Elio e le storie (at)tese …dall'’Africa

Publish date 31-08-2009

by Mauro Tabasso


Se non li conosci bene e pensi a loro, le prime cose che ti vengono in mente sono le celebri “John Holmes”, “T.V.U.M.D.B.”, “La terra dei cachi” e moltissime altre canzoni, tutte forti, una meglio dell’altra. Ma c’è dell’altro…

di Mauro Tabasso

Mi rendo conto di non fare testo, perché da anni sono un loro sostenitore. Ovvio invece che al medio-fan vengano subito in mente le celebri “John Holmes”, “Il vitello con i piedi di balsa”, “T.V.U.M.D.B.”, “La terra dei cachi” e molte altre canzoni, dal mio punto di vista fortissime, una meglio dell’altra; e che di loro colpiscano soprattutto la simpatia, la bravura, la genialità, la comicità e l’ironia, che a volte debordano (devo ammetterlo) nella volgarità. Tutto puoi immaginare, tranne che questi cinque animali da palco siano toccati da questioni legate alla solidarietà, al bene comune o ad altre tematiche a sfondo sociale. Ebbene, è giunto il momento di scoprirli sul serio, e se qualcuno di voi ha, come dire, dubitato… sarà il caso che pensi ad un bel mea culpa. Li abbiamo incontrati alla fine di un concerto che hanno tenuto lo scorso 7 ottobre a Conegliano Veneto: serata di beneficenza, il cui ricavato è stato devoluto ad alcune associazioni di volontariato attive in Africa, tra cui proprio il Sermig. Eccovi la chiacchierata che ci hanno regalato Elio (il cantante, leader della band) e Cesareo (il chitarrista).

Nell’immaginario collettivo siete una band istrionica, ironica, irriverente. Nessuno immaginerebbe mai che vi dedichiate alla solidarietà. Cosa vi spinge a prestarvi a iniziative come quella di stasera?

E. In realtà chi ci conosce sa che fare un concerto come quello di stasera è molto coerente con il nostro stile: in particolare, come ho detto altre volte, se sei un musicista è molto raro che ti riesca di fare qualcosa di veramente utile; per cui, se ne abbiamo l’opportunità, ne siamo felici. L’abbiamo già fatto altre volte e sono le rare occasioni in cui ci sentiamo utili.

C. Siamo venuti qui in semplicità, forti del fatto che dedicando del tempo ad iniziative come questa, aiutiamo in prima persona… E’ chiaro che non sempre è facile scegliere le iniziative “giuste” perché la beneficenza oggi è un marasma, ma bisogna comunque sforzarsi di aiutare chi fa veramente del bene piuttosto che quelli che con la scusa della solidarietà fanno poi altre cose. Io dico che tutti quelli che hanno l’opportunità di fare spettacolo dovrebbero ritagliarsi un minimo di spazio per iniziative simili a questa. Non è la prima volta che lo facciamo: a volte l’abbiamo fatto sapere, a volte no. Sono cose che ha senso fare per convinzione e con il cuore, non per avere l’articoletto sui giornali.

Beh, allora ci troviamo sulla stessa lunghezza d’onda. Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, ripete da anni che “…Il bene bisogna farlo bene”, cioè con professionalità. Come può fare del bene uno che fa spettacolo?

E. Io mi riconosco in una frase di Elio Petri, regista italiano. Me l’ha riferita Giuliana DeSio, con la quale ho lavorato: “…L’ultima linea di resistenza è fare le cose fatte bene, per cui anche quando perdi la bussola e non riesci più a trovare un senso alla tua vita, puoi star certo che se fai bene ciò che fai, stai andando nella direzione giusta”. Ci credo molto, in questa frase. Giuliana mi era già simpatica anche prima di conoscerla, e il fatto di sapere che ci sono altri che la pensano come me riesce a motivarmi maggiormente: quindi non faccio fatica a credere che voi “facciate bene il bene”. È una frase che è vera ad ogni livello, in ogni settore: fare bene le cose. Chi fa il pane lo deve fare bene, chi canta deve cantare bene e non lo deve fare solo per raccattare i soldi concordati.

