Tempo libero “da” o “per”?

Publish date 22-09-2011

by Andrea Gotico


“Ci sono quelli che passano il tempo aspettando che il tempo passi”, si legge in uno spassoso racconto della serie “Don Camillo e Peppone” di Giovanni Guareschi che in tal modo definiva i “perditempo”, coloro cioè che non apprezzano questo impagabile dono della vita. La vita terrena coincide infatti col tempo.

... Vittorio Peri

 

Dura quanto il tempo, e finisce quando il tempo scompare. Possiamo accumulare tutto: denaro, oggetti, ricordi, perfino l'aria. Ma il tempo no, non possiamo metterlo da parte per quando non ne avremo più. Unico e irripetibile, si consuma con lo stesso ritmo con cui arriva. Sprecarlo è dunque una pazzia, perché è sprecare la vita stessa.

Ci sono due diversi modi di concepire e vivere il tempo.
C'è il tempo materiale, quantitativo, scandito dalle stagioni e dall'orologio. E' il tempo-chronos, uguale per tutti, anche se ciascuno ne riceve in misura diversa. Potremmo dire che il "chronos" è la cornice entro cui ciascuno dipinge il proprio quadro.
La cornice è il dono che Dio fa ad ognuno; il quadro è il dono che ognuno fa a Dio. Può contenere scene di vita o di morte, di pace o di guerra, colori luminosi oppure cupi.
Se trasmette messaggi di vita vuol dire che il tempo storico è diventato tempo di salvezza. Il "chronos" si è trasformato in "kairos"

E' questa la parola biblica che definisce l'altro modo di vivere il tempo. Non più contenitore materiale di cose più o meno caotiche, ma esperienza di grazia, come l'incontro della samaritana con Gesù, accanto al pozzo di Giacobbe.
Un'ora di sballo in discoteca è cronologicamente uguale a un'ora passata a curare un malato. Ma i contenuti sono diversi. Identico è il "chronos", ma il "kairos" è assai diverso.
Al termine della vita ricorderemo con gioia il tempo vissuto alla luce del Cristo, e arrossiremo del tempo vissuto male, o anche solo sprecato. Sarà importante non la quantità delle ore vissute, ma la qualità di ciò che avremo fatto.
Anche il "tempo libero" può costituire l'una o l'altra cosa. Se è vissuto soltanto come libero "da" qualcosa, di solito è sprecato. Se è invece inteso come libero "per", diventa preziosa occasione di gratuito servizio e di piena umanizzazione. Per questo il concilio raccomanda: "Il tempo libero sia impiegato per distendere lo spirito, per fortificare la sanità dell'anima e del corpo mediante attività e studi di libera scelta, mediante viaggi in altri paesi, mediante esercizi e manifestazioni sportive" (Gaudium et spes, 61).
Ancora una volta il tempo siamo noi, come scriveva il grande s. Agostino per il quale non si dovrebbe parlare di passato, presente e futuro. Questi tre tempi sono nel cuore e nella mente, ma non nella realtà, ove esiste solo il presente. Il passato non c'è infatti più e il futuro non c'è ancora. E' solo nel presente che possiamo parlare di passato e di futuro. Ed è il presente lo spazio in cui il futuro si trasforma in passato.
Ce n'è abbastanza per renderci conto di quanto sia importante il tempo che stiamo vivendo, qui e adesso. E' una moneta da spendere bene, in vista della vita che ci attende al di là di questa. Che poi non è un'altra vita, ma una vita altra da questa, quasi una continuazione di questa. In essa raccoglieremo infatti ciò che stiamo seminando, e incontreremo Colui per il quale stiamo vivendo.
E' importante allora tenere a mente ciò che leggiamo in una delle splendide lettere di s. Caterina da Siena: "Non aspettate il tempo, perché il tempo non aspetta voi".
Vittorio Peri

 

 

 

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