Liberi di scegliere

Publish date 31-08-2009

by Carlo Degiacomi


Amartya K.Sen, premio Nobel per l’economia nel 1998 ha scritto alcuni libri collegati tra di loro nello sviluppo di una ricerca intorno ad economia, etica, libertà, valori, identità.

di Carlo Degiacomi

La ricerca di Amartya Sen
Desidero segnalare, in particolare, alcuni contributi di Amartya K.Sen che possono essere collocati nell’ambito di una guerra globale alla povertà all’inizio degli anni 2000.

Concreta lotta alla povertà
Filoni di pensiero che cercano di proporre sfide e buone pratiche in un mondo che cambia veloce e continuamente - scusate lo schematismo - ritengono che:- sia necessario trovare risorse da utilizzare per la lotta alla povertà. C’è chi ritiene che sia possibile riducendo i fondi utilizzati per le armi e la guerra, chi invece pensa ad una tassa internazionale sulle transazioni di speculazione monetaria (che certo poco hanno a che fare con il lavoro e lo sviluppo).

- sia soprattutto essenziale che gli investimenti siano utilizzata su vasca scala in capitale umano e in infrastrutture, (in coerenza con criteri sociali e politici, non solo in base a considerazioni di ordine economico). I soli trasferimenti di fondi verso le Nazioni più povere avrebbero un impatto molto limitato.

- sia utile riflettere soprattutto sul fatto che la maggior parte dei problemi che impediscono lo sviluppo economico dei Paesi poveri non deriva dall’economia globale in quanto tale e dal comportamento egoistico delle Nazioni ricche. È da attribuire soprattutto a come stanno le società di questi Paesi in termini di autoritarismo dei governi, corruzione, conflitti, basso livello di emancipazione femminile, ecc.

- sia indispensabile che arrivino risorse provenienti dall’esterno, ma solo se sono in grado di contribuire ad innescare veri cambiamenti interni, strutturali nello stato e nella società civile, capaci di offrire possibilità di sviluppo anche ai più poveri.

Economia e democrazia
In questo quadro Amartya Sen parla dell’idea della libertà come “capacitazione sociale”. Egli sostiene che lo sviluppo economico non può venire valutato senza un riferimento preciso al contributo che sanità e istruzione, libertà civili e politiche danno al benessere umano. Lo sviluppo è quindi da misurare in termini di grado di alfabetizzazione, possibilità di esprimersi liberamente, di votare e di essere liberi dalla paura della violenza o della persecuzione.

Investimenti in assistenza sanitaria e istruzione
Scrive Sen che lo sviluppo di un Paese può essere fatto avanzare nel modo migliore attraverso investimenti nell’assistenza sanitaria e nell’istruzione.
L’idea che esse siano beni di lusso che possono venire differiti finchè non si ottiene una crescita economica di base è del tutto sbagliata. “La democrazia – dice – è la migliore garanzia contro le carestie; nessuna democrazia compiuta ha mai conosciuto una carestia grave”.

Ci sono indicazioni interessanti quando si guarda ai flussi di aiuto provenienti dai Paesi ricchi che hanno davvero avuto risultati. Ciò è successo quando si sono richieste e sono state rispettate alcune condizioni basilari: sensate, graduali, importanti politiche sociali e economiche interne; insomma governi che dimostrano impegno e competenza nelle azioni a favore degli svantaggiati, a scambi di mercato. Ma ciò significa un mutamento di modelli nella spesa mondiale degli aiuti.
Ci sono esempi studiati recentemente che si chiamano Mozambico, Mali, Bangladesh, e altri. Aiuti efficienti ed efficaci contro la povertà potrebbero far uscire (dati Onu) 80 milioni di persone all’anno da una situazione di indigenza.

Nella premessa ad un suo libro tra quelli citati Sen scrive: “Ho evitato per tutta la vita di fare il consigliere delle ‘autorità’ tanto che non sono mai stato consulente di nessun governo e ho sempre preferito sottoporre i miei consigli e le mie critiche – per quello che valgono- all’opinione pubblica.”.

La libertà complessiva di una persona di perseguire il proprio benessere
La discussione che propone Amartya Sen è che la valutazione della diseguaglianza è strettamente legata a quella della valutazione della povertà; specie se si vede la povertà come il non appagamento di un livello minimo di capacità di base: la voglia e la capacità di cavarsela da soli, il desiderio di inserirsi come singolo nel mercato, di partecipare e influire sul mondo; insomma l’individuo come centro di azione.
Sen chiede di parlare di eguaglianza delle opportunità.

Quando Sen propone di valutare la diseguaglianza non solo in termini di reddito, ma come disuguaglianza di opportunità l’economista polemizza direttamente e duramente con chi pensa e sono tanti che intanto bisogna avere la pancia piena e non patire la fame, anche con qualche concessione all’autoritarismo, ai diritti, ecc. tutti valori che possono passare anche in secondo piano.

Mercato e valori
Scrive Stefano Zamagni,nell’introduzione al libro “La ricchezza della ragione”, che Sen sostiene che la sfera dell’economia, delle relazioni economiche non può essere regolata interamente dalla sole forze della competizione. Lo stato o la filantropia devono occuparsi di altri fini come quello della giustizia economica – sostengono i liberisti economici- il mercato non potrebbe e non dovrebbe farsi carico di questi valori. Sen non ha difficoltà a dimostrare gli errori di tale linea di pensiero.

Ad esempio la prima e la più rilevante delle conseguenze è che i risultati che scaturiscono dal processo di mercato così concepito potrebbero finire con l’erodere lo stesso zoccolo di valori su cui esso stesso di regge e senza i quali non può durare: onestà, la fiducia… Se il mercato non si pone il problema di soddisfare un qualche criterio di giustizia distributiva finisce con il perdere anche gli altri valori su cui si regge.

Il punto di arrivo del discorso di Sen è che vi è una pluralità di modelli di mercato, ognuno compatibile con una particolare cultura- intesa come sistema di valori condivisa da soggetti: la scelta del modello di mercato o della via che conduce ad un particolare modello di mercato è questione nobile per la scienza economica (anche se c’è chi lo nega) come è importante che sia una discussione democratica e partecipata in ogni paese.

Indice dello sviluppo: qualità non solo quantità
Ricorda Luciano Gallino: il ricorso a indici che misurino la qualità interna dello sviluppo e non solo le sue quantità apparenti sarebbe indispensabile. E’ stato proposto che si adotti l’Indice dello sviluppo umano (ISU) che è composto (anche se difficile da calcolare viste le varie dimensioni) da varie dimensioni: la speranza di vita dalla nascita, il tasso di alfabetizzazione degli adulti; la percentuale di iscritti a un dato livello di istruzione, ecc. Sarebbe eccessivo pretendere che un indice come l’ISU venga assunto come riferimento immediato, ma almeno fa ragionare su che cosa si vuole governare.

Per approfondire il pensiero di Amartya K. Sen:
La ricchezza della ragione (il Mulino)
Lo sviluppo è libertà. Perché non c’è crescita senza democrazia (Mondadori)
La diseguaglianza – un riesame critico (il Mulino)

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