La Rabbia di Umberto

Publish date 14-08-2012

by Gabriella Delpero

di Gabriella Delpero - Due genitori di fronte alla ribellione del figlio. Un problema di sì e di no.
Mi telefona una madre disperata chiedendo di poter essere ricevuta al più presto per parlare dei terribili problemi che vive quotidianamente col figlio quindicenne – Umberto – che non va più a scuola, dorme fino a mezzogiorno, esce ogni pomeriggio con ragazzi a lei in gran parte sconosciuti e chiede continuamente soldi. La signora si presenta insieme al marito: entrambi si mostrano molto agitati e nervosi, esprimono subito grande preoccupazione per questo loro unico figlio, a cui dicono di aver dedicato tutta la loro esistenza e da cui ora si sentono minacciati e traditi. Umberto, infatti, non fa assolutamente nulla, non ha alcun interesse, non si è mai impegnato nello studio. Anzi, ora che ha terminato la scuola dell’obbligo e si è iscritto ad un istituto superiore, ha deciso di interrompere la frequenza delle lezioni dopo poche settimane, scegliendo di rimanere semplicemente a casa.
Ma anche qui non fa nulla: viene servito in tutto e per tutto dalla madre e pretende che ogni sua necessità sia soddisfatta al più presto e nei modi prescelti. Il peggio è che pare che i soldi non gli bastino mai: ne chiede di continuo, per la pizza, per il bowling, per le sigarette, per il vestiario (che deve essere rigorosamente firmato), per il cinema, per le ricariche del telefonino, per la discoteca, per le consumazioni al bar e per… pagare i debiti che regolarmente contrae con i coetanei più danarosi. Si ribella ad ogni tentativo dei genitori di mettere un limite alle sue richieste, ponendoli spesso davanti al fatto compiuto oppure minacciandoli: nel corso di una recente lite con la madre, Umberto ha preso un coltello dalla cucina e l’ha rivolto contro di lei per costringerla ad accogliere in casa alcuni suoi amici con i quali intendeva trascorrere il pomeriggio davanti al computer. La signora si è molto spaventata e ha ceduto, ma ora dice di non sentirsela più di andare avanti così: accusa il marito di essere troppo assente e debole nei confronti del ragazzo e trema per la rabbia e l’ansia. Chiedo se in passato non ci fossero mai state difficoltà nei rapporti con Umberto e allora viene fuori che sì, alcuni anni fa c’era già stato un tentativo di presa in carico di questi problemi da parte di uno specialista, ma era stato subito abbandonato: sia lei che il marito non ritenevano corretto ricevere domande circa le loro scelte educative, le loro abitudini, la loro vita personale e familiare, insomma i fatti loro. Per Umberto la libertà è identificata col proprio capriccio, la felicità con il divertimento e il denaro: il senso del limite e delle regole sembra un insulto alla sua dignità personale.
Tutto deve essere facile e dovuto, la fatica e il sacrificio sono esclusi dai suoi pensieri. Nessun progetto per il futuro, nessun desiderio, nessun sogno. è la vittoria del vuoto, del nulla: nulla di senso, nulla di valore. I genitori di Umberto hanno dato le dimissioni molto tempo fa, o forse non hanno mai pensato di doversi assumere un ruolo preciso. Diventare genitori è stato per loro semplicemente un evento naturale, un affare privato, nel quale non hanno mai ritenuto necessario mettersi in gioco in prima persona. Non si sono mai consapevolmente assunti responsabilità. Nessun intervento educativo, nessuna chiara presa di posizione, nessun conflitto affrontato e risolto. In tutti regna in fondo una grande povertà, una povertà non riconosciuta, una povertà neppure pensata. È proprio vero: “I poveri li abbiamo sempre con noi” (Mc 14,7; Mt 26,11; Gv 12,8).

GENITORI E FIGLI – Rubrica di Nuovo Progetto
Gabriella Delpero - Neuro psichiatra infantile

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