Vincere la paura per costruire la pace
Publish date 31-08-2009
Si celebra oggi, 28 ottobre 2005, la 4° Giornata Nazionale del Dialogo cristiano-islamico, promossa dal sito www.ildialogo.org. Protagonista: la gente comune.
Giornata Nazionale del Dialogo cristiano-islamico |
Stiamo parlando di uno dei tanti Comitati per il dialogo cristiano-islamico che in tutta Italia hanno organizzato, per venerdì 28 ottobre, la 4° Giornata Nazionale del dialogo. Molti di loro, come il Comitato di Torino, hanno inserito nel programma l’idea di reciprocità: la condivisione del digiuno di Ramadan nella giornata di venerdì, un momento di incontro-confronto in un luogo cristiano la domenica successiva. |
Sono cristiani e musulmani, a volte anche non credenti e credenti di altre religioni; non ignorano la complessità delle questioni ma hanno la passione di far dialogare la gente comune, di farla interrogare insieme su quale futuro costruire per la società italiana (ma, non tanto sullo sfondo, c’è la società mondiale). Perché la grossa sfida del dialogo, oggi, in Italia, non passa solo dai dibattiti sui “massimi sistemi” ma anche (forse soprattutto) dagli scambi quotidiani, tra la casalinga bolognese ed il panettiere egiziano, tra il papà genovese di Davide e la mamma marocchina del miglior amico di Davide… Allo sportello della ASSL il dialogo si gioca tra chi è davanti e chi è dietro lo sportello, e lo stesso vale per la maestra che riceve i genitori, per l’allenatore della squadretta di calcio del paese… In tutti questi scambi ciò che conta non è il pensiero di mons. Fitzgerald (Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso) o del Gran Muftì di Damasco (una delle autorità rappresentative del mondo islamico, che incontrò Giovanni Paolo II nel 2001), ma come tu ed io ci comportiamo. Conta che tu ed io sappiamo rispettarci, accettare le rispettive diversità senza sentirle come un pericolo, metterci un po’ nei panni dell’altro prima di difendere a spada tratta le nostre idee, riconoscerci gli stessi bisogni, semplicemente umani, e quindi gli stessi diritti. Con l’auspicio che anche nei Paesi a maggioranza islamica dialogo tra le religioni e reciprocità di diritti diventino aspetti costitutivi del vivere comune. Proprio all’occasione della giornata del 28 ottobre mons. Fitzgerald ha dedicato un messaggio augurale (“Continuando sulla via del dialogo”), richiamando le parole con le quali il papa Benedetto XVI aveva accolto i rappresentanti musulmani alla celebrazione d'inizio del suo pontificato: “Sono particolarmente grato per la presenza tra voi di membri della comunità musulmana, ed esprimo il mio apprezzamento per la crescita del dialogo tra musulmani e cristiani, a livello sia locale, sia internazionale. Vi assicuro che la Chiesa vuole continuare a costruire ponti di amicizia con i seguaci di tutte le religioni, al fine di ricercare il bene autentico di ogni persona e della società nel suo insieme”. Nostra Aetate |
La dichiarazione NA, breve ma incisiva, racchiude la pennellata sulle relazioni della Chiesa con le religioni non-cristiane tra una introduzione (NA 1) e una conclusione (NA 5) che offrono il respiro dell’universalità e della dignità di ogni religione. Tanto da tenere desto l’interesse anche di altri centri religiosi: dal 30 ottobre al 1 novembre 2005 il “Centro degli Studi sulla Cristianità” della Hebrew University Mount Scopus di Gerusalemme, in collaborazione con la “Fondazione Giovanni XXIII per gli Studi Religiosi” di Bologna, ha organizzato una Conferenza dal tema: “Nostra Aetate: origini, promulgazione, impatto sui rapporti ebraico – cattolici”. Elena Goisis |
(NA 1) Nostra Aetate 1 “Nel nostro tempo in cui il genere umano si unifica di giorno in giorno più strettamente e cresce l'interdipendenza tra i vari popoli, la Chiesa esamina con maggiore attenzione la natura delle sue relazioni con le religioni non-cristiane. Nel suo dovere di promuovere l'unità e la carità tra gli uomini, ed anzi tra i popoli, essa in primo luogo esamina qui tutto ciò che gli uomini hanno in comune e che li spinge a vivere insieme il loro comune destino. I vari popoli costituiscono infatti una sola comunità. Essi hanno una sola origine, poiché Dio ha fatto abitare l'intero genere umano su tutta la faccia della terra hanno anche un solo fine ultimo, Dio, la cui Provvidenza, le cui testimonianze di bontà e il disegno di salvezza si estendono a tutti finché gli eletti saranno riuniti nella città santa, che la gloria di Dio illuminerà e dove le genti cammineranno nella sua luce. Gli uomini attendono dalle varie religioni la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana, che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell'uomo: la natura dell'uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l'origine e lo scopo del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l'ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, donde noi traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo.” | (NA 5) |