ARSENALI DI PACE

Publish date 31-08-2009

by sandro



"Chi sceglie le armi si assume una grave responsabilità di fronte a Dio,
alla sua coscienza e alla storia". Sono parole del Papa.
La guerra all'Iraq è cominciata, ma la pace non è in disarmo.

...Claudio Maria Picco

Joaquìn Navarro Valls, direttore della sala stampa vaticana, ha espresso questa mattina il "profondo dolore" della Santa Sede per il precipitare degli eventi in Iraq. Sono tante le voci che si alzano nel mondo in queste ore drammatiche per gridare no alla guerra, si alla pace. Domenica all'Angelus il Pontefice aveva ammonito: "c'è ancora tempo per la trattativa", ma le parti in causa - Saddam e Bush - non hanno raccolto la sfida della pace.

 E' significativo constatare come il potere, tanto quello che si fregia con le insegne della democrazia quanto quello che si mostra con il volto brutale e feroce della dittatura, alla fine scelga la forza per affermare i propri interessi -anche legittimi come quello della sicurezza e della difesa dal terrorismo-, per difendere le proprie posizioni di dominio. Sembra che le ragioni della pace, mai come oggi sostenute da così ampi strati della popolazione internazionale, per i governi non abbiano alcun peso, eppure ci sono.
Come se non bastasse i poteri forti di oggi si appellano a Dio per avallare le loro scelte, ma Dio è il Dio della pace, non della guerra. E' quanto hanno fatto nelle ultime ore sia il presidente americano che il dittatore iracheno, a poche di distanza l'uno dall'altro.Non possiamo ignorare e tanto meno accettare questa strumentalizzazione del Nome di Dio. Intanto la guerra avanza con un carico di morte e di distruzione, con la spettacolarizzazione del conflitto che i media di tutto il mondo stanno facendo. Sono già in piedi da ore trasmissioni "non stop" in cui decine di giornalisti e di esperti di strategia militare si affannano a descriverci gli effetti del conflitto. Quanto fiato sprecato! Di più: quanto tempo sottratto ai veri problemi della gente, di quella grande fetta di umanità che fa i conti con la fame e la malnutrizione, che non ha la possibilità di curarsi e di istruirsi, che non gode di libertà politiche e civili, che si aspetta da noi un aiuto, non missili e bombe.
La guerra è anche questo, ci distoglie dalle questioni che contano proponendoci la scorciatoia allettante, ma senza futuro, del mostrare i muscoli. Il futuro non è consegnato alle armi, ma alla forza della pace. Forza che è ben presente nel mondo, portata avanti con tenacia e con vero eroismo da persone di buona volontà che si occupano del prossimo, che aprono strade di speranza in mezzo alla miseria e alla disperazione. Vogliamo costruire arsenali di pace, pieni di solidarietà, di giustizia, di perdono. Rifiutiamo la logica delle armi, anche quando si presenta con le iniziative di chi pretende di "salvare" il mondo. Il mondo si regge sui gesti e sulle azioni di pace, quelle che ci coinvolgono davvero, che non durano appena il tempo di una manifestazione o di una marcia, che richiedono il dono del nostro tempo, della nostra creatività, delle nostre conoscenze e non solo della nostra elemosina una tantum.
Dobbiamo chiederci cosa siamo disposti ad offrire di nostro alla causa della pace. La pace cammina con le nostre gambe. La pace va avanti se comincio io, se può contare su di me. La pace non è sconfitta. Vogliamo arsenali di pace, azioni di pace, non di guerra, un presente e un futuro di pace per tutti.
Claudio Maria Picco

 

 

 

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