del mensile NP, e ne commenta i risultati. Dai ricordi d’infanzia alla sapienza adulta di chi tocca con mano ogni giorno i dolori e le ingiustizie del mondo.

intervista a Ernesto Olivero


Se tu potessi cancellare questo mondo con un colpo di spugna e crearne uno nuovo, quali sono i cinque valori di cui lo doteresti?
L’affetto e la stima della famiglia, la ricerca di Dio, le stesse opportunità di vivere per tutti - in particolare per i bambini -, lo Stato di diritto e uno stile di vita in cui ognuno - singoli e istituzioni - scelgano la bontà.

Nella tua vita qual è il valore per cui ti sei speso di più?
Gli altri per me sono un valore assoluto. L’impegno che ho scelto nella mia vita è sempre rivolto alla persona, la vera risorsa dell’umanità.

Come ci sei arrivato?
Attraverso le situazioni: mi hanno fatto capire se pensavo a me o agli altri.

Ricordi un episodio che ti ha segnato?
Forse quando, piccolissimo, papà ha portato a casa un estraneo che si vedeva lontano un miglio che era un povero: ebbi la sensazione che averlo ospitato non fosse una cosa sbagliata.

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Dal 37,8% dei questionari è emerso il valore della giustizia, intesa quasi sempre come legalità e sicurezza. Una richiesta evidente da parte dei giovani verso lo Stato. Cosa ne pensi?
Vorrei dialogare con i giovani che hanno dato questa risposta, per capirla meglio. Io ho sempre desiderato uno Stato di diritto che difenda i deboli e sia severo verso chi infrange la legge; che ti permetta di circolare sia di giorno che di notte senza aver paura, perché sai che la legge ti protegge a qualunque ora. Mio padre mi ha inculcato la convinzione che se per caso avessi avuto bisogno di qualcosa ed avessi incontrato uno spazzino, o un qualunque altro uomo dello Stato, ero al sicuro, perché lui mi avrebbe aiutato. Mi sono reso conto quasi subito che non è così, ma continua a doverlo essere nella mia testa. Il rischio però, molte volte, è che la nostra richiesta di giustizia sia l’anticamera del razzismo.

Al primo posto è risultata l’amicizia. Comprensibile nella fascia d’età 14-18 anni…
Sì, ma potrebbe esprimere quel bisogno di sicurezza di cui si è detto sopra. L’amicizia per me esiste quando io divento amico di qualcuno per donare all’altro, per amare l’altro, per proteggerlo. Se invece la intendo nel senso che così io sono al sicuro, sono più forte, lui mi aiuta… è l’opposto della vera amicizia. L’amicizia è dare, non ricevere. Poi può anche capitare che si riceva.

Tu dici sempre che “ognuno ha gli amici che si merita”.
Perché generalmente vale il detto “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”. Io amo i giovani. Perciò dico sempre loro che scegliere come amici persone simili a noi è sbagliato; bisogna scegliere i propri contrari. Uno inizia a maturare quando cerca la critica, quando cerca chi lo contesta, non chi lo avalla. La ricerca di chi è simile a me è un segno di puerilità, sottintende un “Dimmi che sono bravo”. Troverai tanta gente che ti dice che sei bravo, ma mentre dice questo magari pensa male di te. E comunque non ti aiuta a crescere.
Al secondo posto è stata scelta la libertà. Dove ci dovrebbe portare, “in un mondo nuovo”?
Libertà per me è conoscere le profondità del bene per poi sceglierle, conoscere gli errori della storia per evitare i propri. La libertà non abbinata alla saggezza invece diventa un fattore negativo, perché mi porta solo a fare quello che il mio istinto mi suggerisce, e spesso non è il meglio.

Una libertà che chiede riflessione, uno dei valori meno gettonati.
La riflessione per me è al primo posto: dobbiamo imparare a pensare e trovare qualcuno che ci aiuti a farlo, gente tosta, di grande civiltà ed esperienza. E aggiungerei l’umiltà: sapere di non sapere ci spinge a cercare. Chi è libero davvero non ha paura di cercare consiglio. Allora il nostro pensiero diventa forte.

Una ragazza di 15 anni ha scritto: “Non ce la faccio più, vita di m…”. Se tu ce l’avessi davanti, cosa le diresti?
Cercherei di capire se è una ragazza che ha sofferto, l’ascolterei. Tra le persone più belle in assoluto che ho conosciuto ci sono persone che hanno sofferto. Della sofferenza ho un rispetto immenso: a chiunque di noi, quando abbiamo mal di testa o mal di pancia, sembra di morire - e parlo di mali piccoli. Immaginiamoci se qualcuno ha un male pesante da portare… Io, davanti alla sofferenza, taccio.

Se invece non fosse questo il motivo della frase, chiederei a chi l’ha scritta: “Che televisione guardi? Cosa leggi, o cosa non leggi?”.
Il modello di oggi è che tutto è lecito in base al tuo istinto. Così tu, se desideri questo tipo di vita e per qualche motivo non riesci ad ottenerla, rischi di arrivare a dire una frase del genere (non mi riferisco a questa ragazza, ovviamente, perché non la conosco).

Tra i cinque valori al top c’è la famiglia. Ti stupisce?
Non mi stupisce affatto. Ma bisogna precisare se si intende la famiglia come un rifugio sicuro o come un luogo di crescita sicuro. Il valore per me è la seconda. Ma oggi la famiglia, generalmente, non viene preparata ad essere un luogo di crescita. Se la famiglia fosse seria, per esempio, non permetterebbe ai bambini di vedere certi programmi televisivi. Non perché sono male in sé, ma perché li portano ad interessarsi solo di stupidaggini.
Un altro dato che mi preoccupa è il fatto che la più alta percentuale di episodi di violenza capitano all’interno della famiglia.

Ci sono altri valori fondamentali per il Sermig?
Fra tanti, il “valore di un minuto”: in un minuto, se vuoi, puoi far felice una persona.

A cura della Redazione
da Nuovo Progetto gennaio 2009
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