Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta?

Publish date 08-01-2013

by Ernesto Olivero

di Ernesto Olivero - Siamo il Paese di Francesco d’Assisi, Michelangelo e Giotto, Verdi, Marconi e Fermi, Ambrosoli, Falcone e Borsellino, Alex Zanardi e di tante altre eccellenze. L’Italia detiene il 40% del patrimonio artistico mondiale e il maggior numero di siti inclusi nella lista UNESCO sul Patrimonio Mondiale dell’Umanità (dati ISPRA). Dobbiamo diventare un Paese degno di queste eccellenze.

Quando parlo di politica mi rattrista poter fare riferimento solo a Zaccagnini, La Pira, De Gasperi e pochi altri. Mi piacerebbe poter citare decine di nomi di politici italiani contemporanei senza dover temere brutte sorprese.La politica deve tornare ad essere trasparente, mettersi a servizio del bene comune, non dell’interesse di parte. Mi fa soffrire l’idea che il mio Paese sia uno dei più corrotti al mondo. Non sono le tasse a risolvere la crisi, ma una nuova coscienza. Dobbiamo rieducarci alla sobrietà e all’etica.
Le radici di questa crisi sono nell’avidità che ci ha fatto diventare miopi, incapaci di guardare oltre ai nostri piccoli interessi immediati, che ci ha fatto perdere di vista il noi e il bene comune. Dobbiamo tornare a sentirci custodi e responsabili gli uni degli altri.

Concretamente bisognerebbe iniziare con il ridurre almeno del 50% il numero dei consiglieri comunali, provinciali, regionali, dei deputati e dei senatori. Tagliare alla radice tutti i privilegi cominciando dai rimborsi spropositati dei politici per proseguire con le liquidazioni faraoniche dei manager d’azienda e le sostanziose pensioni di alcune categorie, erogate già dopo pochi anni di attività. Chi viene eletto ad un incarico istituzionale dovrebbe continuare a ricevere lo stipendio di prima dall’azienda per cui lavorava (come avviene per i sindacalisti) e chi ha un’attività di tipo imprenditoriale potrebbe autofinanziare il proprio impegno. Ricoprire un incarico istituzionale è un onore e non solo un onere, un servizio e non un privilegio.

Bisognerebbe anche rendere esecutiva ed efficace una legge della restituzione che preveda la riparazione integrale dei danni provocati alla collettività, oltre alla restituzione del maltolto. Mi è molto caro a questo proposito l’esempio biblico di Samuele che, al momento di cedere la guida del popolo d’Israele a Saul, dice: “A chi ho portato via il bue? A chi ho portato via l'asino? Chi ho trattato con prepotenza? A chi ho fatto offesa? Da chi ho accettato un regalo per chiudere gli occhi a suo riguardo? Sono qui a restituire!”. Se qualche torto fosse stato rivendicato, sono certo che l’uomo di Dio l’avrebbe riparato con sovrabbondanza.

Dobbiamo entrare in una logica di servizio che non corrompe, non accumula, non affama ma al contrario restituisce saperi, risorse, conoscenze per creare occupazione, per sfamare, per scolarizzare, per curare, per ridare prospettiva ai giovani. La politica deve arrivare ad avere una coscienza talmente limpida da poter rendere conto ai giovani di quanto sta facendo guardandoli negli occhi senza vergogna.

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