Rinuccia e Maria Teresa al Sermig

Publish date 17-11-2011

by Claudio Maria Picco

Finalmente libere dopo il lungo periodo del sequestro in Somalia, le due suore portano la loro testimonianza all’Arsenale della Pace.

di Claudio Maria Picco
Sono arrivate all’Arsenale della Pace accolte da un “Grazie” di luce, scritto per terra con tanti lumini rossi, attese e subito avvolte dalla commozione e da una intensa partecipazione dei presenti, convenuti per l’incontro di preghiera del martedì ancora una volta dedicato a loro.
Rinuccia Giraudo e Maria Teresa Olivero, suore del Movimento contemplativo missionario “P. De Foucauld” di Cuneo, erano state rapite in casa loro ad Elwak in Kenya il 9 novembre scorso e liberate dopo 102 giorni di prigionia a Mogadiscio in Somalia.
Inizio incontro in cortile
“Il Signore ci ha sostenuto e aiutato grazie alla preghiera di tutti” ha commentato suor Maria Teresa. I giovani del Sermig non avevano fatto mancare sostegno e amicizia marciando a migliaia per le strade di Torino la notte di capodanno con i loro nomi annodati al braccio, sotto lo slogan: “La pace è dialogo, camminiamo per Rinuccia e Maria Teresa”. Ieri sera tutti abbiamo rivisto quei momenti in un video proiettato su una delle pareti del cortile dell’Arsenale, abbiamo pregato per le situazioni di povertà, per le ingiustizie e ringraziato per le donne e gli uomini di buona volontà che se ne fanno carico.

In chiesa ci accoglie Ernesto Olivero: “Quando Rinuccia e Maria Teresa sono state rapite, immediatamente ci siamo messi in unità con loro e con la loro comunità. Mi auguro che ci sia un tempo in cui - se per caso dovessero capitare altri fatti del genere - immediatamente le moschee, le chiese, le sinagoghe radunino i loro fedeli, in modo che una preghiera salga al cielo. Non è ancora così, ma noi lo speriamo! Siamo felici che siate qui con noi perché vi vogliamo bene”.
Dopo la recita del salmo 23 – “Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla” - prende la parola suor Maria Teresa: “Siamo qui a testimoniare come il Signore in questa vicenda dei 102 giorni della nostra prigionia ci ha sostenuto e ci ha donato di fare una forte esperienza di comunione fraterna anche con tutti voi. [...] L’aspetto più forte che mi è rimasto nel cuore è stata una misura profonda di povertà che abbiamo sperimentato. Eravamo spogliate di tutto, non solo materialmente, non avevamo più bisogno di apparire, di difenderci... non c’era più niente. Questa esperienza ci ha purificato. [...] Abbiamo cercato di guardare ai nostri custodi armati, anche quando ci facevano soffrire, con un cuore buono... Cercavamo proprio di coltivare la purezza delle parole, dei pensieri, dei giudizi, perché questo aiutava loro e ci sanava dentro. [...] Quello che ci è successo non ci ha tolto Elwak dal cuore. Non provo in cuore nessuna delusione, nessun eroismo, nessun rancore. In questo momento sento una profonda riconoscenza per tutta la solidarietà che continuiamo a scoprire in questi giorni”.

Prosegue suor Rinuccia, ha l’aspetto di una donna minuta, ma lascia trasparire una serenità e una profondità a cui l’esperienza della prigionia ha dato spessore : “Vi saluto tutti con grande riconoscenza. Quando ci siamo trovate sulla macchina... abbiamo capito che non c’era più niente da fare... È stato come chiudere una porta. Non abbiamo più sentito il peso di quella violenza che avevamo subìto e ci siamo messe a pregare. Pregavamo solo a invocazioni perché non avevamo la forza di fare altro: Gesù confido in te, Gesù salvatore salvaci, Gesù provvedi, pensaci tu. [...] Quando siamo arrivate a Mogadiscio, chiuse in una stanza... abbiamo detto tantissimi rosari, la Madonna ci ha sostenute... Non abbiamo mai avuto un sentimento di ribellione o di odio verso questi nostri rapitori. Questa pace, l’assenza di sentimenti negativi verso le persone con cui abbiamo vissuto 102 giorni, nessuno fatica a credere che sia un miracolo. [...] Quando ripetevo le parole del salmo - il Signore è il mio pastore, non manco di nulla - mi dicevo: ma io non ho niente, non abbiamo più niente! Come posso dire non manco di nulla? Un giorno poi ci siamo ricordate delle parole di santa Teresa: chi possiede Dio ha tutto. Dio solo basta. E noi l’abbiamo sperimentato, avevamo una forza che ci stupiva. Dopo abbiamo capito perché... Voi e i vostri amici vi siete radunati più di una volta a pregare per noi e avete anche sofferto per noi.
In una situazione così, chi si lascia coinvolgere, per forza soffre! Anche adesso vedo che qualcuno di voi ha gli occhi lucidi, si asciuga le lacrime. Certo adesso sono lacrime di gioia, però sono nate da una grande sofferenza che abbiamo vissuto insieme...”.

Suor Rinuccia conclude: “Nella nostra prigionia, il Signore ha abitato con noi. Ma il Signore per abitare le vicende della nostra vita, le nostre gioie e le nostre sofferenze non ha bisogno che noi stiamo sempre a recitare preghiere. C’è un sottofondo, un clima di unità con il Signore che noi dobbiamo creare, questo ci salverà in qualsiasi situazione. Noi l’abbiamo proprio sperimentato”.
Rinuccia
Al momento della restituzione Ernesto Olivero ricorda la figura del card. Francois-Xavier Van Thuan imprigionato e torturato per anni dai Vietcong: “Era venuto qui diverse volte perché ci sentivamo figli suoi, ma lui si sentiva figlio dell’Arsenale. Non abbiamo mai sentito dire da lui qualcosa di brutto contro il regime che lo aveva imprigionato. Questo mi risuonava nel cuore mentre vi ascoltavo: non avete mai chiamati carcerieri gli uomini che vi tenevano prigioniere, li avete chiamati custodi”.

Don Fredo Olivero, fratello di suor Maria Teresa, ricorda i tanti momenti di tensione vissuti dai familiari e conclude l’incontro di preghiera, un incontro di rara intensità spirituale, impartendo la benedizione ai presenti.

Claudio Maria Picco


Testimonianza di Maria Teresa all'incontro di preghiera di martedì 17 marzo 2009

Testimonianza di Rinuccia all'incontro di preghiera di martedì 17 marzo 2009


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