Articolo de La Stampa

Publish date 31-08-2009

by bruno


Ad Asti 50 mila giovani per ritrovare la pace


Cresce l’attesa in città per la grande e colorata «invasione»
Dibattiti, momenti di preghiera, spettacoli sui temi della solidarietà
Maxi colletta per il progetto «Salviamo almeno 100 mila bambini»

 

Al Sermig piace pensarlo come un «G8» alla rovescia, dove ad ascoltare i giovani, questa volta, saranno i grandi. E’ tutto qui (si fa per dire), il significato della seconda giornata mondiale «Giovani per la pace», che domenica sarà ospitata ad Asti.
Sono attesi decine di migliaia di giovani (almeno 50 mila) così come avvenne due anni fa a Torino quando a darsi appuntamento furono in 100 mila. La parola «dialogo» farà rima con la parola «pace» attraverso discussioni, solidarietà e tante altre iniziative pensate dal Sermig, il Servizio missionario giovani fondato circa quarant’anni fa dal torinese Ernesto Olivero.
Le ragioni sono contenute in documento che in questi giorni viene sottoscritto da uomini di ogni credo religioso e politico. Il tema della pace levatrice di un mondo migliore attraversa le parole di Ernesto Olivero. «Partiamo dalla convinzione che nessuna guerra è giusta - spiega - chiunque innalzi la bandiera della pace è cosciente di avere una grande responsabilità: perché pace vuol dire disarmo, perché le armi sottraggono fondi per la sanità o per il cibo e, alla fine, prima poi servono per sparare». L’appuntamento è domenica ma già da domani in città cominceranno a giungere carovane di giovani che alle 21,30 assisteranno ad uno spettacolo in piazza San Secondo.
Domenica dal 9 al tramonto sarà invece il grande giorno. I giovani si raduneranno in piazza del Palio mentre in piazza Alfieri sarà allestito un grande palco. Alle 10 partirà la «Marcia della creatività»: gruppi ed associazioni proporranno animazioni sui tempi del dialogo, della pace, della solidarietà. Il percorso coinvolgerà le dieci «Tende del dialogo» dove i partecipanti si confronteranno su altrettante tematiche: diritti umani, comunicazione, ambiente, politica e partecipazione, dialogo interreligioso, disabilità ed uguali opportunità, lavoro e scuola, società multiculturale, giovani, bambini. Ai giardini pubblici ci sarà la piazza dei bambini mentre dalle 13 sarà servito il pranzo dei popoli accompagnato dalle riflessioni sull’equa distribuzione delle risorse tra tutti gli uomini della Terra.

Dalle 15 alle 17 sarà il momento del «G8 alla rovescia-8G»: si tratta di otto testimonianze dalle aree «calde» del pianeta. A fare da colonna sono ci sarà anche la musica senza tralasciare, per l’intera giornata, di dare spazio al silenzio e alla preghiera nella chiesa di Santa Maria Nuova. Alle 17 sarà invece la volta del concerto di Nair, cantante pop egiziana che nel 2003 accompagnò Franco Battiato in tournée aprendo i concerti.
In piazza Libertà saranno a disposizione container in cui depositare generi di prima necessità che la sera stessa partiranno alla volta di Georgia, Romania e Ossezia. A partecipanti si chiede inoltre di versare un minimo di 5 euro a testa da devolvere per il progetto «Salviamo almeno 100 mila bambini».
Alla giornata è annunciata la presenza di Pier Ferdinando Casini, presidente della Camera, e di leader di partito (Rutelli, Castagnetti, Follini). Notizie sulla giornata si possono ottenere sul sito www.giovanipace.org.

 

INCONTRO CON ERNESTO OLIVERO ALLA VIGILIA DELLA MANIFESTAZIONE
«Oggi è fatica essere buoni cittadini»
«I ragazzi sono soli e fragili. Ma senza di loro noi falliremmo»
NON è un eroe per caso. Anzi, lui non si sente neanche eroe. Eppure da 40 anni innalza la sua bandiera di pace in ogni angolo di mondo umiliato da una guerra o dalla miseria che prima uccide la dignità. Ernesto Olivero, 64 anni, fondatore del Sermig, ama definirsi il registratore che raccoglie la voce dei giovani anche in un momento in cui il fragore della guerra sembra coprire ogni invocazione di pace.
Ernesto Olivero, perché i giovani? «Sono soli. In passato coinvolsi in un’inchiesta 300 mila giovani, da Agrigento al Nord Italia. Il 98% disse di non avere fiducia nelle istituzioni o nei partiti. Noi non ci siamo arresi».Eppure negli Anni 60 marciavano già contro le guerre. Poi, che cosa è accaduto? «Allora c’era più ideologia. Oggi hanno una debolezza maggiore, i non valori degli adulti li hanno invasi. Ma c’è in loro uno spazio interiore più grande».
Come vincere questa loro fragilità?«Con il dialogo, la partecipazione. Io credo nell’uomo che cambia idea. Oggi invece tutti sono convinti di possedere la verità assoluta. Eppure il ragionamento bussa sempre alla porta dell’uomo».Una fiducia senza limiti.«Ogni giorno serviamo 5 mila pasti, diamo un letto a 1500 persone. Se i giovani non ci aiutassero, in tre giorni falliremmo. Ma questo non accadrà».
C’è chi vi accusa di praticare un pacifismo all’acqua di rose.«Noi in Vietnam c’eravamo, al Nord come al Sud. E anche contro Pinochet e altre mille dittature abbiamo salvato delle vite. Non spacchiamo vetrine per andare sui giornali e spesso preferiamo operare nel silenzio, nell’ombra. E ripetiamo che non ci sono guerre giuste, che le armi prima o poi sparano».
Lei era dirigente di banca, poi lasciò tutto. Quando capì di essere nel posto sbagliato? «No, non ero nel posto sbagliato. Da qualsiasi parte si può fare del bene. Ma la molla fu appunto la fiducia nei giovani».
Che cosa può dire nel mondo di oggi un padre al proprio figlio? «Che la cosa più importante è incontrare Dio, ed è fatica. Ma anche che bisogna essere buoni cittadini. E pure questa è fatica».
Roberto Gonella
Da La Stampa 01 Ottobre 2004
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