Spese militari e commercio di armi

Publish date 26-01-2016

by Guido Morganti

di Guido Morganti - Dal “Sipri yearbook 2015” troviamo la conferma che le armi continuano a tirare sia nella spesa militare dei singoli Paesi che nel commercio.

Uno sguardo sulla spesa militare mondiale. Nel il 2014 supera milleseicento miliardi di euro, come a dire il 2,3% del pil mondiale, oltre 220 euro a persona. Il 50% in più rispetto vent’anni fa. Nota positiva: dal 2013 è lievemente diminuita (0,4%). Il rapporto evidenzia le difficoltà ad avere dati certi sulle spese militari e come la comunicazione dei dati all’Onu sia carente. “Nonostante negli anni ’90 e nei primi anni 2000 la disponibilità dei dati relativi alla spesa militare sia aumentata, questa tendenza ha subito un rallentamento negli ultimi 5-10 anni, in particolare in Africa e in Medio Oriente. L’analisi relativa alla disponibilità dei dati dimostra che la loro affidabilità è fortemente correlata al livello delle libertà civili e politiche, mentre la fragilità dello Stato è associata a una diminuzione sostanziale di disponibilità e qualità dei dati”.

Ed ancora: “Il rapporto sulle spese militari prodotto dalle Nazioni Unite è una fonte essenziale sulle spese militari. Tuttavia, nel 2014 il tasso di risposta degli Stati membri all’annuale richiesta di informazioni è diminuito, invertendo l’incremento del 2013. In generale, il tasso di risposta resta basso, circa il 25%. La sensibilità politica del tema potrebbe apparire la causa prima di mancata comunicazione, ma molti Stati rendono disponibili al pubblico i loro bilanci militari attraverso la rete. Allo stesso modo, il fatto che molti Paesi abbiano risposto almeno una volta dimostra che la capacità di riportare questi dati esiste, ma mancano le risorse o l’impegno politico a rispondere costantemente”.

Se diamo uno sguardo al commercio delle armi la stessa carenza si ha nella trasparenza nel trasferimento degli armamenti: “Come già i due anni precedenti, anche il 2014 è stato un anno deludente in termini di trasparenza nel trasferimento di armi: il numero di Stati che hanno comunicato importazioni ed esportazioni al Registro Onu sulle armi convenzionali è diminuito. Solo poco più di un quarto dei Paesi membri dell’Onu hanno risposto alla richiesta del Segretario Generale di riportare i dati principali su importazioni ed esportazioni. Nel 2009-13 diversi tra i dieci principali paesi esportatori (classificati come tali dal SIPRI) non hanno fornito all'Onu i dati con cadenza annuale e molti dei maggiori importatori sono stati assenti nell’intero quinquennio. La partecipazione di alcune regioni è stata costantemente bassa negli ultimi anni, soprattutto Africa e Medio Oriente”.

Riguardo al commercio mondiale di armi il rapporto del Sipri evidenzia che nel 2013 il valore totale è stato di almeno 5,5 miliardi di euro. In realtà, il valore effettivo è probabilmente maggiore. I primi cento produttori di armi e affini, esclusa la Cina, nel 2013 hanno fatti affari per 370 miliardi di euro. Tra le dieci maggiori imprese produttrici di armi ne troviamo sei con sede negli Stati Uniti, una nel Regno Unito, in Italia, in Francia e un consorzio europeo, la Finmeccanica è al nono posto. L’Italia inoltre risulta all’ottavo posto nella classifica come esportatore di armi.

"Armi leggere, guerre pesanti" è il titolo del rapporto 2015 dell’IRIAD, che analizza l’esportazione italiana di armi leggere, munizioni e esplosivi ad uso civile, per un giro di affari di poco meno di 453 milioni di euro, destinate per il 42% in Nordamerica, il 31% nei Paesi UE e l’8% in quelli europei non UE, e ancora l’8% in Africa e il 4% in Medio oriente.

Un altro dato interessante sull’Italia ce lo fornisce l’Istat. Nella scheda che riporta l'interscambio commerciale per attività economica, nella classe armi e munizioni si riscontra che le esportazioni nel 2014 ammontavano a 1.302 milioni di euro, con un incremento del 4,2% rispetto il 2013 e le importazioni a 276 milioni di euro con un incremento del 3,6% rispetto il 2013. Inoltre la percentuale dell’Italia sulle esportazioni mondiali di armi e munizioni nel 2014 è stata pari al 6,11%.

Le armi sono un affare, ma la speranza di un mondo senza armi non va in pensione.



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La campagna di speranza del Sermig

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