Dio non ci scarta
Publish date 14-08-2012
Il negativo e il positivo del mondo costituiscono due quadri che dobbiamo considerare insieme e leggere attraverso la storia della salvezza..
Viviamo in un mondo che, nato bello, ben presto è stato segnato dalle violenze, dai conflitti, dall’invidia, dalla cattiveria, dalla grande differenza fra ricchi e poveri, dalla lenta distruzione, come evidenzia la questione ecologica. Un mondo che ci fa soffrire. San Paolo parla di “generazione perversa”: la storia dell’umanità è distorta dalla cattiveria umana. Però è un mondo in cui si vedono ancora i segni della bellezza iniziale donatagli da Dio. Basti pensare al sorgere del sole, ai fiori, alle stelle, e ai sentimenti più profondi della persona umana, come l’amore della madre, l’amicizia, la tenerezza, la fedeltà degli sposi, la dedizione alle persone che hanno bisogno. Potremmo dire che ci sono due tipi di bellezza: una è quella dell’universo in sé, l’altra riguarda le relazioni umane. Sono le impronte dell’amore creativo di Dio, che vuole un mondo dove l’amore è garanzia di una vita felice.
Il negativo e il positivo costituiscono due quadri che dobbiamo considerare insieme e leggere attraverso la storia della salvezza. Cosa fa Dio? Restaura la storia. Non scarta la persona umana, ma entra Lui stesso nella storia attraverso la persona di suo Figlio. Questo è il punto nodale: la sua azione non è quella di buttare via il mondo, di farne un altro, ma di mandare il Figlio a vivere in questo mondo con tutte le sue distruzioni fisiche e morali.
Quando Gesù è venuto nel mondo non ha usato la bacchetta magica. Ha dato sì dei segni miracolosi della sua divinità, ma ha rispettato la libertà umana ed è entrato nella società per insegnare dei valori nuovi a cui orientare liberamente la nostra vita. Sta poi a noi agire di conseguenza, il che provoca una conversione, cioè una riorganizzazione di valori, per cui non cerchi più dei beni disordinatamente anche a costo di calpestare ed opprimere gli altri.
Gesù non entra nel mondo solennemente. Gli angeli non lo accompagnano sulla terra, non nasce nella ricchezza, in un bel palazzo, come ci saremmo aspettati dal Figlio di Dio. Nasce povero, accolto solo dai pastori. Gesù si inserisce in un mondo di ingiustizia ed entra nella storia dell’umanità scegliendo la vita delle persone che non hanno storia, una vita estremamente semplice, non miserabile, ma povera, in una zona povera della Palestina. Decide di passare trent’anni a Nazareth nascosto, senza manifestare le sue qualità umane e divine.
Nella preghiera possiamo bussare alla porta della casa di Nazareth e trovare una persona semplice, un operaio, che vive il silenzio ed il lavoro, il nascondimento, come diceva Paolo VI. Tant’è che quando inizia a predicare la gente lo rifiuta perché conosce la sua famiglia, perché sa che è gente semplice e che Gesù non ha studiato, ha fatto solo il falegname.
L’incarnazione di Gesù non è solo la sua nascita e crescita come uomo, ma il suo portare una novità di valori e di vita.
da NP 2008/07