VENEZUELA: Tutta colpa di Chavez?

Publish date 31-08-2009

by sandro


 
 Sin da quando è iniziata, la crisi venezuelana si è posta sul crinale fra politica ed economia e si è prestata a differenti interpretazioni. Molti all'inizio hanno attribuito le colpe al governo Chavez, oggi, specie dopo il suo intervento a Porto Alegre, si vede nella sua persona l'unica possibilità di una qualche soluzione, ma… la realtà ci insegna che la vita non è mai tutta bianca o tutta nera.
…a cura di Claudia Graziano

Secondo un'analisi effettuata dall'economista venezuelano Miguel Ignacio Purroy, (professore dell' UCAB, Università Cattolica Andres Bello) emerge, in primo luogo, che periodi di recessione sono tutt'altro che una novità in Venezuela. Un Paese in cui tutta l'economia si regge unicamente sull'esportazione petrolifera. E' già successo 6 volte negli ultimi 25 anni, a intervelli sempre più brevi come dimostrano le crisi del 1996, del 99 ed ora di nuovo nel 2002. La crisi arriva sempre negli anni in cui diminuisce la produzione petrolifera: se il petrolio non va tutta l'economia venezuelana cede (il Venezuela è tra i primi produttori mondiali di petrolio).
Qualcuno si è abituato a questo saliscendi, sino a negarne la pericolosità: in fondo tutto quello che si innalza si abbassa, e tutto quello che si abbassa si rialzerà prima o poi. La storia dimostra che non è così. Nelle fasi di recessione l'economia ed il benessere sono in caduta libera, mentre l'ampliamento in fase di crescita è sempre più faticoso e non riesce mai ad oltrepassare un certo livello. Ne è prova il fatto che dal 1990 al 2002 la popolazione venezuelana sotto la soglia di povertà è passata dal 40% a quasi il 49%: l'unico andamento negativo di tutto il Sud America!
Questo è il panorama in cui si inserisce il governo Chavez, il quale certo non ha migliorato la situazione. I cittadini accusano l'amministrazione pubblica di essere inesistente di fronte a questa crisi. Gli scontri, sempre più frequenti e violenti, fra governo ed opposizione hanno ottenuto l'effetto di far fuggire i capitali… Tutto questo fa sì che la recessione di questi giorni sia ancor più grave delle precedenti.
Di fronte a questi fatti non ci si può non domandare quali sarebbero gli effetti di una caduta del governo. E' veramente un gesto indispensabile per uscire da questa crisi? I disordini di questi giorni danno sempre più l'impressione che l'inflazione e la disoccupazione siano usati come strumenti per far cadere il governo. Alcune scelte politiche hanno procurato a Chavez dei nemici. Ad esempio le leggi a favore della popolazione, come la "ley de tierras" che permette la confisca e l'assegnazione a piccoli contadini di latifondi non coltivati. Inoltre il Venezuela è sempre stato caratterizzato da divisioni, lo stesso Chavez nel 1992 aveva tentato un colpo di stato contro l'allora presidente Carlos Andres Perez.
 Quello che è certo è che nessuno sembra voler affrontare fino in fondo il problema centrale, quello che ogni governo negli ultimi 30 anni ha avuto davanti: tentare delle riforme che permettano all'economia venezuelana di essere più diversificata; riforme che garantiscano una maggiore stabilità finanziaria. Un Venezuela con o senza Chavez che non affronti questi nodi e che sia segnato da instabilità politica non potrà mai risolvere i suoi problemi.

E' ora che il paese punti sulla democrazia reale, sulla soluzione dei conflitti sociali, e prenda seriamente in mano la propria situazione economica, che sembra essere causa più che non conseguenza della crisi politica. Il Venezuela deve fare progetti a lungo termine e non smettere di lavorare neanche quando la crisi petrolifera sarà risolta, sennò, ancora una volta il benessere sarà effimero e sarà una breve parentesi prima della prossima crisi.

…a cura di Claudia Graziano







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