Anime a dieta

Publish date 10-08-2012

by Mauro Tabasso

di Mauro Tabasso - Scegliere di stare un po’ con la pancia vuota, mi fa pensare a quanti ce l’hanno vuota per forza. Da oltre 25 anni, pur convivendo con un malcelato terrore per aghi, siringhe e affini, sono un donatore di sangue. Pare che il mio gruppo non sia poi così diffuso, perché gli amici dell’Avis mi ricordano puntualmente giorno e ora in cui sarebbero disposti a sottopormi a salasso, il che accade più o meno quattro volte l’anno, sempre di domenica. Il sabato sera prima dell’ultima donazione, mi è capitato di essere ospite a cena da amici che mi hanno affettuosamente bastonato a colpi di pesce. La mattina dopo, a digiuno (si fa per dire) mi sono recato a fare il mio dovere. Ho alzato le mani in segno di resa al dottore che mi ha visitato, e gli ho detto: “Guardi che ieri sera a tavola ho caricato un po’ il mulo…”. “Sì, non si preoccupi, che sarà mai…”, fa lui (anzi lei) con aria di sufficienza. Espleto il mio compito e me ne vado.

Dieci giorni dopo mi arriva un letterone di tre pagine dal tono minaccioso: i miei esami del sangue. Il succo era più o meno questo: “Trovate tracce ematiche nel circolo di Pinot grigio, lische di pesce che cantano mano nella mano con linfociti di tipo B, tracce di mollusco che giocano ai Lego con le piastrine, ecc. ecc. . Colesterolo e trigliceridi fuori scala come i grafici delle entrate di Paperon De’ Paperoni, il mio morale in basso come l’estratto conto di Paperino”. Sentenza: “Si consiglia un immediato consulto con il proprio medico”, il quale molto diligentemente mi spedisce da un dietologo. Il quale a sua volta mi visita, mi misura, mi pesa e delibera che devo perdere dieci kg in sei-nove mesi, con una di quelle diete tristissime che solo a leggerle già cominci a drenare liquidi (dagli occhi). Dopo dieci giorni di sofferenza, mia moglie, nel tentativo di essere solidale mi dice: “Dài, tieni duro, non mollare, non mollare”. Oh, donna, ciò che chiedi è difficile, e anche un po’ imbarazzante, ed ha perfino del sovrumano se consideri che ieri ho brucato quei tre etti e mezzo di legumi… Fai presto a dire “Non mollare”. Però oggi festa: rape a volontà…
Ma secondo voi, una persona sana di mente, quante rape bollite e scondite può voler mangiare? E gli effetti di tutta questa frutta/verdura? Sto facendo concorrenza al Dottor Squar-House… Comunque sia sono passati due mesi e di chili ne ho già persi sette. Eppure non passa giorno che non mi sovvenga una celebre frase del mitico Totò: “Si dice che l’appetito vien mangiando, ma in realtà viene a star digiuni”. Quanta saggezza! Io vedo cosce di pollo che camminano, salami che spuntano dal pavimento come nei fumetti di Jacovitti, quello di Coccobill. Poi stasera, prima di cominciare a scrivere, colto da un attimo di profondo scoramento ho infilato una mano nella stagera (una specie di armadio) della cantina e ne ho estratto una bottiglia regalatami a Natale da mio cugino Domenico, contenente un liquido trasparente con su un’etichetta recante la scritta Grappa di sostegno. Oh, Domenico, mai etichetta fu più contemplata, mai nome più appropriato, mai complemento di specificazione più azzeccato.

Eh sì, ho peccato consolandomi con una lacrima di quel liquido che un po’ di sostegno me l’ha dato sul serio. Ma ciò che sto imparando è molto importante e anche molto profondo. Sto capendo sul serio cosa significa soffrire la fame, ma patirla veramente. La si patisce in buona parte con la testa. Trovare qualcosa da mettere sotto i denti diventa un’idea fissa, che non ti molla mai. Mangi ciò che puoi ma sai già che non ti sfamerai e sarai molto presto al punto di partenza, con la necessità di riempire un buco grosso come un bidet, cosa che io, per mia grande fortuna, posso fare se voglio, quando voglio, e perfino scegliere quanto e cosa voglio.

È un immenso privilegio, e solo a saperlo già mi vergogno di essermi lamentato. Mi fa pensare in modo diverso ai milioni di persone che, oltre a non aver nulla da mangiare e a non conoscere Coccobill, non hanno neanche la più pallida ombra di un sostegno. Io, nel mio piccolo, posso diventare quel piccolissimo appoggio. Posso anche lavorare per creare musica di sostegno, buon cibo per la mente e l’animo perché spesso anche loro sono tanto ma tanto affamati e, rispetto a noi che abbiamo tendenzialmente la pancia anche troppo piena, sono proprio loro a patire la fame e la carestia più grandi. Magari portiamo anche loro un po’ dal dietologo, che ne dite? Un sincero e grande augurio a tutti!

Diapason – Rubrica di Nuovo Progetto

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