A MOSCA VA DI LUSSO

Publish date 31-08-2009

by Marco Grossetti


Le modalità del ritorno della “Grande Russia” sulla scena internazionale destano non poche preoccupazioni. Il nostro inviato racconta cosa si muove nella società russa davanti alle telecamere e dietro le quinte. L’articolo, pubblicato da Nuovo Progetto di giugno-luglio, delinea il percorso che ha portato alle attuali prese di posizione.

di Marco Grossetti


Nove maggio, la Russia celebra la sua festa più importante: “Il giorno della vittoria”. Un intero Paese si ferma per ricordare la fine della Seconda Guerra Mondiale e onorare la memoria di 27 milioni di persone, gli eroi che hanno dato la vita per fermare il nazismo. Per la prima volta dal 1990 le strade di Mosca tornano ad essere occupate da una parata militare. Allora si festeggiava ancora l’anniversario della Rivoluzione ed esisteva l’Unione Sovietica. I carri armati di ultima generazione e i missili appena usciti dagli arsenali, in grado di superare qualsiasi sistema di difesa, fanno tremare la terra, mentre in cielo volano caccia ed elicotteri. Fa tutto tanto rumore, ma soprattutto tanta paura. Chi critica la parata viene bollato come “demshiza”, schizofrenico della democrazia, riprendendo un termine in uso nei primi anni 90.
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foto: Paolo Siccardi / SYNC

Nell’immaginario collettivo la vittoria contro Hitler è stata il trionfo della libertà. Non importa se per milioni di persone dopo l'inferno dell’occupazione nazista è iniziato l'incubo del comunismo, dell'Armata Rossa, del Kgb. A scuola fanno credere ancora oggi ai bambini di essere stati i liberatori dell'Europa. Quando un ragazzo russo incontra un suo coetaneo di Warsawia o di Praga non riesce proprio ad accettare di essere considerato un oppressore. Il Cremlino in realtà non ha mai smesso di vedere l'Europa dell’Est e le ex repubbliche sovietiche come il giardino di casa dove poter fare quello che vuole. Le stesse armi che hanno sfilato tra i sorrisi e gli applausi della gente si concentrano proprio in questi giorni al confine con la Georgia, uccidono da tanti anni in Cecenia, sparano in tutto il mondo.

Dal 2000 al 2006 la maggior parte delle armi che sono arrivate in Africa provenivano proprio da qui. Dopo gli anni di disimpegno seguiti alla fine della Guerra Fredda la Russia sta tornando in Africa, con un interesse particolare verso le risorse energetiche e minerarie. Non per comprarle, ma per creare dei cartelli in grado di condizionare sempre di più l'economia mondiale. Il modo migliore per capitalizzare al massimo le proprie di risorse. Qui vedere una limousine per strada è una cosa normale, secondo le dichiarazioni dei redditi nella nuova patria del lusso vivono 80 mila miliardari, a chi prende il taxi può capitare di sedersi su una Porche Cayenne, Mosca è stata la sede della fiera del milionario e di quella del viaggio di lusso.

Il Paese più grande del mondo sembra poter diventare sempre più ricco ed influente. Gli esperti assicurano che se sarà affrontato il problema ecologico l'acqua potrà assicurare gli stessi guadagni del petrolio. L'altissimo numero di terre non coltivate può permettere di dare una risposta concreta all'emergenza globale per la crisi dovuta alla crescita spropositata del prezzo del grano. Nel mese di aprile il governo ha vietato le esportazioni per rispondere alla domanda interna, ma in futuro le cose potrebbero cambiare.

L'esercito, allo sbando e assolutamente non in grado di reggere il confronto tecnologico dopo il crollo dell’impero sovietico, sta tornando ad essere competitivo. La Russia, prima esportatrice mondiale di gas ed idrocarburi, è oggi di nuovo una potenza militare in grado di concorrere con l’Occidente, come dimostra in questi giorni la vincita di una commessa di armi per 4 miliardi di dollari per l’Arabia Saudita, Paese che tradizionalmente si riforniva dagli Stati Uniti.

Putin sta lavorando per avere soltanto soldati professionisti entro il 2009. Non importa come. Andrei, un ragazzo di 21 anni, subito dopo essersi laureato come assistente sociale è partito per servire la Patria. Dopo 6 mesi di regolare servizio è stato costretto a firmare un contratto per prolungare “volontariamente" di 3 anni il suo periodo sotto le armi. La voglia di scappare gli è passata quando ha pensato ai 5 anni di prigione che gli sarebbero toccati come disertore. Il consenso in Russia passa anche di qui. Da milioni di ragazzi che diventano uomini nelle caserme, da dove escono completamente diversi da come erano entrati. Come profondamente cambiato torna a casa chi presta servizio nelle regioni ribelli del Nord del Caucaso, psicologicamente instabile e naturalmente violento, come raccontava Anna Politkovskaia, la giornalista che ha pagato con la vita la voglia di dire la verità sulla Cecenia.

Il sogno di un esercito formato solo da soldati di professione sembra però ancora lontano, anche a causa del forte calo demografico. Per invertire la tendenza il 2008 è stato nominato "Anno della famiglia", con la messa in atto di una serie di misure contro la bassa natalità, dagli incentivi economici dal secondo figlio in poi, ai provvedimenti contro l’aborto. Il governo sta già pensando di fare un passo indietro e riportare a 2 gli anni di leva. Polizia ed esercito sono gli attori principali di film, serial, telegiornali, in televisione a qualsiasi ora del giorno e della notte c'è qualcuno che spara, la violenza sembra fare naturalmente parte della cultura di questo Paese. russia.jpg

Sono diverse le città dove fino al 1991 l’ingresso agli stranieri era vietato, e ottenere un visto è ancora oggi un'impresa. Chi qui lavora per la pace deve fare i conti con chi ancora è abituato a vedere il mondo diviso tra amici e nemici, cioè con chi ha ancora in mano ogni tipo di potere.
Quando Simeon, il responsabile di una ong russa, mi racconta del lavoro che sta cercando di fare con i giovani, mi dice che non sono poi così diversi da quelli italiani. E forse globalizzazione vuol dire anche questo, trovare in un piccolo villaggio di campagna a 50 km da Mosca una ragazza che ha 15 anni e dice di averne 20, con il perizoma che spunta fuori dai pantaloni, il cellulare che fa le foto, e che dopo averti chiesto come ti chiami vuole sapere se anche in Italia si festeggia Halloween.

Qualcosa di diverso però c’è ancora. Simeon ha la valigia pronta nell'armadio e il computer bloccato da una password perché, mi dice, non sai mai chi può arrivare. In mano ha una lettera contro la polizia arrivata il mattino stesso, una provocazione a cui è meglio non rispondere. Fa finta che vada tutto bene, poi abbassa lo sguardo imbarazzato e dietro il suo sorriso di circostanza c’è solo la tristezza di dover parlare male della propria terra e tanta voglia di vivere in un Paese normale e libero davvero.

Sulla Russia vedi anche:
RUSSIA: Prima generazione
Good bye, Lenin
C’era una volta l’URSS …
BESLAN: non dimentichiamo

 

 

 

 

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