Aaron Neville - Bring it home

di Gianni Giletti - Che meraviglia queste canzoni quando sei giù di tono !
Quando ce l'hai con il mondo, con tutti e con tutto, ecco che questa musica ti viene in soccorso come un balsamo su una ferita, ti rimette di buon umore e con un po' più di ottimismo verso gli altri.
Miracolo ? No, semplice questione di chimica emozionale, per usare due paroloni.
Per spiegare meglio bastano solo altre due parole: anni 60.
Già, perchè questo disco, pur edito nel 2006, sembra uscito paro paro da un dancing di quegli anni, dove gli uomini erano in giacca e le donne in lungo, gli uni sapevano di brillantina e le altre di cipria.
Lui è Aaron Neville, una delle più belle voci del "pop afroamericano" che ha il suo capostipite in colui che canta i primi dischi di Stevie Wonder  (quello successivo è il cugino !) .
Tredici brani che mescolano rock'n'roll, soul del più rilassato, gli echi dei Platters e dei loro emuli, il rockabilly... e chi più ne ha più ne metta.
Aaron Neville - come è buffa la vita - viene da tutta un'altra vita e appartenenza musicale; fa parte dei Neville Brothers, che è una delle band più rappresentative di New Orleans, con un vortice di influenze che vanno dal bajou al calypso al jazz e ad un sacco di altri generi e sottogeneri che non potranno mai definire la musica unica che si esce da quella magica città.
Lui poi fa impressione perchè è un omone grande e grosso e vederlo cantare in falsetto sembra che canti in playback, invece la voce è sua ed è una gran voce, dolce ed evocativa, piena di pathos e leggerezza, perfettamente a suo agio in ambienti musicali come quelli costruiti per questo disco. Disco consigliato a chi apprezza ballate, lenti e voce di velluto.

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Aaron Neville
Bring it home...The soul classics
Burgundy S 2006 

La Musica che non c'è – Rubrica di Nuovo Progetto