Ssst!

Publish date 30-01-2013

by Flaminia Morandi

di Flaminia Morandi - Educarsi a tacere per non lasciarsi drogare dal rumore.

Jef Aerosol, Il silenzioStai zitto! Fa’ silenzio!, dicevano un tempo i maestri di scuola. Adesso c’è chi neppure osa dire ai ragazzi di spegnere il telefonino in classe. Un tempo c’era anche il gioco del silenzio. Bisognava restare zitti e non reagire mentre gli altri cercavano in ogni modo di farti parlare. C’era incluso un insegnamento profondo, l’esercizio, la disciplina al silenzio interiore, cioè il governo degli istinti che ti spingono a reagire e a rispondere in modo impulsivo alle provocazioni infinite della vita.
Il rumore, sia esterno che interiore, è il sound track della nostra giornata, identificato con la vita, il movimento, l’attività, la compagnia degli uomini. Il suo contrario, il silenzio, fa paura, evoca l’angoscia del nulla, è parente della solitudine, della noia, del dolore. Roba da cui è meglio tenersi lontani. Vivere è produrre rumore; morire è silenzio.

Il rumore è una droga come un’altra. Serve a non pensare, a coprire quel richiamo sottile che viene da dentro, quella vocina da grillo parlante che con la sua disarmante debolezza tenta di spostare il focus del nostro interesse dal caos dei desideri a quella zona di silenzio che ci portiamo dentro, di cui solo a tratti percepiamo la pace. La coscienza, diceva Heidegger, parla solo e sempre nel modo del silenzio. Se vogliamo capire dobbiamo fare silenzio. Prima o poi il silenzio non sarà più un’esperienza di noia o di sforzo ma sarà attraversata da un’emozione, dalla rivelazione del senso. Della vita, di noi stessi, di un brandello di mondo, dell’altro.

Il mistero parla solo con la voce del silenzio. C’è una frase fulminante di Ignazio di Antiochia, un vescovo del II secolo martirizzato durante una persecuzione di Traiano. Uno, per dire il tipo, che prigioniero in viaggio verso Roma, scrive ai cristiani della città di non intercedere per evitargli il martirio: lui è pronto a diventare “frumento di Dio” sotto i denti delle belve. E scrive per riaffermare la fede per cui muore: “Vi è un solo Dio manifestato da Gesù, suo Figlio che è il suo Verbo uscito dal Silenzio”. La parola di Dio agli uomini è amore e comunione, ed è pronunciata dal silenzio.

Kico Arguelio, Maria del silenzioIl silenzio è lo stile della vita terrena di Gesù. Silenzio di sua Madre, che gli antichi pittori ritraevano fecondata dall’orecchio: solo il suo silenzio rende udibile l’annuncio del figlio. Silenzio di suo padre Giuseppe di cui non è riferita una sola parola. Silenzio della sua infanzia e adolescenza, silenzio del tempo vissuto nel deserto. Silenzio durante il processo che lo accusa, rinuncia ad ogni parola che può diventare, se pronunciata, un’accusa contro l’umanità che lo uccide e che Cristo è venuto a liberare da ogni accusa. Silenzio sulla croce, eccetto una parola estrema di affidamento.
La sua morte e la sua vita sono diventate ormai più eloquenti di ogni parola, e sono annuncio, nel silenzio, di resurrezione.


MINIMA – Rubrica di Nuovo Progetto

This website uses cookies. By using our website you consent to all cookies in accordance with our Cookie Policy. Click here for more info

Ok