Fine del mondo? No, fine dell’indifferenza

Publish date 07-01-2013

by Carlo Nesti

di Carlo Nesti - E così, il 21 dicembre, arriva, secondo la previsione dei Maya, la fine del mondo. È ovvio che, da cristiano, non ci credo, perché so che solo nel mistero di Dio è fissata la vera data. Una cosa, tuttavia, è certa: a causa di questa tesi, e della sua diffusione mediatica, mai si penserà tanto proprio alla fine del mondo.

Mi piacerebbe, pur nel timore che qualcuno prenda sul serio la previsione, e colga il pretesto per gesti poco edificanti, si verificasse, in molti, un fenomeno positivo. Non essere più indifferenti, bensì riflettere, attraverso il Vangelo, sul valore di quel momento, quando, in effetti, arriverà.

Penso alla prima lettera di San Paolo ai Tessalonicesi: “Voi stessi infatti sapete perfettamente che il giorno del Signore arriva come un ladro di notte... Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno vi sorprenda come un ladro; infatti voi siete tutti figli della luce e figli del giorno”.

Chi è cristiano sa che l’ultimo istante della vita prelude alla morte fisica, ma la morte fisica non è un punto di arrivo, bensì un punto di partenza verso ciò che tutti desideriamo, fin da quando nasciamo: la Felicità Assoluta. Per raggiungere il traguardo, Dio non ci chiede l’impossibile. Ci chiede la Fede.

È splendidamente significativa una frase del Discorso 22 di Sant’Agostino: “Tendi ad andare avanti, a non desistere. Se l'ultimo giorno non ti troverà vincitore, ti trovi per lo meno ancora combattente, non catturato e fatto schiavo (n.d.r.: dal peccato)”. È la sintesi di ciò che, nell’esistenza, ci viene chiesto.

Ci viene domandato, dinanzi ai pensieri e alle azioni, di mettere un “D” davanti alla solita premessa “Io”. “Io desidero”. “Io voglio”. “Io faccio”. Se “Io” diventa “D-Io”, la prospettiva cambia. La domanda diventa: cosa vorrebbe Gesù che io pensassi, o facessi, in questo preciso momento? Basterebbe per una rivoluzione.

Poi, si può anche non riuscire a scegliere Dio, cedendo alla tentazione della soluzione egoistica, ma il Signore è sempre pronto a perdonarci, purché esista il pentimento e l’intenzione di tornare sulla strada giusta. Non sapendo quando sarà l’ultimo giorno, sarebbe già fondamentale questa trasformazione interiore.

Intendo dire rimettere la Parola di Dio al primo posto, come guida, soprattutto nei giorni difficili, in cui si rischia di agire in maniera sbagliata. Sapendo qual è la sua ”ideologia”, avendo letto il Vangelo, sarà molto più semplice, relazionandoci con Lui nella preghiera, ricevere l’indicazione vincente.

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