(Elio, stravolto dopo aver “dato tutto” durante il concerto ci saluta e si congeda. Continuiamo la chiacchierata con Cesareo…)

Probabilmente siete la band musicalmente meglio “preparata” a livello strumentale e teorico. Sai spiegare il perché?

C. Diciamo che la preparazione degli Elio e le Storie Tese non è molto diversa da quella di molti musicisti che ritroviamo sul territorio italiano. C’è tanta gente in gamba che suona, per cui senz’altro c’è qualcuno più bravo di noi! Forse la nostra magia sta nel mettere a frutto con intelligenza questa capacità, nel cercare sempre delle novità, di trovare degli stimoli nuovi e di non andar dietro alle mode. Il nostro motto è: Tizio va in quella direzione? E noi perché non dovremmo andare nella direzione opposta?!? E gli stimoli sono presi proprio dal non cercare per forza di battere le strade già note, o quantomeno di percorrerle cercando di essere un po’ alternativi… La grande crisi della musica secondo me non deriva dalla mancanza di preparazione ma dal fatto che anche suonando la chitarra benissimo ma senza idee e fantasia, tutta la preparazione del mondo non serve a niente. Ci sono musicisti magari “elementari”, forse non così preparati musicalmente che però hanno buone idee, e l’idea paga, così come paga anche la volontà di rischiare. Gli Elio e le Storie Tese, non essendo un gruppo commerciale, hanno rischiato sempre, da quando sono nati! Sai quanta gente ci ha dato spacciati al primo disco? O al secondo, o al terzo… hanno continuato a darci per spacciati, eppure noi da 15 anni continuiamo a far dischi e concerti, siamo in ottima forma e forse mai come in questi ultimi anni il marchio Elio e le Storie Tese è solido: perché l’abbiamo coltivato bene, e oggi ci è utile anche per iniziative di questo tipo; perché siamo anche una band che interessa ancora a chi ha un po’ di passione. Gente ai concerti ne viene, i dischi li vendiamo e ci siamo pure inventati un nuovo modo per fare discografia: la nostra ricerca di qualcosa che esca dagli schemi è continua. Nessuno in Italia e forse nessuno al mondo ha mai “sfornato” un disco (con copertina, crediti e tutto quanto): noi lo stiamo facendo (il così detto “CD brulé”, come il vino) e abbiamo fatto anche il primo tentativo con il “DVD brulé”! Ora a questi supporti stiamo affiancando la chiavetta usb… Insomma tutte novità assolute. Probabilmente chi si è inventato la pizza a domicilio ha fatto i miliardi più di un ingegnere che può vantare 4 lauree e 5 diplomi … ma nessuna idea originale!

"CD Brulé" e "DVD Brulé" sono termini pseudo-tecnici che solo la fervida fantasia di Elio & co. poteva concepire: la nota band in spregio a tutte le consolidate strategie di marketing propone, a prezzi calmierati, CD e DVD del concerto appena eseguito, letteralmente pochi minuti dopo la fine del medesimo! Un modo di essere "trasgressivi" che sicuramente si muove nella direzione dei gusti del pubblico, per una volta non costretto a soggiacere alle "esose" politiche di vendita delle major; ed estremamente funzionale agli scopi benefici alla base di iniziative come il concerto di Conegliano.

Il grande batterista Winnie Colaiuta ha dichiarato in un’intervista che non solo siete il suo gruppo italiano preferito, ma anche, secondo lui, il più bravo: per cui se dovesse fare un tour in Italia lo farebbe volentieri con voi. Voi quale artista straniero ammirate, e con chi fareste un tour? Chi sono i vostri miti?

