Parliamo, discutiamo!

Publish date 30-01-2013

by Flaminia Morandi

dialogo.jpgIn famiglia, in una coppia, fra amici se c’è un malinteso, se scoppia un conflitto, chi tiene davvero a un rapporto cerca di intervenire prima che il rancore corroda e si autoalimenti di pensieri tortuosi e nascosti. Allora dice: parliamone, discutiamo e troviamo insieme la soluzione.
La parola è il primo antidoto al veleno, il pronto soccorso del risentimento che può uccidere e disseccare anche una relazione antica e sincera. Parliamone, discutiamo e troviamo insieme la soluzione: è ciò che diciamo al Signore quando preghiamo.

La preghiera, dice Evagrio, è una conversazione con Dio senza nessun intermediario. Per questo Ignazio di Loyola consigliava di cominciare ogni preghiera con una domanda ben precisa e formulata, perfino scritta. Ogni dialogo per i cristiani è radicato nella preghiera, e ha la stessa struttura della preghiera.
Nella preghiera – e anche nel dialogo – ci sono due persone che si cercano e che decidono di incontrarsi. Ma come il dialogo, anche la preghiera può cominciare con una disparità di disposizione d’animo. Nella preghiera una Persona è sempre disponibile, sta alla porta e bussa; se qualcuno aprirà, volentieri entrerà e discorrerà con l’altra. Il cuore di Dio produce e genera la tenerezza e l’eros, dice Massimo il Confessore; lo stesso tipo di amore definito dal verbo greco con cui nell’ultimo capitolo di Giovanni Gesù chiede a Pietro: mi ami? Mentre il cuore dell’altro – l’uomo – è capace al massimo di amicizia, il verbo con cui Pietro rassicura Gesù: tu sai che ti sono amico.

bibbia.jpgDio però, proprio perché Amore, non può essere posseduto né diventare oggetto di conoscenza. Ogni concetto formato dall’intelletto nel tentativo di cogliere e discernere la natura divina, non arriva se non a forgiarsi un idolo, non a far conoscere Dio, dice Gregorio di Nissa. Solo lo stupore può circondare l’incircondabile potenza, spiega Massimo il Confessore: anche se l’infinito è qualcosa di Dio, Dio è ancora infinitamente al di là. Nel suo incessante dialogo con l’uomo, è proprio non lasciandosi afferrare che Dio lo lascia libero di credere o non credere, e gli insegna che questa libertà è l’amore vero. Anche nel dialogo nessuno può essere posseduto e giudicato ideologicamente, secondo categorie razionali. Solo chi ama conosce e comprende, perché solo chi ama fa vivere: come dice il poeta Ivanov, amo ergo tu es.

All’amore di Dio a volte l’uomo risponde, e non senza lotta. La parola ascesi significa esercizio, combattimento; anche per i musulmani la jihad è la lotta interiore che si combatte nel campo del cuore. Pregare è frutto di una ascesi. Nessun dialogo è riposante e impone la conoscenza degli ostacoli che possono comprometterlo: le due passioni madri, una della sfera irrazionale, l’ingordigia, il volere tutto per sé, il possesso rapace degli altri e delle cose, l’altra della sfera razionale, l’orgoglio. In origine messe nel cuore dell’uomo sotto forma delle energie naturali della vitalità e dell’amore, degenerate in energie distruttrici, alleate nella perversa appropriazione di tutto l’essere intorno all’ego; philautìa, la chiama con un’unica parola Massimo il Confessore, aggiungendo: chi ha la philautìa ha tutte le passioni. E riflette: la causa di questa deviazione è la paura nascosta della morte. La paura di morire – nella nostra identità, storia, cultura – ostacola gravemente il dialogo, e anche la preghiera: prega solo chi consegna veramente a Dio la propria vita e gli affetti, chi accetta di non avere niente da perdere perché tutto è già di Dio.

tiberiade.jpgDialogare infine è immedesimarsi con l’altro. Dio che si nasconde e non si lascia afferrare dall’uomo, nello stesso tempo s’immedesima con lui e con la sua condizione di sofferenza e di perenne mancanza per liberare il suo desiderio impigliato nella molteplicità dei bisogni, vincere la separazione e la morte, includerlo nella sua vita e farlo decollare dal mondo. Nella preghiera, come nel dialogo, c’è un movimento circolare: Dio insegue l’uomo per amore, l’uomo cerca Dio perché ne ha bisogno. Quando l’incontro avviene, esso diventa una collaborazione, e per l’uomo questa collaborazione è la salvezza. Nel dialogo, la collaborazione è per entrambi profezia di salvezza.


Flaminia Morandi
NP ottobre 2004

This website uses cookies. By using our website you consent to all cookies in accordance with our Cookie Policy. Click here for more info

Ok