Lettera da Valencia

Publish date 31-08-2009

by Aldo Maria Valli


Si è concluso domenica l’Incontro Mondiale delle Famiglie a Valencia. Aldo Maria Valli - vaticanista, caporedattore esteri del Tg3 e da anni collaboratore del nostro mensile Nuovo Progetto - ci ha inviato un commento “a caldo”.

di Aldo Maria Valli


Foto:Sir
La Città delle arti e delle scienze, nata dalla matita dell’architetto Calatrava, sembra un pezzo di futuro caduto a pochi passi dal Mediterraneo, e il sole di luglio rende abbacinante il bianco di questi edifici. Le famiglie arrivate a Valencia da ogni parte del mondo si aggirano un po’ sperdute. Così la scena acquista un significato simbolico: ecco papà, mamme e bambini in un mondo alieno, pensato per altri uomini e altre donne, un posto che ti lascia a bocca aperta per le linee ardite ma dove alla fine non c’è un vero punto di incontro.

Dopo la veglia del sabato sera le famigliole dormono qui, sotto le stelle, e quando papa Benedetto domenica mattina arriva per la messa la città futuribile si presenta come un condominio orizzontale, molto grande e molto cattolico: voci, canti, bandiere, panini, biberon, materassini, bottiglie, piatti di plastica, preghiere.

In prima fila, tra le autorità, il signor José Luis Rodriguez Zapatero non c’è. “La messa non è cosa che mi riguardi”, ha fatto sapere il primo ministro che ieri, quando ha accolto il Papa all’aeroporto e poi quando si è recato all’arcivescovado per l’incontro privato con Benedetto, ha ricevuto in omaggio dalle famigliole bordate di fischi forse poco evangelici ma eloquenti. Accanto ai reali di Spagna, per il governo sono presenti il ministro degli esteri Moratinos e quello della Giustizia, Lopez Aguilar. L’opposizione è rappresentata da Mariano Rajoy, ma la voce del Papa va ben oltre le prime file. Raggiunge anche i gruppi più lontani, che hanno trovato posto ai limiti della città futuribile, e per tutti è la voce di un padre che richiama verità in fondo elementari ma oggi rivoluzionarie rispetto alla mentalità dominante.

Nessuno a questo mondo basta a se stesso. La vita sociale non può essere organizzata come se esistessero solo interessi individuali. È nella famiglia che le nuove generazioni imparano la libertà responsabile e l’amore come dono di sé. E quando dice “famiglia” Benedetto precisa sempre che parla di quella fondata sul matrimonio indissolubile fra un uomo e una donna.

La televisione valenciana, che trasmette la messa in diretta, grazie a una telecamera che scorre su un cavo lunghissimo mostra dall’alto una folla sterminata. Un milione e mezzo di persone, dicono gli organizzatori. Impossibile verificare. Quel che è certo è che tutte le generazioni sono rappresentate. Neonati addormentati nella carrozzina accanto a nonnetti armati di sgabello pieghevole e cappellino anti-canicola, papà forzuti che tengono i pargoli sulle spalle e mamme impegnate a distribuire viveri e acqua. Tratti somatici e colore della pelle sono diversi, ma le famiglie alla fine si assomigliano tutte e si organizzano nello stesso modo.

Per molte scorgere il Papa è impossibile, tanto è lontano, laggiù sul palco bianco che si staglia di fronte ai palazzoni della periferia. Alle finestre molte bandiere con i colori del Vaticano e scritte di benvenuto, molto diverse da quelle apparse in questi giorni su alcuni balconi del centro storico: drappi bianchi con un triangolo rosso e la scritta, in valenciano, “Jo non t’espero”, io non ti aspetto, slogan scelto in contrapposizione a quello ufficiale, “Benedicto XVI te esperamos”.

I promotori della contestazione si sono organizzati via internet. Dicono che non si riconoscono in questo Papa e in questa Chiesa, contestano i costi sostenuti per l’organizzazione del congresso e sostengono che la Spagna laica e moderna difende un’idea di famiglia molto diversa da quella che ha in mente il Papa. Infatti, come contorno, sono state organizzate manifestazioni gay e sfilate di ciclisti nudi. “Provocazioni oltraggiose” le ha definite l’arcivescovo di Valencia, ma la risposta migliore in fondo è arrivata dalle famiglie stesse, approdate a centinaia di migliaia nella città futuribile e sempre sorridenti nonostante il caldo e la stanchezza.

Dopo la preghiera dell’Angelus il Papa annuncia che il prossimo congresso mondiale delle famiglie si terrà a Città del Messico nel 2009. Poi, dopo i saluti in francese, inglese e tedesco, un messaggio speciale per le famiglie italiane: “Cari amici, in ogni parte del mondo gli italiani sono stati sempre stimati per il loro forte legame alla famiglia e ai suoi valori. Auspico che questo patrimonio spirituale, morale e sociale, costantemente rinnovato alla luce della Parola di Dio e degli insegnamenti della Chiesa, possa essere difeso anche di fronte alle sfide dell’epoca attuale”.

Il Papa rivolge un pensiero al nostro Paese anche dall’aereo che lo riporta a Roma. Un telegramma per il presidente Napolitano: “Mentre ricordo con viva riconoscenza al Signore questa significativa esperienza spirituale, penso a coloro che anche in Italia con generosità e spirito di servizio operano per difendere la famiglia fondata sul matrimonio dalle molteplici insidie che ne minano la stabilità”.
Quando l’aereo del Papa solca il cielo di Valencia la fiumana delle famigliole cattoliche ancora defluisce dalla Città delle arti e delle scienze. Mai fatte tante confessioni, dice uno dei preti che hanno preso parte alla celebrazione eucaristica. Non so che cosa ne penserà l’architetto Calatrava, ma la sua città futuribile da oggi è un po’ più umana.

Aldo Maria Valli
Laboratorio famiglia

La meravigliosa realtà
del matrimonio indissolubile fra un uomo e una donna

“Nella cultura attuale si esalta molto spesso la libertà dell’individuo inteso come soggetto autonomo, come se esso si facesse da solo e bastasse a se stesso, al di fuori della sua relazione con gli altri come anche della sua responsabilità nei confronti degli altri. Si cerca di organizzare la vita sociale solo a partire da desideri soggettivi e mutevoli, senza riferimento alcuno a una verità oggettiva e previa come sono la dignità di ogni essere umano e i suoi doveri e diritti inalienabili al cui servizio deve mettersi ogni gruppo sociale”.
(…)
“L’affetto con il quale i nostri genitori ci accolsero e ci accompagnarono nei primi passi in questo mondo è come un segno e prolungamento sacramentale dell’amore benevolo di Dio dal quale veniamo. L’esperienza di essere accolti e amati da Dio e dai nostri genitori è il fondamento solido che favorisce sempre la crescita e lo sviluppo autentico dell’uomo e che tanto ci aiuta a maturare durante il cammino verso la verità e l’amore, come anche a uscire da noi stessi per entrare in comunione con gli altri e con Dio.
Per avanzare in questo cammino di maturità umana, la Chiesa ci insegna a rispettare e promuovere la meravigliosa realtà del matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna che è, inoltre, l’origine della famiglia. Per questo riconoscere e aiutare questa istituzione è uno dei più importanti servizi che si possono rendere oggi al bene comune e allo sviluppo autentico degli uomini e delle società, così come la migliore garanzia per assicurare la dignità, l’uguaglianza e la vera libertà della persona umana”.


Benedetto XVI,
dall'omelia della messa - domenica 9 luglio 2006
Ciudad de las artes y de las ciencias, Valencia







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