C. Ne abbiamo tanti! Anche questo ci caratterizza: ognuno di noi ha nel cuore un artista, o un gruppo. Alcuni di noi amano i Genesis, i Deep Purple, i The Beatles, James Taylor e diversi altri artisti, e ognuno di noi vorrebbe una collaborazione personale. Purtroppo i Beatles non si possono più avere… a me personalmente piacerebbe lavorare con il mio idolo Paul Mcartney, mentre Sergio “Rocco Tanica” sicuramente è felice di aver lavorato con James Taylor l’abbia fatto felice. Insomma, qualche collaborazione illustre l’abbiamo già avuta… anche se siamo aperti a tutti. Gli artisti stranieri sono quelli che ci attirano di più perché hanno proposto novità, o almeno tendenza in modo intelligente, però mentre non mi interesserebbe far nulla con Marylin Manson, mi piacerebbe fare qualcosa con Ian Gillan, Jimmy Page, Ritchie Blackmore, Peter Gabriel. I Marylin Manson saranno anche divertenti da vedere, ma non sono né interessanti nè innovativi: a quel punto preferisco i Green Day che sono partiti con un punk scarno e sono arrivati anche a scrivere dei pezzi… insomma, mi piacciono gli artisti che dimostrano di poter crescere.

Da bambini sognavate già di fare i musicisti?

C. Ti posso dire come ho iniziato io: con il desiderio di divertirmi con la chitarra e senza obiettivi precisi. Tieni conto che avevo 7 anni e non potevo immaginare che quello che stavo facendo potesse diventare un lavoro, così come il bambino che gioca a pallone nel cortile non sa ancora che quello che sta facendo potrebbe diventare la sua professione e forse per questo lo fa così, istintivamente, con tanto divertimento e tanta passione. A un certo punto incominci a vedere che forse hai qualcosa in più degli altri, qualcosa forse definibile come “talento”! Lì puoi iniziare a capire che hai in mano qualcosa che non tutti hanno, ed è una fortuna, perché un dono innato, riconosciuto e ben coltivato, ti fa conseguire risultati importanti. Certo, all’inizio non ho mai pensato: “Che figata, la televisione, i fotografi, i dischi, eccetera…”. Non l’ho mai pensato, tanto è vero che quando il nostro gruppo è nato agli inizi degli anni 80, nè Elio né io abbiamo lasciato il nostro lavoro sicuro da impiegati solo molti anni più tardi. Abbiamo continuato a lavorare anche dopo l’uscita del primo disco! Abbiamo fatto “il salto” solo quando abbiamo avuto la certezza che la nostra vita consistesse nell’essere musicisti, con il riscontro di una sicurezza economica. Nessuno di noi voleva fare un salto nel vuoto! La musica deve essere anche tranquillità e divertimento, per cui se hai anche una sicurezza economica tutto va al posto giusto. Se invece deve essere uno stress e devi continuamente pensare che il mese prossimo devi pagare 50 euro di bolletta e ancora non li hai, allora tutto diventa un’angoscia e non vivi più bene. Altro aspetto fondamentale è fare una scelta, nel senso di suonare quello che ti piace, senza essere costretto da esigenze commerciali a fare qualcosa che non ti piace… Quindi il consiglio è anzitutto chiedersi se c’è un contenuto in quello che fai, poi saper misurare il tuo talento, quindi credere nelle tue doti e impegnarti a fondo nella direzione individuata senza aspettarti di diventare in fretta una rock star: magari non diventerai nulla! A volte la strada non è in salita ma è proprio verticale, liscia, senza appigli, per cui devi tirare fuori le unghie. Guarda, io ho 2 figli: spero che non facciano i musicisti, come spero che mia figlia non faccia la “velina”!

Bene Cesareo, grazie di cuore per la disponibilità e per le cose importanti che hai detto.

C. Sai, la notorietà porta come conseguenza una grande responsabilità, e io sono contento di averla perché posso dire delle cose importanti, che mi sento di dire.

Cosa cambierà, dopo stasera, nel cuore della gente che vi ha ascoltato?

C. Senz’altro stasera c’erano persone venute solo per ascoltare noi, ma sono convinto che quasi tutti siano stati doppiamente soddisfatti perché hanno vissuto qualcosa di bello, uno spettacolo divertente e di buon livello, con la consapevolezza di essere stati in qualche modo utili a una buona causa. E per quanto mi riguarda soddisfazione doppia: abbiamo fatto della buona musica, ho ricevuto molto dal pubblico presente e so di essere stato utile: a modo mio, insomma…

Allora? Che vi dicevo? Mai fidarsi dell’apparenza…

 

 

 

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