Tensioni

Publish date 11-08-2012

by Gabriella Delpero

Di Gabriella Delpero - Le difficoltà nel rapporto tra genitori e figli si appianano con una grande disponibilità all’ascolto. Paolo è un bambino di 8 anni, che frequenta la 3° elementare con buoni risultati. Ha una sorellina di tre anni più piccola a cui è molto legato, è vivace e sportivo e da un anno fa parte di una squadra di calcio. Di solito è sereno e affettuoso con tutti, soprattutto con i nonni che da sempre lo accudiscono durante le ore in cui la mamma lavora. Non ha mai avuto problemi di salute e tutto pare funzionare bene in famiglia: il papà ha un lavoro che lo impegna molto, ma gli dà anche successo e gratificazioni; la mamma è una donna dinamica e ricca di interessi, che segue con attenzione i figli e ama trascorrere con loro il tempo lasciato libero dal suo impegno di educatrice in asilo-nido. Il problema è che da un po’ di tempo Paolo si mostra sempre più ansioso e spaventato: non vuole più rimanere solo in una stanza anche se in casa è presente qualcuno dei familiari, chiede con insistenza rassicurazioni sulla salute ed il benessere di tutti, si sveglia più volte ogni notte e corre nella stanza dei genitori supplicandoli di lasciarlo dormire con loro. Spesso al mattino lamenta improbabili disturbi intestinali e sembra molto preoccupato dall’idea di andare a scuola, dice che una delle maestre “ce l’ha con lui e lo sgrida sempre” e che i compagni non lo coinvolgono più nei giochi come in passato.

I genitori sono preoccupati per tutti questi cambiamenti, che giudicano negativi e privi di un motivo logico: la mamma sostiene che a Paolo “non manca proprio niente” ed il papà si mostra irritato e deluso per il comportamento del bambino, che giudica “capriccioso e viziato”. I nonni tendono invece a difenderlo, ma neanche loro riescono a darsi una spiegazione delle sue difficoltà, che li fanno soffrire e sentire impotenti. Tutti interrogano frequentemente Paolo sul perché della sua ansia o tristezza e davanti ai suoi ripetuti “non lo so” si convincono sempre più dell’assurdità di questi suoi sentimenti e lo accusano senza mezzi termini di avere problemi “immaginari”. La tensione in famiglia sale e Paolo è sempre più nervoso, scoppia a piangere per un nonnulla, spesso rifiuta di mangiare e si accanisce contro la sorellina, facendole continui e pesanti dispetti. Si è creato insomma un circolo vizioso, in cui le preoccupazioni dei genitori si trasformano in accuse e sospetti nei confronti del figlio e l’ansia del figlio si traduce in comportamenti infantili e regressivi che esasperano ancor più i genitori. Tutti paiono intrappolati in un circolo vizioso, che avvelena il clima familiare e rompe la relazione tra genitori e figlio. In situazioni come questa, mentre si indaga sulle possibili cause del disagio del bambino (che certamente vanno al più presto chiarite ed approfondite!) è fondamentale e urgente ristabilire una comunicazione efficace e rispettosa tra i vari membri della famiglia. Infatti molte difficoltà della vita quotidiana si trasformano in seri ed angosciosi problemi non tanto per la loro oggettiva gravità, quanto per le modalità con cui vengono affrontate e vissute dai diretti protagonisti. Spesso sono i sentimenti e gli stati d’animo negativi a sopraffarci, togliendoci lucidità e disponibilità ad aprirci agli altri con fiducia. Quindi è assolutamente indispensabile coltivare una grande capacità di ascolto, ascolto di se stessi e ascolto degli altri, ascolto dei propri sentimenti e di quelli degli altri. Dobbiamo desiderare che tutta la nostra persona sia animata dalla capacità di ascoltare. Ascoltare davvero è esserci per gli altri.

GENITORI E FIGLI – Rubrica di Nuovo Progetto
Gabriella Delpero - Neuro psichiatra infantile


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