GESUITI ROCK

Publish date 08-05-2014

by Mauro Tabasso

I duri durano, e anche se alla lunga diventano duroni... però meglio i duroni delle amarene!

di Mauro Tabasso

 

jimi_hendrix.jpg Nel febbraio scorso ho letto sul sito web del quotidiano La Repubblica un gustoso articolo di Orazio La Rocca che parlava di un convegno che avrebbe avuto luogo sabato 3 marzo 2007 presso la redazione romana di Civiltà Cattolica (rivista della Compagnia di Gesù, i cui testi sono sempre preventivamente vagliati e approvati dalla Curia romana), dal titolo “Il Rock e i bisogni dell’anima”. Andate a leggervi questo articolo. Lo troverete facilmente digitando su un motore di ricerca qualunque (come ho fatto io) le parole “gesuiti rock”. Tema del convegno, un largo confronto/osservatorio condotto da p. Antonio Spadaro (quarantenne critico, musicologo) sul rock, la musica più amata tra i giovani, le sue tematiche e il suo potere espressivo.

Ho da sempre un grandissimo rispetto e una grande simpatia per quest’ordine religioso, perché tra i suoi adepti ho/ho avuto dei carissimi amici. Inoltre, riconoscendomi parte della Chiesa cattolica, mi sforzo di tendere sempre e comunque all’amore e alla comprensione più che alla contestazione; ciononostante non posso resistere dal fare alcune considerazioni sul convegno di cui sopra.

Primo: se fino ad oggi rispettavo questa austera congregazione religiosa, ora mi viene da stimarla ancora di più, perché riconoscendo finalmente e ufficialmente al rock il suo potere comunicativo dimostra senza alcun dubbio molto coraggio. Dimostrazione forse tardiva, ma se non proprio prima in assoluto, quasi.
Secondo: questo riconoscimento suona (ahimè) un po’ come la scoperta della coperta, dal momento che tutto il mondo culturale, artistico, giovanile e sociale (non religioso, almeno finora) riconoscono da molti decenni al rock quanto gli è dovuto e anche più.

Contorno: questo non significa che da domani (o meglio dal 4 marzo) la musica liturgica possa o debba necessariamente cambiare in quel senso, e diventare più dura.
Dessert: nel corso dei secoli la musica liturgica ha spesso dato scandalo, e spesso nel senso che possiamo dire buono del termine: Giovanni Pierluigi da Palestrina (autore della celebre Missa Papae Marcelli - 1562) trovò proprio nella Chiesa del tempo i suoi più duri osteggiatori, e sorte migliore non incolse Bach (che era luterano), o Vivaldi, oggi considerati monumenti non solo della musica liturgica ma della musica e basta. Come dire che ciò che è trasgressione nel proprio tempo, alla lunga diventa accademia.
Lo stesso vale per il rock; oggi sono (a ragione) considerati dei classici (chiamateli sempreverdi, o giurassici, se volete) musicisti come Bob Dylan, Tom Waits, Jimi Hendrix o altri.

Caffè: questa scoperta della coperta, devo dirvi la verità (e qui si evidenzia non la mia vena bensì la mia arteria polemica…) mi suona un pochino come un mea culpa, e come il tentativo di riavvicinare (giustamente) le masse giovanili, che nel frattempo hanno orientato diversamente i loro interessi, anche quelli musicali.

Ammazzacaffè (leggi digestivo o idraulico liquido): trovo che i classici in generale abbiano un fascino praticamente inossidabile, al contrario di molta ma molta musica (anche rock) cristiana e non che non ha carisma, non è in grado di stregare, di prendere l’ascoltatore e trasportarlo a un livello di trascendenza superiore, in due parole di parlare al suo animo. Non bastano una chitarra, un basso e una batteria per fare del rock; non basta una declamazione ritmica e una base tecno per fare il rap, e certo non basta un diploma di conservatorio per fare musica classica. Se non si può suonare in modo, diciamo, moderno in una chiesa, allora perché spesso la stessa chiesa ha la forma di un garage e l’acustica di una lavanderia ?

Tisana: i Gesuiti, con la visione dei tempi che li contraddistingue, stanno sfondando un muro. Che sia una breccia di Porta Pia? Lo spero proprio. E voi?

Vedi anche la rubrica musicale:
Ascolti & discorsi. Le pillole - Rovistando nella musica on line

 

 

 

 

 

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