Tommaso: dalla rabbia alla solidarietà

Publish date 31-08-2009

by Redazione Sermig


Il tragico epilogo del rapimento del piccolo Tommaso ha indignato e commosso tutti. Lo sdegno per non rimanere sterile deve farci aprire gli occhi sulle tante violenze di cui siamo complici a motivo della nostra indifferenza.

Annamaria Gobbato

Nessuna pietà.

Un quotidiano intitolava così l’articolo di prima pagina sulla tragedia di Tommaso, 18 mesi, ucciso barbaramente dai suoi rapitori.
Nessuna pietà.
Ancora una volta lo sdegno, la rabbia, il furore impotente contro l’uno – o i tanti – uomini e donne malvagi, viziosi, perversi hanno trovato sfogo in queste due parole. L’uomo istintivamente vuol sconfiggere il male eliminando fisicamente chi lo compie in modo che fatti del genere non avvengano più. Mai più.
Ma nello sfogo, doveroso per chi ha il compito di denunciare il male e indispensabile a chi sta sulla croce, per non impazzire, per non sprofondare nel nulla, c’è anche il rischio di chiamarsi fuori.

Il malvagio, il perverso, il vizioso è sempre un altro, un mostro diverso da me, da noi, persone normali.
Ma il male non fa preferenze, si annida come una serpe addormentata nel cuore di tutti. Quando si lascia sfogo alla ricerca del piacere, del possesso, della potenza fini a se stessi si sveglia e morde. Non è tanto facile riaddormentarla, perché uccide velocemente solo gli estranei, mentre con chi la nutre agisce lentamente, con dolcezza, e solo la coscienza si accorge della sua presenza.
Ecco perché le nostre parole devono diventare pietre che le schiaccino la testa e roccia su cui ricostruire una casa, una società in cui l’uomo non sia più lupo per l’altro uomo.

Le parole devono diventare fatti.
A che serve piangere Tommaso, se fra qualche giorno, nelle vacanze pasquali, aerei in volo verso Paesi lontani dall’Occidente imbarcheranno persone ‘normali’ che pregustano già abbracci proibiti in case compiacenti dove per certe cose l’età non conta, anzi…
A che serve commuoversi per quella mamma inchiodata dal dolore se poi ignoriamo le mogli indifese che quotidianamente sono brutalizzate dai legittimi mariti?
A che serve? Noi italiani che crediamo di essere poveri possiamo scegliere tra centinaia di cibi diversi, indumenti diversi, scarpe diverse e ci lamentiamo ancora, mentre milioni di bimbi come Tommaso non mangiano da giorni.

E’ retorica questa? E’ demagogia? No, se alle parole seguono i fatti, se alla violenza preferiremo il rispetto, alla pancia piena e al portafogli pieno la sobrietà, se al potere che aliena l’amicizia vera opporremo il servizio che riempie la vita.
Io per prima ti chiedo perdono, Tommaso, per il fatto che piango su di te e non sui tuoi fratelli e sorelle africani ma anche italiani, rumeni, inglesi – anche a Londra ci sono bimbi che vivono nelle fogne! – russi, afgani …
Ti assicuro che d’ora in avanti penserò a te presente in tutti questi bambini immaginando di avere in casa mia una persona in più da inserire nel bilancio famigliare. Forse anche questo gesto potrà servire a uccidere la bestia, la morte “entrata nel mondo per invidia del diavolo”, in attesa dei nuovi Cieli e della nuova terra promessi da Gesù al buon ladrone, che Tommaso che ci ha preceduti ormai conosce già, come i tanti che stanno pregustando in Cielo l’abbraccio infinito di Dio.

Annamaria Gobbato

This website uses cookies. By using our website you consent to all cookies in accordance with our Cookie Policy. Click here for more info

Ok