HAIFA: ritrovare fiducia

Publish date 31-08-2009

by Renato Rosso


Non per tutti l’ultima estate è stata tempo di riposo. C’è chi l’ha passata sotto i katiusha. Padre Renato Rosso, che opera nella parrocchia latina San Giuseppe e nella Carmel School di Haifa, ci racconta l’estate della sua gente.


di Renato Rosso


I danni della guerra a Haifa

Cari amici,
mi avete chiesto di raccontarvi come stiamo e quali strascichi ha lasciato per noi la triste estate di guerra che abbiamo attraversato. Difficile trasmettere quello che abbiamo vissuto… Come sempre, ci vorrà più tempo per ricostruire di quanto ne è occorso per distruggere.

Ogni tanto la sirena suonava ed allora ci si ritirava in un luogo della casa ritenuto più sicuro, si apriva la porta per permettere a chi passava per strada di entrare… e si attendeva, chiacchierando insieme. L’intensità del botto poi ci indicava la distanza: forte il colpo, il missile era caduto vicino; più debole, il missile era caduto lontano.

Solo alcune famiglie hanno utilizzato per un po’ di tempo il rifugio sotto la chiesa. Chi, tra i cristiani, ha potuto è andato a Gerusalemme o Betlemme da amici od istituzioni religiose. La città era semideserta ed anche le varie attività lavorative o commerciali sospese. La tensione si toccava con mano e al termine di ogni discorso si esprimeva il desiderio che tutto finisse in fretta.

Le nostre case, la chiesa e la scuola non hanno subito particolari danni, a parte molti vetri della nostra abitazione andati in frantumi a causa del missile caduto nel giardino tra noi e le suore del Rosario, confinanti con noi. Il Signore ci ha aiutato. Ripensare a queste cose, dopo parecchi giorni di calma, fa un certo effetto e ci spinge a qualche considerazione.

Guardare la nostra situazione non ci esimeva dal pensare alla situazione ben peggiore del confinante Libano, dove morte e distruzione sono state più pesanti. Ancora una volta, in modo particolare come cristiani, ci interroghiamo sulla inutilità e gravità della Guerra e sulla necessità che, soprattutto in questa regione, vengano risolti i problemi che sono alla radice del conflitto.

Ci domandiamo anche quando questa terra – chiamata Terra Santa – troverà la Pace, essa che ha dato ospitalità storica a tanti messaggeri e messaggi di Pace. Le tre grandi religioni monoteiste, che qui trovano il loro aggancio storico-teologico, riusciranno a dialogare più intensamente ed offrire soluzioni giuste di convivenza e di collaborazione? Sono considerazioni che facciamo insieme ai cristiani delle nostre comunità, mentre ci auguriamo che la tregua regga e che i promessi aiuti internazionali siano decisivi per mantenere la situazione sotto controllo.

Nel frattempo la situazione è tornata alla normalità; la nostra comunità parrocchiale ha ripreso le consuete attività ed anche la scuola sta programmando l’inizio di anno scolastico per i primi di settembre. Ma ci sono domande ben più importanti che ci obbligheranno a ricercare con altri delle risposte, difficili da trovare. Le case verranno ricostruite (c’è l’impegno del governo a tale proposito), le attività riprenderanno il loro corso; ma le ferite provocate dalla morte di una persona della famiglia chi le sanerà? La paura che si percepiva nelle persone, per quanto tempo rimarrà impressa?
Haifa era da sempre considerata città di convivenza; quanto tempo ci vorrà per sanare le profonde divisioni che inevitabilmente si sono provocate?


Carmel School di Haifa

Compito della Parrocchia e della scuola non sarà solo quello di dare un aiuto concreto alle famiglie economicamente provate dalla guerra, ma – ben più importante – inventare ed offrire momenti e percorsi di dialogo e di educazione alla convivenza. In modo particolare la nostra scuola dovrà aiutare psicologicamente i ragazzi a ritrovare la fiducia. A questo proposito, un gruppo di psicologi affiancherà gli insegnanti nel loro compito educativo.

Certamente i segni di speranza non mancano. In modo particolare i giovani sono protagonisti di gesti di pace. Ad esempio in occasione della festa della Beata Myriam Baouardy – beata carmelitana e palestinese – si sono dati appuntamento i rappresentanti dei gruppi giovanili delle parrocchie latine dei Territori e ad essi è stata data una fiaccola da portare nelle loro parrocchie come segno e ricordo del loro impegno per la pace.
Altre iniziative di dialogo si stanno programmando, in modo particolare all’interno delle nostre scuole.

Tutti ci auguriamo che le parole SHALOM e SALAAM non siano soltanto il quotidiano saluto, ma anche espressione di Pace e Giustizia per tutti.

padre Renato Rosso
Per sostenere la Carmel School di Haifa
Tenda della pace

 

 

 

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