Tornare indietro per andare avanti

Publish date 31-08-2009

by Redazione Sermig

In prima pagina per tristi episodi di cronaca. Difficile trovare il bandolo della matassa. Bisogna tornare indietro da indifferenza, edonismo e rifiuto delle diversità...

di Ernesto Olivero
Nelle cronache degli ultimi giorni tengono banco i commenti dei sociologi e degli esperti su due fatti che mettono in mostra le difficoltà del nostro sistema educativo: il video fatto girare su internet del ragazzo maltrattato da alcuni suoi compagni di classe e le avances di una insegnante verso alcuni allievi minorenni. Ancora una volta mi viene da pensare che chi semina vento raccoglie tempesta. Ma quando la tempesta arriva davvero chi si prende la responsabilità di correre al riparo, di trovare i rimedi opportuni?

Una volta trovati i colpevoli siamo tutti bravi a scandalizzarci, a puntare il dito, a bollare, a criticare, ma poi non cambia niente, tutto prosegue come prima, più di prima, peggio di prima. Ho ancora sullo stomaco dei bocconi amari che, a distanza di tempo, non riesco a digerire. Quando alcuni anni fa avevamo presentato i risultati di un nostro sondaggio sui giovani, ero certo che le autorità politiche e religiose, i movimenti e le associazioni, le persone attive e impegnate nel sociale, una volta preso atto di questi dati che evidenziavano una situazione giovanile di sfiducia e senza orizzonti, si sarebbero dati da fare. Invece niente, nessuno ha aperto un confronto serio sulla questione giovanile.
I giovani “seri” che si vogliono impegnare non sempre trovano ascolto e visibilità. Quando nel duemila centomila giovani avevano invaso festosi il centro di Torino con l’obiettivo di incontrarsi, confrontarsi, sognare di cambiare il mondo, siccome non hanno spaccato vetrine e distrutto negozi, non hanno fatto notizia, le autorità e le istituzioni non sono entrate in un dialogo costruttivo con loro.

Da allora ad oggi la condizione di vita delle nuove generazioni si è aggravata, si è deteriorata, non solo nel nostro Paese. Penso ad esempio alle migliaia di giovani che popolano i campi profughi del Medio Oriente, ai giovani in rivolta – sopita, ma non placata – nelle banlieues parigine, ai bambini soldato, a quelli che muoiono di fame e di malnutrizione, ai giovani coinvolti nel clima di morte delle ideologie fondamentaliste, a quelli usati per il sesso e per l’espianto di organi.

Il mondo degli adulti, di quelli che contano, in politica, nelle imprese, nei media, nella cultura, ma anche di quelli che non contano, non si interessa sul serio dei giovani. In questa situazione, allora, chi ha l’autorevolezza di chiedere ai professori, ai maestri che, anche in situazioni difficili quando non impossibili, continuino a “essere custodi”, a prendersi cura dei loro allievi, a sentirsi responsabili della loro educazione? Chi aiuta sul serio le famiglie, i genitori ad avere una corretta attenzione, a manifestare una capacità di amore, a favorire una crescita equilibrata, a tirare fuori tutte le potenzialità dei loro figli?

Invece di aiutarti a diventare un cittadino libero e maturo, invece di offrirti opportunità di studio e di lavoro, lo Stato ti raddoppia lo spinello. Volgarità e satira a basso prezzo imperversano. A chi vive una vita “normale” sembra ormai di vivere da anormale. I modelli dominanti si riferiscono a concetti di libertà e diritti spinti all’estremo e distorti. Diventa difficile capire cosa succede, dove stiamo andando. La società degli adulti sta facendo di tutto per non farci ragionare.

La saggezza mi suggerisce che per andare avanti bisogna tornare indietro.
Tornare indietro dall’indifferenza, dall’edonismo, dal disprezzo e dal rifiuto delle diversità, dalla cultura del mostrare i muscoli in tutti i campi, dal calpestare gli altri per imporre le proprie convinzioni politiche e religiose, dall’odio e dalla violenza.
Andare avanti sulla strada della pace, della giustizia, del dialogo, della condivisione, della passione per la verità, della bontà disarmante, della commozione, per dare una risposta forte e non emotiva alle situazioni che ci interpellano. E sono tanti i ragazzi e le ragazze che “vanno avanti”, che vivono la propria vita come dono da non sciupare, anzi da valorizzare e da restituire.

Ernesto Olivero

This website uses cookies. By using our website you consent to all cookies in accordance with our Cookie Policy. Click here for more info

Ok