Cieco di Betsaida

Publish date 12-12-2013

by Simona Pagani

Ogni martedì alle ore 20.30 la Fraternità, gli amici e volontari del Sermig e tutti coloro che lo desiderano si ritrovano all'Arsenale per rinsaldare le motivazioni del loro cammino, con l'aiuto del silenzio, della Parola di Dio e della musica. Ogni volta uno di noi della Fraternità offre degli spunti di riflessione e testimonianza a partire da un brano della Parola di Dio.
La rubrica "I martedì del Sermig" desidera condividere con voi questi spunti. Per rinnovare la speranza.

Giunsero a Betsaida; fu condotto a Gesù un cieco, e lo pregarono che lo toccasse. Egli, preso il cieco per la mano, lo condusse fuori dal villaggio; gli sputò sugli occhi, pose le mani su di lui, e gli domandò: «Vedi qualche cosa?» Egli aprì gli occhi e disse: «Scorgo gli uomini, perché li vedo come alberi che camminano». Poi Gesù gli mise di nuovo le mani sugli occhi; ed egli guardò e fu guarito e vedeva ogni cosa chiaramente. Gesù lo rimandò a casa sua e gli disse: «Non entrare neppure nel villaggio».
Marco 8, 22-26 


Gesù giunge a Betsaida è circondato dalla folla tutto lo chiamano, tutti lo vogliono per sé ognuno ha una richiesta,… tra gli altri gli conducono un cieco.
Questo cieco non grida a Gesù come Bart., non chiede nulla … sono altri a portarlo, e sono altri a chiedere per lui. E’ passivo, privo di volontà di iniziativa, è a traino. Non chiede guarigione perché non vede la possibilità di un futuro diverso. Sembra inchiodato su un presente immutabile. Non ha un nome come il cieco Bartimeo. E’ solo un cieco… perché è così lui si sente: solo un cieco. La cecità degli occhi è diventata cecità della sua anima, buio dentro, morte della persona… 

Chi lo porta da Gesù non chiede fallo vedere o dagli la vista ma: toccalo. È un uomo che nessuno più riesce a toccare a raggiungere chiuso dentro lontanissimo da tutto e da tutti.
Gesù si avvicina senza dire una parola (nessuna predica), lo prende per mano e inizia a camminare … si fa conoscere attraverso le sue mani, il ritmo del suo passo. Raggiunge quest’uomo là dove si è rintanato nella sua morte interiore lo viene a prendere per riportato alla luce, alla vita.
Quanta strada avrà fatto con quest’uomo per mano?
Qui il parametro dell’efficienza: Problema: soluzione del problema, viene immediatamente scalzato! Perché ciò che conta non è la guarigione degli occhi ma la relazione di Dio con l’uomo. Il modo in cui Dio ci viene a cercarci e a incontrarci. Questo passo ci dice l’infinita pazienza con cui Dio si china su ognuno di noi sulla nostra povertà sulle nostre chiusure e cecità.
Sarebbe bastata una parola per guarirlo, e invece no… Gesù si coinvolge con lui, perde tempo con lui è solo per lui, come a dirgli tu sei figlio sei prezioso per me.
E cosa c’è di più importante che dedicare tempo...
Io dedico tempo a chi ho accanto a me o la logica dell’efficienza è quella che guida le mie giornate? Io do delle cose, faccio delle cose o so stare con. È una questione viva perché le giornate sono intense e il tempo ci manca sempre eppure qui Gesù si mostra non schiavo del tempo come spesso siamo noi.

Lo prende per mano e lo porta fuori dal villaggio da tutto ciò che è noto, familiare, conosciuto. Per un cieco è disorientante… lo porta al largo della sua vita che è diventata piccola, buia e stretta. Gesù cammina, restituisce spazio e tempo alla vita di un uomo che si sente inchiodato al presente in uno spazio piccolo e angusto.

Dopo aver imposto le mani chiede: Vedi qualcosa? Vedo la gente perché vedo come alberi che camminano… Ma come… inizi a vedere e non esplodi di gioia… Hai davanti a te Gesù e tu dove guardi? Non lui ma intorno. E poi le sue parole, le uniche che pronuncia rivelano il dentro di quest’uomo… Non c’è emozione, non c’è stupore, non ci sono colori, ciò che vede è connotato solo dal movimento. Ciò che vede (alberi che camminano), rispecchia ciò che percepisce di sé: una persona che vegeta che non vive, priva di relazioni significative perché con gli alberi non ci si relaziona.

I suoi occhi non sono ancora pronti. La cecità di quest’uomo ci dice la nostra incapacità di vedere Dio e i fratelli ripiegati come siamo su di noi. Anche a noi a volte capita di vedere tutto buio o senza vita quello che c’è fuori, le persone le sentiamo lontane, Dio non lo vediamo. Vediamo buio fuori perché siamo morti dentro, schiacciati al buio dentro.
Gesù con infinita pazienza e amore impone di nuovo le mani e prega “ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. “ Così fa anche con noi se glielo chiediamo se ci lasciamo toccare viene a liberarci dal nostro buio, per restituirci vivi alla nostra vita ai nostri affetti.

E lo rimandò a casa sua dicendo: "Non entrare nemmeno nel villaggio".Gesù rimanda quest’uomo a casa sua non più “portato” ma da protagonista . Addirittura gli dice di non passare per il villaggio. Lo so non sai la strada sei stato cieco fino a poco fa, ma io sono colui “Faccio camminare i ciechi o per vie che non conoscono, li guidò per sentieri sconosciuti, trasformo davanti a loro le tenebre in luce e i luoghi aspri in pianure”. Torna a casa dai tuoi da coloro che da tanto di stanno aspettando.

Simona Pagani
Fraternita della Speranza 

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